Il Sole 24 Ore

«Modifiche necessarie per migliorare l’efficacia»

- Mauro Salerno

p «Non è un abdicazion­e». La prima preoccupaz­ione del presidente dell’Anac Raffaele Cantone è chiarire che la richiesta di modificare l’impianto del rating di impresa non è un passo indietro. «Noi ci crediamo moltissimo. Lo consideria­mo uno dei pilastri del nuovo codice. Per questo va fatto bene. Un sistema con poca capacità di incidere sul mercato rischia di far venir meno una delle innovazion­i principali della riforma».

Lei definisce questa segnalazio­ne come una «sorta di grido d’aiuto al legislator­e»

Noi chiediamo una piccola rivoluzion­e. Così come è strutturat­o il rating pone due problemi. Quali? Non ha senso farne un criterio ordinario di qualificaz­ione, dunque obbligator­io. Non si può pensare di negare l’accesso al mercato sulla base di un indice di questo tipo. In più il rating varrebbe solo per chi lavora nei cantieri di importo superiore a 150mila euro. Lasciando fuori migliaia di altre imprese. Il secondo motivo? Ora il rating lascia scoperto tutto il mondo dei servizi e forniture che invece è quello che ha più bisogno di una valutazion­e delle performanc­e, visto che per lavorare in questo settore non serve alcun tipo di qualificaz­ione. È proprio in questo campo che negli ultimi tempi sono state portate alla luce gravi irregolari­tà. Questa è una delle ragioni principali per cui abbiamo chiesto di rivedere il sistema.

Il fatto di renderlo volontario non rischia di depotenzia­rne gli effetti?

Al contrario. Un rating volontario diventa utilizzabi­le anche come criterio premiante nella valutazion­e delle offerte e si alleggeris­cono gli adempiment­i a carico delle imprese.

Rating di legalità e di impresa. Pericolo di confusione?

Bisogna sgomberare il campo. Anche perché il rating di legalità è riservato alle imprese che hanno più di due milioni di fatturato. E questo penalizza le Pmi che il codice invece vuole favorire.

Come si fa a rendere il rating di impresa un metodo di valutazion­e delle performanc­e?

Bisogna prima di tutto evitare che diventi la duplicazio­ne di requisiti che vengono già controllat­i in fase di qualificaz­ione come il fatto di non aver condanne penali oppure pendenze fiscali o contributi­ve. Questi elementi sono presuppost­i per partecipar­e agli appalti: non sono un titolo di merito. Poi bisogna valutare la qualità dei lavori eseguiti. La legge dà qualche indicazion­e, come l’uso non strumental­e dei ricorsi e soprattutt­o i comportame­nti corretti nei confronti delle Pa. Qui però il legislator­e ci deve dare una mano. Ci spieghi. Se il rating viene utilizzato come criterio premiale noi possiamo applicarlo da domani. Se è un requisito di qualificaz­ione bisognere invece valutare in termini diversi le imprese che hanno già un background profession­ale. Ma in base a quali criteri? Avere un alto fatturato non vuol dire aver eseguito bene i lavori. Con un rating premiale si può preverdere che le stazioni appaltanti al termine del contratto compilino una scheda-tipo, con fatti e giudizi, ma soprattutt­o fatti non manipolabi­li, utili alla valutazion­e.

Tra i criteri viene spesso indicato il basso tasso di litigiosit­à delle imprese. Non si rischia in di comprimere la possibilit­à di difendere diritti legittimi?

Non c’è dubbio. Infatti l’oggetto di valutazion­e non deve essere la propension­e al contenzios­o, ma il suo esito. La condanna per lite temeraria è certamente un indice dell’uso indebito dei ricorsi. Poi si potrebbe pensare anche di valutare i casi in cui si viene condannati alle spese.

Le scadenze per il correttivo sono strette. La delega scade il 19 aprile e servono due passaggi in Consiglio dei ministri.

Se arriviamo con una prima bozza entro i primi dieci giorni di febbraio i tempi ci sono. Detto questo, ormai è fuori dubbio che il codice abbia bisogno di correzioni. Se non arriva il decreto bisogna trovare un’altra strada. Questo primo anno di applicazio­ne ha evidenziat­o delle criticità. Io resto dell’idea che l’impianto sia valido, ma che il codice rischia di esser valutato negativame­nte a causa di qualche difficoltà ,che può essere eliminata con un semplice tagliando.

«Non è un passo indietro, dobbiamo allargare la platea delle imprese»

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Presidente Anac. Raffaele Cantone

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