Il Sole 24 Ore

Sterlina, quadro ancora volatile

Paganini (Fxcm): «Prematuro puntare su un’inversione al rialzo »

- Andrea Gennai

La profonda debolezza della sterlina britannica, scaturita dalla Brexit, potrebbe ancora non essere arrivata al capolinea. La scommessa sulla divisa di Londra, almeno per i prossimi mesi, resta ad alto rischio: serviranno i dettagli dell’uscita dalla Ue per capire quali saranno le prospettiv­e della quarta valuta più importante a mondo dopo dollaro Usa, euro e yen.

Intanto giovedì scorso la BoE (Banca d’Inghilterr­a) ha confermato, in linea con le attese, il tasso di riferiment­o allo 0,25% e il programma di acquisti nell’ambito del quantitati­ve easing. L’istituto di emissione non sembra però avere alcuna fretta di mettere mano agli strumenti di politica monetaria, in una fase in cui l’economia deve ancora prendere le misure della Brexit. «Bisogna analizzare due aspetti che riguardano la divisa britannica- spiega Matteo Paganini, capo analista Fxcm Italia - cioè da un lato i flussi veri e propri sulla sterlina come valuta, dall’altro quelli sugli asset denominati in sterlina come bond e azioni». Per quanto riguarda questi ultimi va osservato come l’indice Ftse 100 di Londra sia ai massimi storici e salvo correzioni possa mantenere ancora un’impostazio­ne positiva di fondo e il governativ­o decennale, il Gilt, renda appena l’1,5%, anche per effetto dell’azione della BoE.

Diverso è il discorso se focalizzia­mo l’attenzione solo sull’aspettato valutario. «Sposando un approccio quantitati­vo - continua Paganini - appare sensato ritenere che gli acquisti di sterline che servono per comprare bond ed equity, in futuro po- trebbero essere inferiori rispetto alle fuoriuscit­e di divisa domestica dall’economia, plausibili in vista dei futuri accordi bilaterali dopo la Brexit. La sterlina potrebbe quindi guadagnare terreno nel breve periodo, ma nel medio termine potrebbe tornare sotto pressione. La divisa di Sua Maestà non è quindi pronta per una stabile inversione al rialzo».

La debolezza del Pound (sterlina) potrebbe essere più spiccata verso l’euro. «Dal momento - continua Paganini - che il cross Eur-Gbp non è che la risultante dei due cambi principali, vale a dire euro/dollaro e sterlina/dollaro, ipotizzand­o un trading range di euro/dollaro nell’area tra 1,04 e 1,10 ancora nel medio periodo, se la sterlina si indeboliss­e contro dollaro allora scenderà più marcatamen­te rispetto alla moneta unica. Pertanto chi volesse puntare su asset britannici dovrà preoccupar­si di coprirsi dal rischio cambio».

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