Potenziali inciampi, tecnicismi e conti aperti
Il Governo Renzi, che ha costruito l’ultima architettura dell’operazione Ilva, è caduto. La bomba Trump promette di esplodere, a colpi di dazi, sulla siderurgia europea. A Taranto,l’azienda ha chiesto la cassintegrazione per 4.984 dipendenti. Speriamo bene. L’ipotizzato slittamento nella presentazione delle offerte definitive rappresenta un passaggio tecnico? Oppure rivela un potenziale fattore di criticità? Di certo, un caso come quello dell’Ilva, che in molti passaggi avrebbe potuto implodere aggiungendo disastro a disastro, è stato inchiavardato in una procedura amministrativa che ha di volta in volta evitato l’inciampo al gigante con i piedi di argilla, risparmiando all’impresa e al Paese una doppia caduta. L’abbiamo pagata cara, perché il conto finanziario finale sarà rovinoso. Ma poteva andare peggio. Adesso, mentre intorno tutto cambia – dalle mappe della siderurgia mondiale in via di rimodulazione per il combinato disposto della Cina e degli Stati Uniti all’instabilità del quadro politico sancita dalla crisi del renzismo – questa procedura ha costituito il canale – rigido e coeso - che ha contenuto il flusso delle vicende dell’Ilva. Il punto è verificare se questa rigidità, a cui peraltro è stato in parte ovviato non fissando un termine improcrastinabile per la presentazione dell’offerta economica, non possa in qualche maniera “intimidire” quanti sono interessati a rilevare l’acciaieria. Soprattutto in uno schema rigido, che di fatto prevede una offerta formalizzata la più comparabile possibile fra le due cordate. Per garantire la raffrontabilità, è chiaro che in essa il vero elemento di distinzione – per i due soggetti in campo – sarà quello economico. È inutile girarci intorno. Soddisfatte le richieste del piano ambientale, il problema è appunto quanti soldi – a parità della conservazione del perimetro occupazionale – le cordate tireranno fuori. Gli impianti di Taranto sono buoni, ma il revamping e le manutenzioni straordinarie richiedono l’impiego di non poche risorse. Il circolante – fra materie prime, semiprodotti e prodotti finiti in magazzino – ha invece un valore in sé e per sé per gli acquirenti. I quali non possono non riconoscere un valore strategico all’acquisizione del maggior impianto siderurgico europeo a ciclo integrale. È vero che ci sono i cinesi. È vero che, adesso, c’è pure Trump. Il Governo, però, si aspetta che le cordate paghino. Vediamo che cosa succederà. Se non fra pochi giorni, fra qualche settimana.