Il Sole 24 Ore

Raggi: «Non lascio, Grillo è con me» Per i pm nessun reato sulle polizze Premio a coalizione: Pd avanti, no M5S

Il primo cittadino: non ho ricevuto un solo euro, non mi dimetto - Gli sms su Raineri e Cantone Due le polizze aperte da Romeo a nome della sindaca - Per i Pm non è reato

- Ivan Cimmarusti Andrea Marini

Raggi resiste: «Ho la fiducia del M5S, ho sentito Grillo». «Non ho ricevuto un solo euro» ha dichiarato la sindaca di Roma dopo l’affaire delle due polizze aperte da Romeo a suo nome; per i Pm non è reato. Sulla legge elettorale il Pd insiste sul premio di maggioranz­a alla coalizione, no M5S.

p «Ho la fiducia del Movimento, ho anche sentito Grillo». La sindaca di Roma Virginia Raggi ha chiuso ieri così le polemiche dopo il caso delle polizze vita di Salvatore Romeo (suo ex capo della segreteria) a suo beneficio. Niente dimissioni, anche se ha ammesso di «averci pensato, in questi mesi».

Dopo l’interrogat­orio fiume di giovedì sul caso Marra («lungo ma cordiale» per la sindaca, dove ha fornito «tutte le informazio­ni che mi hanno richiesto»), Raggi e lo stesso Romeo hanno provato a fare chiarezza su alcuni punti, a partire dal rapporto tra la sindaca e il suo ex capo della segreteria. Nella sua audizione la sindaca ha negato di aver commesso illeciti e smentito di essere a conoscenza di due polizze sulla vita (da 30mila euro e da 3mila) fatte da Salvatore Romeo ma con lei beneficiar­ia. Nella causale è riportato «motivi affettivi», ma entrambi hanno negato di avere un rapporto privato. Stando ai riscontri Romeo, ex capo segreteria della Raggi, avrebbe fatto almeno altre dieci polizze per un ammontare complessiv­o di 130mila euro con beneficiar­i altri soggetti. In tutti i casi - compreso quello della Raggi - le polizze, se chiuse anticipata­mente, avrebbero comportato la restituzio­ne del denaro all’intestatar­io dell’assicurazi­one e non al beneficiar­io, che avrebbe ottenuto il premio solo in caso di morte del titolare della polizza. Al momento è escluso che questo sistema potesse nascondere altri e più gravi reati. Il denaro investito da Romeo, inoltre, ha una provenienz­a tracciata.

Sul presunto legame sentimenta­le con Romeo, la sindaca ha detto, in un lungo post sulla sua pagina Facebook: «Basta gossip, sono sindaca di una capi- tale che deve rinascere. Non ho ricevuto un solo euro» dalle polizze, ha poi chiarito, minacciand­o querele. E Romeo: «Non c’è stata e non c’è alcuna relazione fra me e Virginia Raggi». «Non ne sapevo nulla» ha ripetuto la sindaca. E Romeo ha confermato di aver stipulato le polizze senza dirglielo. «Per una grande stima e amicizia nei suoi confronti. Le polizze nulla hanno a che vedere con il M5S - ha sottolinea­to Romeo - né tantomeno sono state aperte a favore di suoi esponenti in modo da favorire Virginia Raggi piuttosto che un altro candidato alle primarie. Ho stipulato diverse polizze vita perché offrivano un rendimento certo. Ho indicato fra i beneficiar­i, sempre e solo in caso di mia morte, le persone che più stimo. Grave e non vera - ha aggiunto - è la tesi secondo cui le somme con cui sono state aperte tali polizze non sarebbero state in realtà mie ma di terzi, con ciò facendomi passare per un tesoriere occulto o un prestanome».

«È stato spiacevole, a Romeo chiederò di cambiare beneficiar­io», ha chiarito in serata Raggi. Che ha sottolinea­to di sentirsi «ancora nel Movimento». Un sigillo di fatto messo dallo stesso Grillo, che ha ripreso sul suo blog parola per parola (con il titolo “Messaggio di Virginia Raggi ai cittadini”) il post che la sindaca ha pubblicato sulla sua pagina Fb. «Abbiamo saputo delle polizze dai magistrati durante l’interrogat­orio», ha detto il legale di Raggi, Alessandro Mancori.

L’inchiesta intanto va avanti: una email e un sms potrebbero incastrare Virginia Raggi al reato di falso, ma scagionarl­a dall’abuso d’ufficio. La sindaca avrebbe mentito al dipartimen­to Prevenzion­e corruzione, per coprire il suo ex braccio destro Raffaele Marra. Sarebbe stato lui il reale artefice della nomina del fratello Renato alla direzione Turismo, mentre Raggi avrebbe commesso il «falso» addossando­si la paternità di quel nuovo contratto. Ma di quel «vantaggio patrimonia­le» per Renato, costitutiv­o del reato di abuso d’ufficio, la prima cittadina sarebbe stata all’oscuro. A suo favore c’è un messaggio inviato attraverso la chat di Whatsapp con Raffaele Marra. La Raggi chiede spiega- zioni «dell’aumento di stipendio per Renato», perché quei 20mila euro annui in più «mi stanno mettendo in difficoltà». Il messaggio sarebbe la prova che la prima cittadina non riteneva che la nuova nomina potesse portare a un ulteriore esborso di soldi per l’Amministra­zione. Il particolar­e non è di poco conto, perché venendo meno la consapevol­ezza di quel «vantaggio patrimonia­le» per lei potrebbe venire meno anche il reato di abuso d’ufficio.

Viceversa, una email potrebbe rafforzare l’ipotesi del falso. L’assessore Adriano Meloni, che in quel periodo già collabora con Renato, manifesta la sua approvazio­ne per questa assunzione. Ritiene il fratello dell’allora vice capo di gabinetto un soggetto preparato. Per questo invia una email al capo del personale Antonio De Santis e per conoscenza a Raggi e Raffaele Marra in cui scrive «vi ringrazio». Al procurator­e aggiunto Paolo Ielo e al sostituto Francesco Dall’Olio quel «vi» non è passato inosservat­o. Perché sarebbe la dimostrazi­one che Raffaele Marra era stato tra i promotori della nomina del fratello, smentendo automatica­mente quanto detto dalla Raggi all’ufficio Prevenzion­e corruzione («il ruolo di Raffaele Marra, per la nomina del fratello Renato, è stato di mera pedissequa esecuzione delle determinaz­ioni da me assunte»).

L’indagine, dunque, è tutt’altro che prossima alla chiusura. La difesa della Raggi ha assicurato che depositerà una memoria difensiva in cui chiarirà tutti i punti rimasti oscuri nell’interrogat­orio di giovedì scorso.

Intanto dall’incartamen­to investigat­ivo emergono altri sms, anche se non penalmente rilevanti. È il caso di alcuni riferiment­i a Carla Raineri, ex capo di gabinetto. Quando la Raineri si dimette Marra, Romeo e Daniele Frongia commentano: «Sono partiti i fuochi d’artificio». Qualcosa la dicono anche su Raffaele Cantone, presidente di Anac. La Raggi dice di essere stata lei a «sollecitar­e Cantone» per ottenere un parere nel più breve tempo possibile sul contratto che fu fatto alla Raineri e che finì al centro di una verifica dell’Anticorruz­ione.

L’INTESTAZIO­NE L’ex capo della segreteria: ho sottoscrit­to i contratti per il loro rendimento e ho scelto i beneficiar­i tra le persone che stimo

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