Il «gelo» di gennaio spinge i prezzi
L’inflazione cresce per il secondo mese consecutivo: dello 0,2% su dicembre e dello 0,9% sull’anno e torna ai livelli di settembre 2013 Decisivo il balzo di frutta e ortaggi freschi e dei carburanti (+9,3% la benzina e +13,9% il gasolio)
Da un lato la corsa del greggio, dall’altro le “gelate” e il maltempo. Energia e alimentari freschi sono i principali responsabili dell’impennata dell’inflazione a gennaio, con prezzi al consumo in crescita dello 0,2% su base mensile, dello 0,9% in termini tendenziali, il top nelle rilevazioni Istat da settembre 2013. Per la verdura fresca i rincari superano il 20%.
pPrima i prezzi alla produzione, ora quelli al consumo. Qualche giorno fa il dato europeo, ora l’Italia. L’inflazione è forse la principale novità del quadro economico in questo avvio di 2017, una ripresa nei listini che coinvolge l’intero continente e che dal settore delle imprese ora si trasmette con maggior vigore anche a valle.
A gennaio i prezzi al consumo in Italia crescono dello 0,2% rispetto al mese precedente (secondo segno più consecutivo) e dello 0,9% su base annua, il massimo da settembre 2013.
Scatto legato in particolare a due settori ad alta volatilità, energia e alimentari freschi, in entrambi i casi protagonisti di un’impennata dei valori a doppia cifra nel primo mese dell’anno.
La ripresa dei listini del greggio, con valori del barile quasi raddoppiati in dodici mesi, provoca effetti evidenti su benzina e gasolio, con aumenti tendenziali rispettivamente del 9,3% e del 13,9% che spingono la voce “trasporti” a realizzare la performance più rilevante, con una crescita del 3,2%. E se nel 2016, grazie al calo dei prezzi, nella spesa per i carburanti gli italiani hanno risparmiato ben cinque miliardi di euro (stime centro studi Promotor), è evidente che per l’anno in corso quasi certamente gli esborsi saranno superiori.
Altra spinta significativa alle medie rilevate dall’Istat proviene dalla categoria dei prodotti alimentari, impennata legata però unicamente alla corsa dei listini di frutta e soprattutto verdura, in crescita a doppia cifra a causa dell’ondata di gelo che ha colpito il paese: per i vegetali freschi il balzo è del 20,1%, per la frutta fresca del 7,6%.
Maltempo e brusco calo delle temperature, spiega Coldiretti, hanno provocato a gennaio danni nelle campagne superiori ai 400 milioni di euro, facendo perdere parte della produzione di ortaggi invernali prossimi alla raccolta. Scarsità che si riverbera immediatamente nei prezzi (per le associazioni dei consumatori gonfiati però anche da forti specula- zioni), con valori medi per singoli ortaggi raddoppiati (cavolfiori) o anche quadruplicati (zucchine e broccoli) rispetto allo stesso periodo del 2016. Altrove nella altre aree del paniere Istat gli aumenti sono decisamente più contenuti, con più di un settore (abitazione, comunicazioni, ricreazione e spettacoli) a presentare addirittura segni meno. E infatti, depurando le medie dalle componenti più volatili (energia e alimentari freschi) per l’inflazione “di fondo” il dato è quasi dimezzato: +0,5%. Per converso, proprio a causa della natura degli aumenti, il paniere dei prodotti a più alta frequenza d’acquisto si impenna oltre la media, con una crescita annua del 2,2%. Il +0,9% provvisorio stimato dall’Istat per gennaio rappresenta per l’Italia il valore più alto da settembre 2013 ed è prevedibile che il trend di medio termine, probabilmente senza gli strappi dello scorso mese, prosegua nella direzione del rialzo. La crescita dei prezzi è infatti visibile anche a monte, nei listini alla produzione delle imprese, tornati a ritrovare il segno più già lo scorso dicembre dopo quasi quattro anni in discesa continua. L’aumento, anche in questo caso, è stato pari allo 0,9% su base annua e per trovare un altro valore positivo oc- corre tornare a ritroso nel tempo fino all’ormai lontano febbraio 2013. Trend che in Italia, così come in tutta Europa, inizia a trasferirsi sui listini al consumo. Per i prezzi alla produzione la stima di Eurostat è di una crescita del 2,4% a dicembre (+1,1% al netto dell’energia) e per trovare un valore più alto occorre tornare ad agosto 2012. Segnali analoghi arrivano anche dal lato dei prezzi al consumo, con l’inflazione dell’eurozona arrivata a gennaio all’1,8%, il top da luglio 2013. Strappi ancora estemporanei, che andranno valutati nei prossimi mesi soprattutto alla luce dell’evoluzione nei prezzi del greggio e che tuttavia, dopo anni, riportano i valori medi sui target fissati dalla Bce. Offrendo così una sponda a quanti (Germania in primis), spingono per un progressivo smantellamento del quantitative easing, riducendo gli acquisti di titoli per riportare la politica monetaria verso una condizione di neutralità. Scelta chiaramente non gradita all’Italia, che proprio grazie al crollo dei tassi ha potuto contare su cospicui risparmi nel costo del servizio del debito pubblico: nei primi nove mesi del 2016 l’esborso per interessi passivi è stato di 51 miliardi, dieci in meno rispetto ai picchi del 2012.
EFFETTO DIRETTO Il paniere dei prodotti a più alta frequenza d’acquisto si impenna oltre la media con una crescita annua del 2,2%