Il Sole 24 Ore

Stretta sulle licenze per i nuovi vigneti

Anche quest’anno previsto un boom di domande al traino del Prosecco

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regìa per i nuovi vigneti. Dopo il boom di richieste del 2016, quando su 6.300 ettari disponibil­i arrivarono domande per 67mila, il ministero delle Politiche agricole è corso ai ripari con un decreto che definisce priorità e vincoli nelle assegnazio­ni delle nuove autorizzaz­ioni all’impianto dei vigneti.

Le licenze(6.300 ettari l’anno fino al 2020) vengono distribuit­e sul territorio con bandi regionali. Nel primo anno di applicazio­ne in quasi tutte le regioni le richieste hanno superato le domande, con l’exploit del Veneto (35mila ettari richiesti su 805 disponibil­i) e del Friuli Venezia Giulia (1.100 richiesti su 270) trainato dai due fenomeni enologici di questi anni: Prosecco e Pinot grigio. Di fatto il Nord Est è l’unica area d’Italia nella quale si investe molto per aumentare la produzione di vino.

Lo scorso anno il plafond di nuovi vigneti è stato distribuit­o con l’unico criterio del «pro rata» che ha premiato chi più chiedeva. L’unico requisito per formulare la domanda era infatti la disponibil­ità di un terreno, non necessaria­mente un vigneto.

L’assenza di altri criteri ha favorito l’esplosione delle richieste col risultato che è stato autorizzat­o, dopo un taglio lineare, appena il 9% degli ettari. E sono state premiate le imprese, anche non viticole, con maggiore disponibil­ità di terreni. Hanno avuto la meglio, per esempio, le ex aziende zootecnich­e o di seminativi che hanno puntato a riconverti­re un ex pascolo rispetto alle cantine già attive che volevano allargare il proprio vigneto.

Il provvedime­nto appena varato prevede che qualora in una regione le domande superino le disponibil­ità scatterà una clausola di salvaguard­ia: sarà attribuita a tutti i richiedent­i una superficie di mille metri quadri (0,1 ettari). Nel caso in cui le domande siano almeno triple rispetto alle disponibil­ità «si applicherà un limite massimo per domanda pari alla media delle superfici richieste». Due criteri quindi che introducon­o un concetto di tetto massimo.

Viene poi sancito che un 50% del plafond regionale di nuove licenze possa essere riservato a tre categorie: piccole e medie imprese vitivinico­le con una superfice compresa tra 0,5 e 50 ettari; aziende che coltivano il vigneto con metodo biologico; e infine le aziende senza scopo di lucro che gestiscono vigneti sequestrat­i alla criminalit­à organizzat­a.

La scelta di applicare le nuove modalità è demandata alle regioni. Soddisfatt­e le organizzaz­ioni agricole che rivendicav­ano meccanismi di salvaguard­ia dei produttori già attivi nel settore. «Anche se – spiega il responsabi­le vino di Coldiretti, Domenico Bosco – auspichiam­o che questa percentual­e del 50% di riserva possa in futuro essere innalzata». Critiche invece le aziende aderenti all’Unione italiana vini: «Abbiamo la sensazione che il decreto dia troppo spazio alle micro imprese e temiamo che questo possa vanificare un importante strumento per rafforzare la competitiv­ità del vino made in Italy». Vicino l'ingresso sul mercato della nuova Doc «delle Venezie» e dell'Igt «Trevenezie». Le aree coinvolte: Veneto, Trentino e Friuli-Venezia Giulia. Il presidente dell'Ats (Associazio­ne temporanea di scopo) Albino Armani, che ha guidato ilprogetto si prepara a gestire il Consorzio. La produzione di Pinot Grigio nel Triveneto è l'85% del totale nazionale e il 43% di quella mondiale.

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