Comoli Ferrari garantisce le Pmi
PIEMONTE Il gruppo novarese supporta circa ventimila clienti con problemi di accesso al credito
p «Noi serviamo circa 40mila clienti all’anno, dagli impiantisti alle industrie. Con 2.500 di questi realizziamo circa il 70% del fatturato e si tratta di partner generalmente molto strutturati. In molti altri casi, invece, la situazione è diversa: abbiamo affidamenti su circa 20mila clienti».
A parlare è Paolo Ferrari, amministratore delegato del gruppo novarese Comoli Ferrari – 375 milioni di euro di fatturato, un migliaio di dipendenti, presente in tutto il nord e centro Italia con 114 filiali nell’ambito della distribuzione di materiale elettrico e della domotica – che rappresenta in questi anni di crisi il “salvagente” per un’enorme platea di Pmi alle prese con problemi di pagamenti, liquidità e accesso al credito ancora complesso.
Questa forma di “solidarietà di filiera” si concretizza in vari modi: dal finanziamento diretto –basato su criteri qualitativi stringenti ma frutto anche di valutazioni che possono andare oltre i puri numeri di bilancio – fino ai tempi di pagamenti di clienti e fornitori. Un aspetto non secondario in un contesto in cui i tempi di pagamento, pur riducen- dosi, registrano ancora mediamente 14 giorni di ritardo, con punte di 28 in Sicilia, 27,5 nel Lazio e 24 in Emilia Romagna( dati Cerved). «Noi paghiamo i nostri fornitori a 40 giorni e incassiamo a 150». Così l’azienda consente ai propri interlocutori di ridurre se non di annullare la forbice tra bonifici e incassi che negli anni ha messo in crisi migliaia di realtà.
Ora la fase è particolarmente delicata. Da un lato per l’occasionede- gli incentivi in chiave Industria 4.0, con la possibilità di svecchiare un parco macchinari «che per l’80% delle aziende italiane è ormai vecchio e da sostituire» ricorda Paolo Ferrari, citando una recente indagine di Ucimu, l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot. Dall’altro per la necessità delle imprese di accedere al credito per finanziare quegli stessi investimenti sostenuti dal superammortamento e fondamentali alla competitività. «Purtroppo – dice l’ad del gruppo novarese – l’accesso al credito è più complesso proprio per le realtà medio-piccole, che ne hanno più bisogno. Per questo le abbiamo da sempre sostenute anche su questo fronte». Il ruolo della Comoli Ferrari si traduce sia in una forma di “tutoraggio” per le imprese che vogliono innovare ma hanno difficoltà a ottenere finanziamenti dalle banche, sia in “garanzia” e supporto nel rapporto tra imprese e istituti di credito. E, come detto, «in moltissimi casi in forme di vero e proprio finanziamento, diretto o indiretto» afferma Ferrari.
L’azienda nel frattempo ha concluso l’acquisizione del gruppo Mauri – fatturato di 90 milioni e 26 filiali in Emilia Romagna e nell’est Lombardia, oltre a 280 dipendenti – arrivando così a coprire con la propria rete il nord e il centro Italia. Comoli Ferrari ha «ripulito il fatturato di 10 milioni di crediti inesigibili e il 2016 si chiude in consolidamento rispetto al 2015» spiega l’ad, che resta cauto sulle prospettive dell’economia: «Il trend delle insolvenze sta migliorando: passiamo dal 20% di tre anni fa al 12% di oggi. Dal punto di vista del mercato, però, prevediamo crescite minime. Tuttavia, i prodotti altamente specializzati e le nuove tecnologie sono in forte crescita: gli effetti li vedremo nella seconda parte dell’anno. Al contrario, le costruzioni ancora non danno segni di ripartenzaa».
INTERVENTO STRATEGICO L’ad Paolo Ferrari: abbiamo da sempre cercato di sostenere i nostri clienti e i fornitori anche nel rapporto non sempre facile con le banche