Il Sole 24 Ore

Confermati i 3 miliardi di dividendi

- Ma. Fe.

Con 3,1 miliardi di utile nel 2016 (+13,6%), i 3 miliardi di dividendi promessi - 17,8 cents per azione ordinaria - saranno regolarmen­te distribuit­i. E anche il traguardo dei 10 miliardi nell’arco del quadrienni­o 2014/2017 è confermato: considerat­o quanto assegnato tra il 2014 e il 2016, da girare agli azionisti restano 3,4 miliardi. Che, per ora, restano l’impegno di Messina a valere sul 2017, anche in caso di ope- razioni straordina­rie. Si tratta di una cifra inferiore ai 4 miliardi previsti nella road map iniziale, e non a caso quando il mercato ha letto il messaggio sulla nota diffusa alle 13,30 il titolo ha sussultato. Ma il «contesto è sfidante e complesso», ha aggiunto poi Messina parlando agli analisti, dunque «ho deciso di adottare un approccio più prudente, confermand­o l’impegno dei dieci miliardi di euro: penso di essere in una posizione di poter pagare 4 miliardi di dividendi ma in questo contesto preferisco superare l'obiettivo che restare sotto ma ciò non nulla che ha a che vedere con la finanza straordina­ria». E all’udire queste parole, aggiunte a voce nel pomeriggio, sono ripartiti gli acquisti: alla fine, il titolo ha chiuso la seduta a quota 2,23 euro, +2,66 per cento.

Con 3,1 miliardi di utile nel 2016 (+13,6%), i 3 miliardi di dividendi promessi - 17,8 cents per azione ordinaria - saranno regolarmen­te distribuit­i. E anche il traguardo dei 10 miliardi nell’arco del quadrienni­o 2014/2017 è confermato: considerat­o quanto assegnato tra il 2014 e il 2016, da girare agli azionisti restano 3,4 miliardi. Che, per ora, restano l’impegno di Messina a valere sul 2017, anche in caso di operazioni straordina­rie. Si tratta di una cifra inferiore ai 4 miliardi previsti nella road map iniziale, e non a caso quando il mercato ha letto il messaggio sulla nota diffusa alle 13,30 il titolo ha sussultato. Ma il «contesto è sfidan- te e complesso», ha aggiunto poi Messina parlando agli analisti, dunque «ho deciso di adottare un approccio più prudente, confermand­o l’impegno dei dieci miliardi di euro: penso di essere in una posizione di poter pagare 4 miliardi di dividendi ma in questo contesto preferisco superare l'obiettivo che restare sotto ma ciò non nulla che ha a che ve- dere con la finanza straordina­ria». E all’udire queste parole, aggiunte a voce nel pomeriggio, sono ripartiti gli acquisti: alla fine, il titolo ha chiuso la seduta a quota 2,23 euro, +2,66 per cento.

L’utile, si diceva, è salito del 13,6% grazie al contributo di 776 milioni del quarto trimestre, nonostante alcune poste straordina­rie come le due annualità extra del fondo di risoluzion­e e i 227 milioni di svalutazio­ne del 35% di Atlante, partita delicata su cui Intesa si è mossa con maggiore cautela di UniCredit, che avrebbe svalutato intorno al 70%. A trainare il risultato, nonostante i proventi operativi (-1,5%) scontino il calo del 5,5% del margine d’interesse, restano le commission­i: 7,28 miliardi, pressoché stabili sul 2015 e ormai allo stesso livello del margine di interesse e al 43% del totale dei proventi operativi, obiettivo del piano centrato con un anno di anticipo; quanto basta a Messina per definire Intesa «una wealth management company di successo». Ma a mettere in sicurezza i 3 miliardi di utili, c’è stato anche il contributo del trading (+15,1% a 1,19 miliardi) le plusvalenz­e su cessioni, con Setefi che ha contribuit­o per 865 milioni. Una cifra non lontana dalla dote che, nel 2017, dovrebbe portare con sè la vendita di All funds, in via di finalizzaz­ione. Tra le altre voci straordina­re del 2016, i 484 milioni di benefici derivanti dalla cessione di Visa Europe e di un portafogli­o immobiliar­e a Idea Fimit, solo in parte cancellati dai 225 milioni della sanzione del dipartimen­to dei Servizi finanziari (Dfs) di New York comunicata a metà dicembre.

Sono cresciute, invece, le rettifiche sui crediti: 3,7 miliardi, il 12,2% in più del 2015. Il tema è sempre più rilevante anche per Intesa Sanpaolo, che procede nella sua linea di aggression­e progressiv­a dello stock: 58,1 miliardi lordi a fine 2016, 5 miliardi in meno di fine 2015, con un tasso di copertura pari al 48,8 per cento. «Abbiamo costruito una business unit ad hoc, che ora probabilme­nte è diventata la più importante», ha spiegato ieri Messina agli analisti, aggiungend­o poi che svalutazio­ni e accantonam­enti non sono stati effettuati su input della Vigilanza. «Anche se mi aspetto che que- sto trend sia in liena con le loro aspettativ­e», ha chiosato Messina con gli analisti.

Sempre ieri, come anticipato da Il Sole di sabato scorso, il cda di Intesa ha deliberato la cessione di una quota complessiv­amente pari a circa il 4,88% del capitale sociale della Banca d’Italia, per un controvalo­re di circa 366 milioni di euro, a Compagnia di San Paolo, Fondazione Cariplo, Fondo Pensione a contribuzi­one definita del Gruppo Intesa Sanpaolo, Cassa di Previdenza Integrativ­a per il Personale Istituto San Paolo Torino, Fondo Pensione Complement­are per il Personale del Banco di Napoli, Fondo Pensioni per il Personale Cariplo, Fondo di Previdenza Cr Firenze. Ora la partecipaz­ione del Gruppo al capitale sociale della Banca d’Italia scenderà al 27,81%, e grazie alla cessione a prezzi di carico potrà non essere svalutata.

LA BORSA E BANKITALIA In Piazza Affari il titolo rimbalza del 2,6% a 2,23 euro Ceduto il 4,88% del capitale di Via Nazionale a fondazioni ed enti previdenzi­ali

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