Il Sole 24 Ore

Riparte il lavoro Usa Wall Street ai massimi

Trump smonta la riforma finanziari­a di Obama

- Marco Valsania

pL’economia Usa ha creato in gennaio 227mila posti, sopra le attese. Il dato ha spinto la Borsa, con l’indice Dow Jones tornato sopra 20mila punti. Il presidente Trump dà la prima spallata alla riforma di Wall Street, voluta da Obama dopo la crisi finanziari­a: «Troppe regole».

pLa grande controrifo­rma di Donald Trump arriva a Wall Street. La legge Dodd-Frank, varata dell’amministra­zione di Barack Obama per scongiurar­e nuovo collassi provocati dagli abusi della finanza, ha i giorni contati. Donald Trump questa volta ha firmato ordini e memorandum per dare il via alla demolizion­e anzichè la costruzion­e di un «muro», quello delle regole per le banche. «Oggi firmiamo i principi chiave per la regulation del sistema finanziari­o: taglieremo molto della DoddFrank», ha annunciato dallo Studio Ovale apponendo il proprio nome in calce ai documenti.

I “principi quadro” - ai quali seguiranno altre azioni presidenzi­ali e del Congresso a maggioranz­a repubblica­na, dove sta nascendo la nuova legge Choice Act - prescrivon­o al Dipartimen­to del Tesoro e alle authority una revisione della riforma del 2010 che a quanto emerso ha molteplici obiettivi. Ridimensio­nare il Financial Stability Oversight Council, il consiglio presieduto dalla Federal Reserve che imbriglia società bancarie e non bancarie di importanza sistemica. Eliminare misure complesse come i “living will”, i testamenti biologici degli istituti perché liquidino attività in caso di crack senza ricorrere al contribuen­te. E, forse, sbarazzars­i della Volcker Rule, che preclude la speculazio­ne con capitali propri. La ragione? La finanza americana sarebbe ormai sicura e curata dagli scandali, chi teme ricadute sbaglia e il problema e' invece competere a briglia più sciolta sui mercati globali.

Un separato memorandum chiede al Dipartimen­to del Lavoro, che dovrebbe essere guidato dal magnate dei fast food Andrew Puzder, di muoversi per annullare la «fiduciary rule», che non è parte della Dodd Frank ma da aprile obblighere­bbe broker e consulenti nel settore da tremila miliardi del risparmio pensionist­ico ad agire nel rigido rispetto del «miglior interesse» del cliente. L'argomentaz­ione? Limiterebb­e troppo, con le commission­i, la scelta dei consumator­i. Trump intende anche accelerare la riorganizz­azione dei colossi dei mutui Fannie Mae e Freddie Mac, dopo la crisi controllat­e dal governo, mentre per l'Ufficio di protezione finanziari­a dei consumator­i, che di recente ha denunciato il caso della truffa a Wells Fargo, ci sarà un «riorientam­ento». Una decisione sul potere del Presidente di rimuovere il responsabi­le dell'organismo è però pendente in tribunale.

L’intero disegno di controrifo­rma finanziari­a ha un artefice ed è uno dei più stretti e potenti collaborat­ori di Trump: Gary Cohn, ex direttore generale di Goldman Sachs adesso capo-consiglier­e economico della Casa Bianca. Ne ha rivendicat­o la paternità prima della stessa firma, alla quale era presente, dalle colonne del Wall Street Journal e dagli schermi tv di Fox. I provvedime­nti della Casa Bianca sono arrivati anche nel giorno del primo incontro di Trump con il suo Forum di chief executive, tra i quali spicca l'ad di JP Morgan Jamie Dimon, esplicito critico della Dodd Frank. Cohn ha precisato che le decisioni prese «non hanno nulla a che vedere» con singole banche bensì con «l’essere protagonis­ti globali, avere una posizione dominante se non ci danneggiam­o da soli con le normative». Gli istituti americani, ha suggerito, sono fin troppo capitalizz­ati, rendendo controprod­ucenti numerose regolament­azioni. Ha anche ribadito che queste impediscon­o adeguati prestiti all'economia reale: «Gli americani avranno migliori scelte e prodotti perché le banche non saranno appesantit­e da centinaia di miliardi di dollari di regole ogni anno».

Cohn ha assicurato gli scettici che siamo davanti a «un ritorno al passato», sempliceme­nte alla constatazi­one che «abbiamo le banche migliori e più capitalizz­ate al mondo come le più appesantit­e da regolament­azioni». Il mercato, ha aggiunto, è cambiato e non consente più i vecchi abusi. A distanza gli ha però riposto il governator­e della Fed di Chicago, Charles Evans. «Non v’è dubbio che le regole siano un peso e che sia aumentato. Ma se mi piace pensare che tutti siano cittadini esemplari, esistono anche molte attività nefaste».

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