Effetto Schulz: Merkel superata nei sondaggi
Improvvisamente, la fotografia dei due principali antagonisti della politica tedesca mostra il cancelliere Angela Merkel con il 34% delle intenzioni di voto e il suo sfidante Martin Schulz, il nuovo leader dei socialdemocratici della Spd, con il 50%. Ma la foto alla rovescia del sondaggio per la tv pubblica Ard deforma la realtà, come quei software oggi così di moda sui telefoni cellulari: le elezioni tedesche, che si celebreranno il 24 settembre, non sono un voto per i capi dei partiti, ma per i partiti stessi. E, mentre i consensi per il cancelliere riflettono esattamente quelli per la sua unione democristiana fra Cdu e Csu, quelli per Schulz, davanti all’alternativa secca prospettata agli interpellati, raccolgono anche quelli degli elettori degli altri partiti.
Non c’è dubbio tuttavia che l’inatteso arrivo sulla scena di Schulz, dieci giorni fa, al posto di Sigmar Gabriel, ha cambiato le prospettive elettorali, galvanizzando improvvisamente l’Spd, che languiva attorno al 20%. Nella parte più convenzionale del sondaggio, i socialdemocratici raccolgono ora il 28%, il livello più alto dalle elezioni del 2013 (che, peraltro, con il 26%, rappresentano uno dei peggiori risultati della loro storia), e tutto d’un tratto la Cdu/Csu, al 34%, non appare più irraggiungibile. Peraltro, i nuovi consensi della Spd sembrano guadagnati soprattutto alle spese dei Verdi e della sinistra della Linke, quelli che dovrebbero essere i suoi potenziali alleati di un governo alternativo alla grande coalizione attuale, il patto rosso-rosso-verde. Entrambe le formazioni vengono date oggi all’8%. Il partito anti-immigrati Alternative fuer Deutschland, Alternativa per la Germania, è scivolato al 12%.
L’effetto Schulz però è innegabile. Il nuovo candidato cancelliere presenta due vantaggi: pur 61enne, è una faccia nuova per la politica tedesca, avendo passato tutta la sua carriera politica fra Bruxelles e Strasburgo, ed è un oratore appassionato e vigoroso; e soprattutto non è Gabriel, che appariva ormai totalmente scoraggiato: «Se mi candido io, perdiamo», ha ammesso dimettendosi. Lo stesso Gabriel, lasciando la poltrona di vicecancelliere, ha dato un’indicazione – con una lettera alla signora Merkel critica delle posizioni del ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble sulla Grecia – di quella che potrà essere la posizione della Spd in campagna elettorale: prendere le distanze dalla linea del Governo. Il che può riuscire più facile al volto nuovo del partito che non all’uomo che è stato per quattro anni il numero 2 del cancelliere, che resta la grande favorita. L’ex presidente del Parlamento europeo ha dalla sua anche l’immagine popolare, del ragazzo che fu giovane promessa del calcio e finì alcolizzato dopo che un infortunio gli troncò la carriera, e che entrò poi in politica dal basso.
Diversi osservatori della politica tedesca notano per la verità che un simile balzo di consensi per la Spd era avvenuto anche prima delle elezioni del 2013 con la scelta di Peer Steinbrueck, poi rivelatasi fallimentare, e che resta da vedere su quale programma Schulz deciderà di battersi. Il suo orientamento, notano Barbara Boettcher e Dieter Braeuninger di Deutsche Bank, è a favore della giustizia sociale e di una maggiore solidarietà con i Paesi del Sud Europa, due temi che al momento non figurano proprio in cima alla lista delle preoccupazioni dei tedeschi. «Se la Spd dovesse guadagnare moderatamente supporto nei prossimi mesi e quindi rovinare le prospettive di una coali-
QUEL CHE SUCCEDEREBBE OGGI L’Spd raccoglie il 28% dei consensi, il livello più alto dal 2013, e guadagna elettori a spese dei Verdi e della sinistra della Linke
zione fra Cdu/Csu e Verdi – sostengono i due analisti – Schulz e il suo partito si troverebbero probabilmente di fronte a una richiesta dei democristiani a partecipare a una nuova grande coalizione». Il che finora, elettoralmente, non gli ha mai portato bene.
Il primo vero test per Schulz, dopo il congresso a marzo, che ne misurerà la presa sulla base del partito, saranno le regionali nel Nord Reno-Westfalia, lo stato più popoloso della Germania, in maggio. Se la Spd, oggi testa a testa con la Cdu, dovesse salvare il primato nel Land, che cinque anni fa era schiacciante, allora Schulz potrebbe guardare al voto di settembre senza indossare fin da subito il manto di vittima sacrificale al quarto mandato di Angela Merkel.