«Bene il percorso delle riforme»
Macro e Fx strategist mercati emergenti Union Bancaire Privée
La recente frenata non deve preoccupare: l’India resta un «punto luminoso» nell’economia mondiale, come la definì l’Fmi già a marzo del 2015. Ne è convinto Koon Chow, Macro e Fx strategist sui mercati emergenti della svizzera Union Bancaire Privée. Il rallentamento della crescita è dovuto alle demonetizzazione lanciata tre mesi fa dal Governo, che ha deciso di ritirare dalla circolazione le vecchie banconote da 500 e 1.000 rupie.
Che effetti produce questa operazione?
Ha indebolito i consumi e il mercato immobiliare, che in India si basa su transazioni in contanti. Ma sarà un impatto di breve termine e nel lungo periodo potrebbe portare benefici, perché ha spinto molte persone in banca, per consegnare le banco- note, e queste persone ora potrebbero cominciare a chiedere prestiti. Uno dei problemi delle banche indiane è che prestano quasi solo a grandi gruppi e società pubbliche. Ora potrebbero ampliare la clientela, con una spinta al credito al consumo. L’India comunque resterà una storia positiva almeno per i prossimi 1-2 anni, perché ad aiutarla ci sono la demografia e le riforme.
Che giudizio dà a quelle varate finora dal Governo Modi?
Direi tra buono e molto buono. I tagli ai sussidi sui carburanti, a inizio mandato, hanno permesso di usare in modo più intelligente soldi pubblici che venivano dati a persone che magari non ne avevano neanche bisogno. Altra riforma importante è stata quella dei fallimenti. Le precedenti norme erano tutte dalla parte del debitore e rendevano lento e incerto il recupero dei crediti. Perciò le banche preferivano prestare a imprese pubbliche, magari pessime, piuttosto che al settore privato, sapendo che alla fine lo Stato paga comunque. Inoltre, a fine 2016, sono state poste le basi per la nuova imposta nazionale sulla vendita di beni e servizi (analoga all’Iva, ndr), che sostituirà quelle locali, aumentando l’efficienza del sistema. Ci sono poi aspetti negativi: Modi è un populista e ha fatto sì che l’ex-governatore della Banca centrale, Raghuram Rajan, uno dei migliori al mondo, lasciasse l’incarico, non difendendolo dagli attacchi dei politici più radicali del proprio partito. Questo è stato stupido.
Il settore bancario è inefficiente e carico di sofferenze.
Già. E il Governo dovrebbe tirare la cinghia e dire alle banche di arrangiarsi. I crediti tossici andrebbero messi in un veicolo sta- tale e i bilanci delle banche ripianati con emissioni di bond pubblici. Al tempo stesso, le regole andrebbero inasprite per evitare che la situazione si ripeta. Ma servirebbe un regolatore molto forte, e con quello che è successo con Rajan non è chiaro se la Banca centrale sia davvero forte. E poi, l’India non ha i margini di finanza pubblica per ricapitalizzare gli istituti. Vedremo invece un risanamento molto lento del sistema bancario, che non sarà in grado di sostenere la crescita, ma nemmeno imploderà.
Modi vuol fare dell’India un hub globale della manifattura. Con il mondo che si restringe a causa del protezionismo, è la scelta giusta?
Sì, è la cosa da fare. Anche se il momento è pessimo. Il manifatturiero è il settore con i più alti tassi di crescita di produttività e occupazione. Per sua fortuna, l’India può contare su un mercato interno enorme.