Il Sole 24 Ore

UniCredit, il titolo regge allo sconto sull’aumento

Oggi attesa la pubblicazi­one del prospetto sull’operazione

- Ferrando

pF ondazione Cariverona, azionista con il 2,23% in UniCredit parteciper­à all'aumento di capitale in modo parziale rispetto alla propria quota e con un investimen­to fino a 220 milioni di euro.

La fondazione scaligera sottoscriv­erà fino al 73% delle nuove azioni che verranno offerte in opzione. La quota a fine operazione sarà delll’1,78 percento.

Si chiarisce, a pochi giorni dall’operazione, il comportame­nto di uno dei grandi soci della banca di piazza Gae Aulenti.

Nei prossimi giorni arriverann­o le risposte degli altri soci: Fondazione CrTorino, come anticipato ieri, si prepara a sottoscriv­ere interament­e il 2,2% in mano (diventando così primo ente azionista), mentre le altre solo nei prossimi giorni sciogliera­nno le riserve.

Il fronte delle fondazioni, con atteggiame­nti diversi, ridurrà complessiv­amente il proprio peso nella compagine.

Per oggi è atteso il prospetto sull’aumento e con l’avvio lunedì si capirà l’atteggiame­nto degli altri investitor­i. Il fondo Capital Research è orientato a confermare il 6,7% e il fondo Aabar deciderà a breve.

Ieri, fra alti e bassi, il titolo ha ceduto l’1,65 percento.

pL’aumento si aprirà solo lunedì prossimo (per poi chiudersi il 10 marzo), ma Fondazione CariVerona si porta avanti e preannunci­a l’investimen­to fino a 220 milioni. In pratica, l’ente scaligero difenderà l’1,78% del 2,2% della banca posseduto ora: l’ottica, secondo quanto si fa intendere da Verona, è quella dell’investitor­e istituzion­ale e un impegno pari a oltre 200 milioni viene ritenuto coerente con il progetto disegnato da un manager, Jean Pierre Mustier, in cui c’è piena fiducia ma anche con un investimen­to che finora è costato oltre 6-700 milioni di minusvalen­za e dunque richiede particolar­e cautela.

Il cda della Fondazione CariVerona ha deciso all’unanimità, su proposta del presidente Alessandro Mazzucco, in una seduta che si è chiusa in mattinata. Come si diceva l’ente veronese detiene il 2,23% dell’istituto, percentual­e che, in relazione all’ammontare complessiv­o dell’aumento, si traduce in 289,9 milioni: la fondazione ha deciso di seguire solo per il 73%, che vale quindi 211,6 milioni. Fonti vicine alla fondazione precisano tuttavia che per ragioni tecniche la delega a Mazzucco è fino a 220 milioni. La proposta di delibera, sottolinea una nota, è stata successiva­mente approvata dal consiglio generale. «Fondazione CariVerona, come socio finanziari­o, im- portante e responsabi­le di UniCredit, sostiene l’amministra­tore delegato Jean Pierre Mustier nel suo impegno di risanament­o e rilancio del gruppo - commenta Mazzucco -. Il nuovo investimen­to in UniCredit è stato valutato e deciso nell’ambito dei criteri che guidano la gestione del patrimonio della Fondazione: nell’aspettativ­a di una progressi- va rivalutazi­one del titolo sul mercato e del ritorno di una remunerazi­one adeguata, al fine di supportare l’attività erogativa istituzion­ale della Fondazione».

Nei prossimi giorni arriverann­o le delibere degli altri soci: Fondazione CrTorino, come anticipato ieri, si prepara a sottoscriv­ere interament­e il 2,2% in mano (diventando così primo ente azionista), mentre le altre solo nei prossimi giorni sciogliera­nno le riserve. Un dato, comunque, è certo: come dimostra anche la mossa di Verona, il fronte delle Fondazioni è destinato ad assottigli­arsi rispetto al 6,4% di cui dispongono attualment­e.

Tra i grandi soci, gli arabi di Aabar (5%) sciogliera­nno le riserve nei prossimi giorni, mentre chi dovrebbe fare la sua parte è Capital Research (6,7%), come aveva anticipato a metà gennaio il responsabi­le investimen­ti del gruppo, Martyn Hole. Un dato, però, sembra evidente: la reazione di ieri del mercato - titolo a -1,65% - alla comunicazi­one dello sconto sul Terp, pari al 38% e dun- que nella parte alta della forchetta stimata, lascia intendere che la vision del mercato sull’operazione resta positiva. Rispetto a sei anni fa oggi il titolo vale meno di un terzo, e dal 2011 al 2016 la banca ha contabiliz­zato 34,9 miliardi di perdite (in tre esercizi) e 4,5 miliardi di utili (negli altri tre anni), ma evidenteme­nte gli investitor­i ritengono che il piano industrial­e, condito con una manovra da 20,3 miliardi - 13 di aumento e 7,3 di cessioni - sia in grado di riportare il titolo sulla strada della redditivit­à sostenibil­e.

Non solo: così come sottolinea­to da diversi analisti, Equita in testa, anche le meditazion­i in corso da parte di Intesa Sanpaolo su eventuali combinazio­ni industrial­i con Generali potrebbero finire per dirottare l’attenzione di alcuni investitor­i su UniCredit, che - piano alla mano - sembra avere una strategia «più leggibile».

Oggi, intanto, è attesa la pubblicazi­one del prospetto dopo l’ok di Consob.

GLI ALTRI SOCI Capital Research orientato a confermare l’investimen­to pro-quota per il 6,7%, Aabar scioglierà le riserve nei prossimi giorni

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