Ora il Movimento dia risposte nell’interesse suo e del Paese
Sembra una specie di pozzo senza fondo la vicenda, ormai quasi una telenovela, che ruota attorno a Virginia Raggi e ai suoi quattro amici che più che al bar stavano in Campidoglio. Come sempre qui non si pronunciano sentenze a mezzo stampa, ma ci si limita a fare analisi politiche. E quelle sono abbastanza inquietanti.
Sempre più infatti c’è da chiedersi come mai in un movimento che si proclamava rigorista e puritano, diverso da tutte le forze politiche in campo, è riuscito ad entrare un gruppo di persone che evidentemente perseguiva una politica che era assolutamente quella di vecchio stampo che i grillini condannavano ad ogni occasione.
Per quel che risulta, non si tratta infatti della «deviazione» di qualche iscritto che, per dirla con vecchie parole, ha perso la fede per strada. Sembra si tratti piuttosto di un gruppetto che ha pianificato la conquista di posizioni intuendo che i pentastellati erano la forza destinata a vincere (e fin qui non ci voleva grande capacità di analisi) e sapendo che erano assolutamente permeabili e privi della capacità di contrastare quel tipo di piani. Perché la realtà è che a scoperchiare il pozzo dei vizi non è stata la capacità di controllo dei vertici del movimento, ma il combinarsi di inchieste giornalistiche e di interventi della magistratura inquirente.
Si potrebbe obiettare che qualche esponente del M5S qualche allarme aveva cercato di suscitarlo, ma era stato prontamente stroncato da un sistema in cui, spiace rilevarlo, il duce e i suoi ducetti devono sempre avere ragione. Ciò complica il quadro, perché non stiamo parlando di un partitino di relativa rilevanza, ma di una forza che sfiora il terzo dei consensi politici espressi.
Si deve certo tenere conto del fatto che stiamo parlando del Comune di Roma, cioè di una macchina usurata da lunghi periodi in cui l’etica pubblica (mettiamola pudicamente così) era andata più che affievolendosi. Di storie sulla corruzione romana, su un intreccio di favoritismi e su un degrado che aveva creato un dedalo di feudi in cui la stessa politica faceva fatica ad orientarsi a meno di non voler essere connivente, siamo stati tempestati per decenni, a volte con pubbliche denuncie sui media, a volte più semplicemente dalla vox populi che risuonava alle orecchie di chiunque arrivasse a Roma. Erano cose non solo note, ma denunciate fra gli altri dagli stessi Cinque Stelle che si erano candidati a mettere le cose a posto.
Come è successo dunque che per quel compito che chiunque definiva arduo non abbiano approntato una squadra all’altezza, non si siano preparati in maniera adeguata, perché non ci voleva uno sforzo di immaginazione per prevedere che quel sistema degradato avrebbe fatto di tutto per difendersi?
Come è successo che in un movimento che si faceva e si fa vanto di chiedere ai suoi parlamentari di ridurre significativamente i loro emolumenti e di rendicontare tutto, non ci siano state difese contro l’infiltrazione di personaggi che avevano assai concreti obiettivi di arricchimento personale utilizzando per la carica più delicata della amministrazione romana una persona che nel migliore dei casi è una sprovveduta?
Si attendono risposte nell’interesse dello stesso Movimento e anche soprattutto del paese. Non saranno infatti i guai della Raggi a depotenziare significativamente M5S e dunque è interesse di tutti che quel movimento tragga da questa vicenda un insegnamento decisivo per capire che andare al governo è una faccenda seria, anzi molto, molto seria.