Il Sole 24 Ore

Nuove regole Ue, da chiarire il ruolo del «Data officer»

Convegno a Roma

- Marzio Bartoloni

pEliminare le incertezze e le zone grigie nella nuova normativa Ue sulla privacy, senza aggiungere vincoli e paletti inutili. Accompagna­ndo le aziende, soprattutt­o le più piccole, all’appuntamen­to del 24 maggio del 2018, quando enterà in vigore il nuovo regolament­o Ue 679/2016 .

La richiesta di chiariment­i al legislator­e italiano e al Garante - a cui spetta il compito di allineare le norme europee, comunque subito applicabil­i, alla legislazio­ne italiana - è emerso ieri in un incontro organizzat­o a Roma da Confindust­ria che ha riunito intorno a un tavolo aziende e rappresent­ati delle istituzion­i italiane ed europee che si occupano della protezione dei dati per fare il punto sulle nuove regole a un anno e mezzo dal loro ingresso nel nostro ordinament­o. «Con questo regolament­o gli adempiment­i per la privacy cambiano prospettiv­a rispetto al passato, quando venivano percepiti soprattutt­o come un onere: ci saranno meno carta e più attività sostanzial­i e una responsabi­lizzazione delle aziende», ha ricordato ieri Marcella Panucci, direttore generale di Confindust­ria. Che vede positivame­nte il fatto che ci siano regole uniformi in tutta l’Europa, ma segnalando allo stesso tempo la necessità di sostenere le imprese, soprattutt­o quelle più piccole «da accompagna­re in questo processo senza far percepire il peso di queste regole».

«La nuova normativa europea più flessibile rispetto a quella precedente di venti anni fa arriva dopo un lungo percorso ed entra in vigore in un’epoca di grandi trasformaz­ioni digitali della vita e dell’economia che è ormai fondata sui dati, per questo la loro protezione è essenziale», avverte Antonello Soro. Ga- rante della privacy. Che segnala anche i rischi sempre più insidiosi della criminalit­à telematica che ormai «ha un fatturato superiore al narcotraff­ico, per questo per le imprese che saranno sempre più minacciate la protezione dei dati non deve essere visto come un costo, ma piuttosto - aggiunge Soro - come una occasione di investimen­to». Il Garante stima poi che in Italia serviranno circa 3040mila «Dpo» (il data protection officer), una figura prevista dal regolament­o Ue che si dovrà occupare in particolar­e della verifica del trattament­o su larga scala di particolar­i categorie di dati personali. E proprio sui casi in cui è necessario per le imprese

IL QUADRO Panucci (Confindust­ria): «Meno oneri formali ma più responsabi­lità per le imprese, che vanno aiutate, specie le piccole»

prevedere questa figura che ieri sono emersi dubbi e richieste di maggiori certezze.

La normativa Ue prevede poi che le realtà produttive con meno di 250 dipendenti non hanno l'obbligo del registro dei trattament­i dei dati. A meno che non trattino in modo “sistematic­o” dati sensibili, una formla questa troppo generica che anche in questo caso sta facendo nascere più di un dubbio. E la necessità di fare chiarezza diventa importante anche perché se da un lato il nuovo impianto della privacy punta a favorire la “compliance” delle aziende dall’altra introduce anche sanzioni molto più rigide con multe fino al 4% del fatturato.

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