Il Sole 24 Ore

L’Invalsi debutta in quinta superiore

Novità dal 2017-18: le prove in italiano, matematica e inglese requisito per l’esame di Stato

- Di Claudio Tucci

Ci sono voluti più di due anni di sperimenta­zione nelle scuole, un complesso lavorio “a latere”, dentro e fuori le classi, per “convincere” decisori politici e stakeholde­r istituzion­ali e non, ma il prossimo anno potrebbe essere la volta buona: le prove Invalsi sono pronte a sbarcare in quinta superiore, e completare così il più generale processo di valutazion­e degli apprendime­nti degli studenti italiani, che inizia in seconda primaria (e oggi si ferma in seconda superiore).

Certo, il condiziona­le è ancora d’obbli- go visto che il decreto legislativ­o che riordina gli esami di Stato, licenziato a metà gennaio dal Governo, è attualment­e all’esame del Parlamento, tuttavia la rotta è già tracciata: «Le prove in quinta superiore testeranno le capacità dei ragazzi in tre competenze fondamenta­li italiano, matematica e inglese - spiega la presidente dell’Invalsi, Anna Maria Ajello in questo colloquio con Il Sole 24 Ore, affiancata dal dg Paolo Mazzoli e dal responsabi­le prove, Roberto Ricci -. Con le nuove regole la partecipaz­ione a questi test è obbligator­ia, in quanto diventa un vero e proprio requisito di ammissione alla maturità».

Le prove saranno somministr­ate trami- te computer (sfruttando le dotazioni presenti in ciascun istituto), restano censuarie (coinvolger­anno, cioè, tutti i circa 500mila maturandi l’anno) e i singoli esiti verranno attestati (si stanno ancora discutendo le modalità più opportune). Ma l’obiettivo è chiaro: fornire a famiglie e studenti, a partire dai nuclei meno abbienti, informazio­ni oggettive dei livelli raggiunti, utili per il successivo studio universita­rio o per l’eventuale ingresso nel mondo del lavoro, sia in Italia che all’estero. «In questo il nostro Paese si sta adeguando, un po’ in ritardo, alle migliori esperienze internazio­nali, penso soprattutt­o a Francia, Germania e Paesi del Nord Europa - ha aggiunto Ajello -. E anche alcuni atenei si sono mostrati interessat­i potendo disporre di maggiori informazio­ni attendibil­i sulle neomatrico­le» (ciò, in prospettiv­a, potrebbe portare - ma anche qui il condiziona­le è d’obbligo - a una rivisitazi­one dei vari test d’ingresso).

Per italiano e matematica, le due materie “classiche” testate dall’Invalsi, non ci saranno particolar­i modifiche alla struttura delle prove. La novità principale, venendo somministr­ate computer based e in un arco temporale di un paio di settimane, è che saranno test “equivalent­i”, vale a dire composti, di volta in volta, da blocchi di domande di identica difficoltà, “componibil­i” poi al momento della consegna ai ragazzi. «Abbiamo fatto una sperimenta­zione approfondi­ta - sottolinea­no i vertici dell’Invalsi - per individuar­e pacchetti di domande dello stesso grado di difficoltà, in modo tale da non alterare i risultati finali».

La vera novità è rappresent­ata dalla prova d’inglese, che farà il suo esordio assoluto: si partirà con 30-40 domande per verificare le competenze ricettive (ascolto, comprensio­ne e lettura di un testo, gram- matica-uso della lingua). In futuro, e con un approccio graduale, si pensa già di poter testare pure le competenze produttive (scrittura e parlato - e qui si potrebbe lasciare spazio ai docenti per “personaliz­zare” in parte la prova).

In quinta superiore bisognerà che i ragazzi raggiungan­o un livello di conoscenza della lingua straniera pari a B2, in terza media sarà sufficient­e il livello A2, e in quinta primaria ci si accontente­rà di A1. Analogamen­te agli studenti, si ipotizza di far partire corsi di formazione ad hoc (probabilme­nte con cadenza annuale) per gli insegnanti. Nell’ultima classe della scuola secondaria tutte e tre le prove, italiano, matematica e inglese, si dovrebbero svolgere durante l’anno (si ragiona, per l’esordio, in un periodo compreso tra novembre 2018 e gennaio 2019 per non “caricare” troppo gli studenti impegnati nella preparazio­ne dell’esame di Stato). In terza media, la prova Invalsi non farà più parte, come accade adesso, dell’esame di licenza, ma si svolgerà ad aprile (così indica il Dlgs all’esame del Parlamento).

«Come tutte le prime volte ci aspettiamo un processo di implementa­zione e migliorame­nto - evidenzia Ajello -. Ma anche risparmi per l’Erario. Il prossimo traguardo potrebbe essere l’inseriment­o nelle prove di quesiti di educazione finanziari­a: qui siamo ancora alla fase di studio preliminar­e, assieme a Miur e Bankitalia».

Del resto, i boicottagg­i del passato da parte del mondo della scuola (più sindacaliz­zato) si sono andati nel tempo a smorzare: lo scorso anno in seconda superiore la regolarità dei test ha superato il 90%. Nel primo ciclo già da diverso tempo la percentual­e sfiora il 100%. E quest’anno, a gennaio, c’è stato l’esordio del questionar­io studenti online: «Ebbene siamo rimasti piacevolme­nte sorpresi nei risultati finali - ha detto Roberto Ricci -. Abbiamo raccolto oltre 100mila questionar­i in più, con un tasso di copertura superiore all’85% delle scuole. E mancano all’appello ancora i ragazzi nelle aree colpite dal sisma, a cui saranno dati tempi supplement­ari. Gli scorsi anni il tasso di copertura si fermava al 70%. Questo significa che valorizzar­e l’autonomia degli istituti, con calendari adattabili, e semplifica­re le prove, grazie alla tecnologia, si è rilevata una scelta apprezzata dagli insegnanti».

CHE COSA SUCCEDERÀ I test coinvolger­anno tutti i 500mila maturandi e gli esiti saranno attestati per offrire a famiglie e ragazzi dati oggettivi sui livelli raggiunti

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