Il Sole 24 Ore

Buone chance dal dollaro se il portafogli­o è bilanciato

La divisa americana è prevista in crescita ma da pesare i rischi legati alle politiche annunciate da Trump

- Marcello Frisone marcello.frisone@ilsole24or­e.com © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Allo stato attuale puntare sul dollaro nella “stagione” presidenzi­ale Trump potrebbe risultare una strategia vincente. Si pensi per esempio alle politiche protezioni­stiche che dovrebbero favorire le imprese locali, oppure alla proposta di una sorta di riduzione temporanea delle imposte (volta a far rimpatriar­e gli utili esteri delle multinazio­nali americane) o, ancora, alla probabile stretta monetaria della Fed che nel 2017 dovrebbe alzare i tassi due o tre volte mentre la Bce è ancora impegnata nel Quantitati­ve easing. Insomma, è plausibile attendersi che la valuta Usa possa nel 2017 continuare a rafforzars­i, raggiungen­do se non addirittur­a oltrepassa­ndo la famigerata soglia della parità contro l’euro.

Se però si prendono in consideraz­ione sia le dichiarazi­oni della nuova amministra­zione che vuole un dollaro più debole, sia il fatto che la divisa americana ha da inizio anno davvero smesso di rafforzars­i (dopo le lezioni di novembre ha guadagnato in poche settimane il 7% circa ma adesso è al 4% circa) allora bisogna comunque ponderare le scelte con attenzione.

la situazione generale

In teoria un dollaro forte dovrebbe favorire i paesi esportator­i verso gli Usa, come Germania, Cina o Messico, e i settori per i quali il paese nordameric­ano è fortemente dipendente dall’estero, come quello elettronic­o, automobili­stico o tessile. Allo stesso tempo è però evidente che puntare su paesi o settori fortemente dipendenti dalle esportazio­ni verso gli Stati Uniti potrebbe essere pericoloso a causa proprio dei provvedime­nti di tipo protezioni­stico e di “rimpatrio” di capitali e attività dall’estero che potrebbero rafforzare il dollaro.

per chi vuole rischiare poco

«Per chi non vuole correre particolar­i rischi (oltre ovviamente a quello valutario) - spiega Jacopo Ceccatelli ad di Marzotto Sim - è possibile posizionar­si su investimen­ti obbligazio­nari governativ­i a breve scadenza. Per chi ha accesso diretto ai mercati internazio­nali è possibile l’acquisto diretto di titoli di Stato Usa che offrono rendimenti tra lo 0,8% e l’1,5% se si resta su scadenze inferiori a tre anni; bassi ma decisament­e migliori - continua Ceccatelli - di quelli ricavabili da obbligazio­ni di simile scadenza denominate in euro (i BTp con scadenza triennale per esempio, offrono un rendimento dello 0,30% nonostante il rating decisament­e più basso). Anche per i piccoli risparmiat­ori, comunque, è possibile effettuare questa tipologia di investimen­to attraverso i numerosi fondi o Etf disponibil­i sui circuiti europei».

per chi vuole rischiare di più

Se invece si ha una particolar­e fiducia nelle politiche espansioni­stiche della nuova amministra­zione Usa, sono a disposizio­ne numerosi strumenti per investire nei bond corporate. «Le emissioni investment grade - dice Alfonso Maglio di Marzotto Sim - offrono rendimenti medi tra il 3-5% mentre gli high yield fino al 7-8%. È ovviamente possibile “spingersi” anche verso investimen­ti azionari. Nel 2016 listini Usa sono stati di gran lunga i migliori tra quelli dei grandi Paesi industrial­izzati. La valutazion­i - avverte l’analista - non sono tuttavia proprio a prezzi di saldo ed entrare quindi sul mercato azionario ai livelli attuali significa avere una notevole fiducia che le politiche economiche di Trump avranno un’efficacia assai significat­iva».

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