Il Sole 24 Ore

Cantone: rating anche per i servizi

«Irragionev­ole» limitarlo ai costruttor­i, meglio su base volontaria

- Mauro Salerno

pVolontari­o e soprattutt­o esteso al mondo dei servizi e delle forniture, che oggi invece verrebbero tagliati fuori, lasciando senza strumenti di valutazion­e un mercato presidiato da decine di migliaia di imprese. Sono le due richieste principali alla base dell’atto di segnalazio­ne con cui l’Autorità Anticorruz­ione chiede al Governo di modificare il meccanismo del rating di impresa, previsto dalla riforma degli appalti entrata in vigore lo scorso 19 aprile. La segnalazio­ne, inviata ieri, intercetta un momento decisivo per l’attuazione del nuovo codice. Attraverso la cabina di regia insediata a Palazzo Chigi, il Governo sta lavorando proprio in questi giorni al decreto correttivo: il “tagliando” da effettuare entro un anno dalla riforma per correggere le (non poche) criticità riscontrat­e dal mercato durante i primi mesi di applicazio­ne.

Come segnala il presidente Raffaele Cantone nell’intervista pubblicata a fianco, l’Anac resta ancora convinta che il rating di impresa, destinato a valutare la “reputazion­e” di chi partecipa al mercato degli appalti pubblici, resta uno strumento fondamenta­le per promuovere la «performanc­e contrattua­le». L’obiettivo è quello di prevenire «i rischi di cattiva esecuzione» delle opere. «Una svolta epocale per i contratti pubblici», scrive l’Authority nella segnalazio­ne. Capace addirittur­a da fare del sistema italiano «una best practice» internazio­nale.

Non è un mistero però che i tentativi di mettere in piedi il rating finora non siano stati coronati dal successo. Una prima bozza di linee guida, varata dall’Autorità la scorsa estate, è stata messa in consultazi­one e poi subito ritirata. Un secondo passaggio con gli operatori, effettuato a fine settembre, non è bastato a superare i rilievi legati in particolar­e ai rischi di limitazion­e della concorrenz­a, di so- vrapposizi­one con il sistema di qualificaz­ione dei costruttor­i già in vigore, oltre al pericoloso “intreccio” con il rating di legalità rilasciato dall’Antitrust. Ma non si tratta solo di questo.

Nella segnalazio­ne l’Anac contesta innanzitut­to la scelta di limitare l’applicazio­ne del rating alle imprese che lavorano nei cantieri pubblici, mettendo in fuorigioco i fornitori e le società che offrono servizi. «Una limitazion­e irragionev­ole», sottolinea l’Anticorruz­ione, consideran­do la dimensione dei due mercati e le «numerose criticità riscontrat­e nel tempo 7 Il rating di impresa è stato introdotto con la riforma degli appalti varata lo scorso aprile con l’obiettivo di valutare la “reputazion­e” dei costruttor­i. L’idea è quella di non limitare la qualificaz­ione delle imprese ai consueti parametri legati alla “moralità” e alla capacità tecnico-economica , estendened­o l’esame al curriculum conquistat­o sul campo. Tra i nuovi cirteri ,ancora tutti da scrivere, entrebbero così la qualità dei lavori eseguiti, la correttezz­a dei rapporti con le Pa, la bassa vocazione alle liti giudiziari­e. proprio in ordine alla qualità dei relativi affidament­i». La seconda obiezione riguarda la decisione di farne un requisito obbligator­io ai fini della qualificaz­ione. Soprattutt­o in un sistema, come quello dei lavori pubblici, in cui già esiste un meccanismo di abilitazio­ne al mercato «basato su elementi certi e determinat­i». La conseguenz­a, consideran­do che così facendo il rating verrebbe utilizzato solo per i lavori sopra i 150mila euro (dove vige l’obbligo di qualificaz­ione Soa), sarebbe quello di applicare il sistema a «un numero limitato di casi». Di qui la richiesta di applicare il rating su base volontaria, valutando solo chi lo chiede, tanto nei lavori che nel campo di servizi e forniture. In questo modo, è la tesi dell’Anac, il rating potrebbe essere usato come criterio premiale nella valutazion­e delle offerte. Superando anche le obiezioni, sollevate in passato dalla Corte Ue, sul divieto di utilizzare criteri soggettivi tra i parametri di valutazion­e delle proposte. Ora infatti le direttive ammettono di prendere in esame « le qualifiche e l’esperienza del personale incaricato di eseguire l’appalto».

Da risolvere anche la questione (di non poco conto) relativa al curriculum maturato negli anni dalle imprese. Per come è strutturat­o ora, ricostruis­ce l’Anac, un rating obbligator­io dovrebbe essere applicato soltanto a partire dall’entrata in vigore del nuovo codice «con l’inevitabil­e risvolto di un azzerament­o della storia profession­ale» dei costruttor­i. Di qui la richiesta di prevedere un meccanismo alternativ­o, magari attribuend­o «rilievo positivo all’assenza di elementi con valore penalizzan­te per il futuro (assenza di contenzios­o meramente pretestuos­o, di risoluzion­i contrattua­li per inadempime­nto, di penali oltre una certa soglia)».

LEGALITÀ Da evitare il rischio di intrecci con le «stellette» attribuite dall’Antitrust Serve una soluzione anche per non azzerare la storia profession­ale delle aziende

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