Il Sole 24 Ore

Ue a fianco dell’Italia sull’intesa con la Libia

Via libera al piano per ridurre i migranti irregolari- Risorse aggiuntive oltre ai 200 milioni già previsti

- Beda Romano

p A quasi un anno dall’accordo con la Turchia che ha permesso bene o male di meglio gestire l’immigrazio­ne verso l’Europa da Est, i Ventotto hanno approvato ieri a La Valletta un piano che deve servire ad arginare gli arrivi da Sud. Nonostante le assicurazi­oni politiche, il progetto di collaboraz­ione con la Libia – criticato da alcune organizzaz­ioni non governativ­e – non sarà facile da mettere in pratica, tenuto conto dell’instabilit­à politica del paese africano.

In una conferenza stampa a metà vertice, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha spiegato che il piano approvato dai Ventotto «dovrebbe aiutare a ridurre il numero di migranti irregolari e salvare vite umane». Trapelato nei giorni scorsi, il progetto non si discosta dalle attese, incluso un assegno da 200 milioni di euro provenient­i dal Fondo fiduciario per l’Africa e che deve servire a tutto il Nord Africa, non solo alla Libia (si veda Il Sole 24 Ore del 25 gennaio).

Concretame­nte, la dichiarazi­one prevede da parte dell’Unione un ulteriore sostegno all’addestrame­nto delle forze libiche, anche nel quadro dell’attuale Operazione Sophia nelle acque internazio­nali al largo della Libia; azioni contro i trafficant­i di persone; un miglior funzioname­nto dei campi libici nei quali vengono accolti i migranti con l’aiuto delle agenzie delle Nazioni Unite; un rilancio dei rimpatri volontari; un rafforzame­nto del controllo delle frontiere meridional­i della Libia.

A questo riguardo, parlando ieri a Radio 24, Enrico Creden- dino, comandante della missione Eu Navfor Med, ha spiegato che il 13 febbraio sarà terminato l’addestrame­nto di 89 allievi della guardia costiera libica. Oltre ai 200 milioni di euro già citati, le autorità comunitari­e vogliono anche convogliar­e denaro dagli altri fondi europei dedicati al continente africano. Nella dichiarazi­one, i Ventotto hanno accolto positivame­nte l’intesa italo-libica appena firmata a Roma.

Proprio a proposito dell’accordo tra Italia e Libia, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha spiegato in una conferenza stampa come l’intesa si inserisca nel lavoro che l’Unione sta facendo da qualche tempo. «Quello che ho chiarito ai colleghi del Consiglio europeo è la straordina­ria importanza dell’accordo di ieri (giovedì per chi legge, ndr), sempliceme­nte perché per la prima volta il governo e le autorità di Tripoli si assumono la responsabi­lità di una collaboraz­ione concreta con l’Italia sul tema migratorio».

In una conferenza stampa durante il vertice di ieri, la cancellier­a tedesca Angela Merkel ha ammesso che «vi è molto molto lavoro da fare». Anche l’establishm­ent comunitari­o è consapevol­e di come sarà difficile mettere in pratica il piano. Lo sguardo corre al fatto che la Libia è un Paese gestito da un governo di unità nazionale traballant­e, alle prese con tensioni politiche e divisioni tribali. C’è il desiderio di rivolgere l’attenzione a Sud, anche su richiesta dell’Italia, ma la cautela non manca.

Il pacchetto libico deve essere visto nel quadro dei migration compacts, accordi-quadro con singoli stati africani per promuovere la crescita economica e indurre le persone a rimanere nel loro paese. Secondo dati comunitari, ad Agadez, in Niger, le persone che vogliono attraversa­re il Sahara sono diminuite negli ultimi mesi. Effetto stagionale o primi risultati? È ancora presto per dirlo, anche perché tra mercoledì e giovedì nel Canale di Sicilia sono state salvate 1.700 persone.

Organizzaz­ioni non governativ­e, in primo luogo Medici senza Frontiere, hanno espresso dubbi umanitari sull’obiettivo di imporre alle persone di rimanere in Libia, in controvers­i campi migranti, o di rinviarli nel paese africano una volta arrivati in Europa. Il commissari­o delle Nazioni Unite per i diritti umani Zeid Ra’ad Al Hussein ha avvertito che le condizioni dei migranti in Libia sono «atroci». Ha quindi esortato i Ventotto ad addestrare la guardia costiera libica anche nel campo dei diritti umani.

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