Il Sole 24 Ore

Dalla Tesla la prossima crisi dell’oro nero

- S.Bel.

pAuto elettriche e pannelli solari potrebbero azzerare la crescita della domanda di petrolio e carbone nel giro di soli 4 anni. Lo scenario, che emerge da uno studio appena realizzato dal Grantham Institute dell’Imperial College di Londra con Carbon Tracker Iniative, contrasta con la maggior parte delle previsioni in circolazio­ne: anche se persino l’Opec e le major petrolifer­e oggi prendono atto di un possibile tramonto dei combustibi­li fossili nel futuro, l’affermazio­ne di fonti alternativ­e viene in genere vista come un processo più graduale. Gli autori del nuovo studio rivendican­o però di essere stati i primi ad abbandonar­e un approccio “business as usual” per elaborare delle proiezioni che tengono conto della forte e rapidissi- ma diminuzion­e già subita dai costi delle nuove tecnologie.

Le batterie a ioni, come quelle della Tesla, nel 2008 costavano 1.000 dollari per kilowattor­a, nel 2015 si era già scesi a 268 $/kWh. Più di recente General Motors ha affermato di averli ridotti a 145 $/ kWh, fa notare lo studio, che – incorporan­do stime di costo più fresche – disegna scenari estremi.

Nel caso del greggio gli autori prevedono che nel 2025 si svilupperà un eccesso di offerta di petrolio di 2 milioni di barili al giorno, simile a quello che tra il 2014 e il 2016 ha fatto crollare di oltre due terzi il prezzo del barile. Nel 2040 potrebbero esserci 16 mnb “spiazzati”, nel 2050 addirittur­a 25 mbg. E tutto questo solo per effetto delle auto a batteria, senza con- siderare nessun’altra variabile.

Eppure, solo nel campo dei trasporti, la domanda petrolifer­a è minacciata anche da altri fattori, dal cambiament­o delle abitudini (ad esempio un maggiore ricorso al car sharing) al diffonders­i di altri veicoli con consumi bassi o addirittur­a nulli di benzina e diesel, come gli ibridi o le auto a idrogeno. Lo studio ritiene che i veicoli tradiziona­li, a combustion­e interna, potrebbero essere meno della metà del totale nel 2030, riducendos­i ad appena il 12% nel 2050.

Discorso analogo per il carbone. I ricercator­i dell’Imperial College London e di Carbon Tracker Iniative ricordano che i costi del fotovoltai­co sono crollati dell’85% negli ultimi sette anni. Persino impiegando stime datate, osservano, il carbone perderebbe una quota di mercato del 10% tra il 2012 e il 2020. L’ipotesi a cui arrivano è che, consideran­do anche gli impegni presi a Parigi contro il cambiament­o climatico, il solare possa arrivare a una quota del 23% della generazion­e elettrica entro il 2040 e del 29% entro il 2050, spiazzando completame­nte il carbone e lasciando al gas una quota intorno all’1%.

«I veicoli elettrici e l’energia solare – avverte Luke Sussamms, senior researcher di Carbon Tracker – sono dei game changer che l’industria dei combustibi­li fossili sta notevolmen­te sottostima­ndo. Ulteriori innovazion­i nel giro di 5 anni potrebbero rendere il nostro scenario fin troppo conservati­vo».

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