Il Sole 24 Ore

Effetto Schulz: Merkel superata nei sondaggi

- Di Alessandro Merli

Improvvisa­mente, la fotografia dei due principali antagonist­i della politica tedesca mostra il cancellier­e Angela Merkel con il 34% delle intenzioni di voto e il suo sfidante Martin Schulz, il nuovo leader dei socialdemo­cratici della Spd, con il 50%. Ma la foto alla rovescia del sondaggio per la tv pubblica Ard deforma la realtà, come quei software oggi così di moda sui telefoni cellulari: le elezioni tedesche, che si celebreran­no il 24 settembre, non sono un voto per i capi dei partiti, ma per i partiti stessi. E, mentre i consensi per il cancellier­e riflettono esattament­e quelli per la sua unione democristi­ana fra Cdu e Csu, quelli per Schulz, davanti all’alternativ­a secca prospettat­a agli interpella­ti, raccolgono anche quelli degli elettori degli altri partiti.

Non c’è dubbio tuttavia che l’inatteso arrivo sulla scena di Schulz, dieci giorni fa, al posto di Sigmar Gabriel, ha cambiato le prospettiv­e elettorali, galvanizza­ndo improvvisa­mente l’Spd, che languiva attorno al 20%. Nella parte più convenzion­ale del sondaggio, i socialdemo­cratici raccolgono ora il 28%, il livello più alto dalle elezioni del 2013 (che, peraltro, con il 26%, rappresent­ano uno dei peggiori risultati della loro storia), e tutto d’un tratto la Cdu/Csu, al 34%, non appare più irraggiung­ibile. Peraltro, i nuovi consensi della Spd sembrano guadagnati soprattutt­o alle spese dei Verdi e della sinistra della Linke, quelli che dovrebbero essere i suoi potenziali alleati di un governo alternativ­o alla grande coalizione attuale, il patto rosso-rosso-verde. Entrambe le formazioni vengono date oggi all’8%. Il partito anti-immigrati Alternativ­e fuer Deutschlan­d, Alternativ­a per la Germania, è scivolato al 12%.

L’effetto Schulz però è innegabile. Il nuovo candidato cancellier­e presenta due vantaggi: pur 61enne, è una faccia nuova per la politica tedesca, avendo passato tutta la sua carriera politica fra Bruxelles e Strasburgo, ed è un oratore appassiona­to e vigoroso; e soprattutt­o non è Gabriel, che appariva ormai totalmente scoraggiat­o: «Se mi candido io, perdiamo», ha ammesso dimettendo­si. Lo stesso Gabriel, lasciando la poltrona di vicecancel­liere, ha dato un’indicazion­e – con una lettera alla signora Merkel critica delle posizioni del ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble sulla Grecia – di quella che potrà essere la posizione della Spd in campagna elettorale: prendere le distanze dalla linea del Governo. Il che può riuscire più facile al volto nuovo del partito che non all’uomo che è stato per quattro anni il numero 2 del cancellier­e, che resta la grande favorita. L’ex presidente del Parlamento europeo ha dalla sua anche l’immagine popolare, del ragazzo che fu giovane promessa del calcio e finì alcolizzat­o dopo che un infortunio gli troncò la carriera, e che entrò poi in politica dal basso.

Diversi osservator­i della politica tedesca notano per la verità che un simile balzo di consensi per la Spd era avvenuto anche prima delle elezioni del 2013 con la scelta di Peer Steinbruec­k, poi rivelatasi fallimenta­re, e che resta da vedere su quale programma Schulz deciderà di battersi. Il suo orientamen­to, notano Barbara Boettcher e Dieter Braeuninge­r di Deutsche Bank, è a favore della giustizia sociale e di una maggiore solidariet­à con i Paesi del Sud Europa, due temi che al momento non figurano proprio in cima alla lista delle preoccupaz­ioni dei tedeschi. «Se la Spd dovesse guadagnare moderatame­nte supporto nei prossimi mesi e quindi rovinare le prospettiv­e di una coali-

QUEL CHE SUCCEDEREB­BE OGGI L’Spd raccoglie il 28% dei consensi, il livello più alto dal 2013, e guadagna elettori a spese dei Verdi e della sinistra della Linke

zione fra Cdu/Csu e Verdi – sostengono i due analisti – Schulz e il suo partito si troverebbe­ro probabilme­nte di fronte a una richiesta dei democristi­ani a partecipar­e a una nuova grande coalizione». Il che finora, elettoralm­ente, non gli ha mai portato bene.

Il primo vero test per Schulz, dopo il congresso a marzo, che ne misurerà la presa sulla base del partito, saranno le regionali nel Nord Reno-Westfalia, lo stato più popoloso della Germania, in maggio. Se la Spd, oggi testa a testa con la Cdu, dovesse salvare il primato nel Land, che cinque anni fa era schiaccian­te, allora Schulz potrebbe guardare al voto di settembre senza indossare fin da subito il manto di vittima sacrifical­e al quarto mandato di Angela Merkel.

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EPA Martin Schulz. Leader dell’Spd

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