Buone chance dal dollaro se il portafoglio è bilanciato
La divisa americana è prevista in crescita ma da pesare i rischi legati alle politiche annunciate da Trump
Allo stato attuale puntare sul dollaro nella “stagione” presidenziale Trump potrebbe risultare una strategia vincente. Si pensi per esempio alle politiche protezionistiche che dovrebbero favorire le imprese locali, oppure alla proposta di una sorta di riduzione temporanea delle imposte (volta a far rimpatriare gli utili esteri delle multinazionali americane) o, ancora, alla probabile stretta monetaria della Fed che nel 2017 dovrebbe alzare i tassi due o tre volte mentre la Bce è ancora impegnata nel Quantitative easing. Insomma, è plausibile attendersi che la valuta Usa possa nel 2017 continuare a rafforzarsi, raggiungendo se non addirittura oltrepassando la famigerata soglia della parità contro l’euro.
Se però si prendono in considerazione sia le dichiarazioni della nuova amministrazione che vuole un dollaro più debole, sia il fatto che la divisa americana ha da inizio anno davvero smesso di rafforzarsi (dopo le lezioni di novembre ha guadagnato in poche settimane il 7% circa ma adesso è al 4% circa) allora bisogna comunque ponderare le scelte con attenzione.
la situazione generale
In teoria un dollaro forte dovrebbe favorire i paesi esportatori verso gli Usa, come Germania, Cina o Messico, e i settori per i quali il paese nordamericano è fortemente dipendente dall’estero, come quello elettronico, automobilistico o tessile. Allo stesso tempo è però evidente che puntare su paesi o settori fortemente dipendenti dalle esportazioni verso gli Stati Uniti potrebbe essere pericoloso a causa proprio dei provvedimenti di tipo protezionistico e di “rimpatrio” di capitali e attività dall’estero che potrebbero rafforzare il dollaro.
per chi vuole rischiare poco
«Per chi non vuole correre particolari rischi (oltre ovviamente a quello valutario) - spiega Jacopo Ceccatelli ad di Marzotto Sim - è possibile posizionarsi su investimenti obbligazionari governativi a breve scadenza. Per chi ha accesso diretto ai mercati internazionali è possibile l’acquisto diretto di titoli di Stato Usa che offrono rendimenti tra lo 0,8% e l’1,5% se si resta su scadenze inferiori a tre anni; bassi ma decisamente migliori - continua Ceccatelli - di quelli ricavabili da obbligazioni di simile scadenza denominate in euro (i BTp con scadenza triennale per esempio, offrono un rendimento dello 0,30% nonostante il rating decisamente più basso). Anche per i piccoli risparmiatori, comunque, è possibile effettuare questa tipologia di investimento attraverso i numerosi fondi o Etf disponibili sui circuiti europei».
per chi vuole rischiare di più
Se invece si ha una particolare fiducia nelle politiche espansionistiche della nuova amministrazione Usa, sono a disposizione numerosi strumenti per investire nei bond corporate. «Le emissioni investment grade - dice Alfonso Maglio di Marzotto Sim - offrono rendimenti medi tra il 3-5% mentre gli high yield fino al 7-8%. È ovviamente possibile “spingersi” anche verso investimenti azionari. Nel 2016 listini Usa sono stati di gran lunga i migliori tra quelli dei grandi Paesi industrializzati. La valutazioni - avverte l’analista - non sono tuttavia proprio a prezzi di saldo ed entrare quindi sul mercato azionario ai livelli attuali significa avere una notevole fiducia che le politiche economiche di Trump avranno un’efficacia assai significativa».