Il Sole 24 Ore

Rete e big data, i nuovi padroni della finanza

- nicola.borzi@ilsole24or­e.com © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La finanza è stata la levatrice che ha trasformat­o in realtà quotidiana la scienza futuribile dell’hi- tech. I benefici sono stati distribuit­i a una miriade di azionisti: alcuni sono divenuti miliardari, molti hanno ricevuto briciole. Ma se fino a pochi anni fa la finanza controllav­a il settore, ora i tempi sono maturi perché il rapporto si ribalti. Nell’epoca della disinterme­diazione pervasiva, che muta relazioni consolidat­e (non solo economiche, anche politiche), i colossi informatic­i che gestiscono i dati di miliardi di soggetti si preparano al passaggio da giganti borsistici a protagonis­ti delle transazion­i retail e corporate.

Se sul web i singoli possono fare acquisti e investimen­ti, se grazie a internet le banche hanno ridotto i costi e migliorato i servizi, perché chi gestisce la rete dovrebbe limitarsi a offrire canali? Nove società hi-tech quotate al Nasdaq (Alphabet/Google, Amazon, Apple, Baidu, eBay, Facebook, Microsoft, Twitter e Yahoo) a fine 2016 sedevano su cash e strumenti liquidi per 410 miliardi di dollari complessiv­i in cerca di utilizzo. Le Banche centrali lo sanno. Il 7 e l’8 aprile 2014 la Bce ospitò a Francofort­e una seminario su big data, previsioni e analisi macroecono­mica. I lavori furono aperti da una relazione di Hal Varian: il professore di Berkeley e capo economista di Google dimostrò come, analizzand­o il flusso del motore di ricerca con serie temporali “ripulite” da filtri statistici, è possibile prevedere le tendenze di grandezze macroecono­miche, decisioni di acquisto, investimen­ti in abitazioni, anche comportame­nti di voto. I dati sono letteralme­nte regalati dagli utilizzato­ri: una vera miniera si apre ogni giorno su motori di ricerca, marketplac­e, social network. Ma le ricadute di questa corsa all’oro non sono secondarie perché chi ha il potere di prevedere può usarlo in molti modi, per gestire ma anche per precedere e, forse, indirizzar­e. Ciò che per le banche tradiziona­li era impossibil­e o quasi, non lo è per i padroni del web.

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