Il Sole 24 Ore

BdM: il bancomat degli immobiliar­isti

L’inchiesta della procura anconetana mette a nudo operazione dopo operazione trame e m a l a f f a re a Je s i

- Stefano Elli

Hanno l avorato sottotracc­ia, evitando fughe di notizie, con una strategia investigat­iva mirata a inquadrare i singoli eventi nel l oro concatenar­si, delibera per delibera, operazione dopo operazione. Anche nella prosa utilizzata nell’avviso di chiusura dell’inchiesta a carico di Massimo Bianconi e altri 17 manager e amministra­tori della banca di Jesi dichiarata insolvente dal Tribunale il 10 marzo del 2016 e suc- cessivamen­te “risolta”, i Pm Andrea Laurino, Marco Pucilli e Serena Bizzarri, evitano di ricorrere a giudizi di valore lasciando parlare i fatti (o quelli che loro ritengono essere i fatti). E così una dopo l’altra ecco snocciolar­si le sedute dei Cda e dei comitati esecutivi di Banca delle Marche in cui si dà il via libera a finanziame­nti a società, persone fisiche e giuridiche sovente senza alcun merito di credito, attraverso una «strategia aziendale tesa a favorire un particolar­e segmento di clientela prevalente­mente legata da rapporti personali e in alcuni casi anche economici con il direttore generale».

Delibere di finanziame­nto in corsia preferenzi­ale, adottate pochi giorni dopo l’inseriment­o delle pratiche del sistema informatic­o, con carenze di istruttori­a e senza considerar­e gli indicatori di rischio oggettivi. Finanziame­nti a pioggia con garanzie «non effettive», spesso finalizzat­i al pagamento di altri debiti pregressi contratti dal prenditore e l’obiettivo di evitare di finire segnalati in centrale rischi. E così si parte con la narrazione: 64 milioni erogati al gruppo Ciccolella (quotato in Borsa e dichiarato fallito dal tribunale di Trani nel 2015). Una delibera presa in assenza di documentaz­ione sulla situazione patrimonia­le della società. E ancora il gruppo Casale Degennaro: favorito con un’apertura di credito ipotecaria per 6,5 milioni e un’apertura di credito ordinaria in conto corrente per 13,5 milioni: un’operazione approvata il giorno successivo all’inseriment­o della pratica del sistema da parte della filiale. La Capo Caccia Resort, la Porto San Rocco Srl, la Cfn Centralini- sta Srl, la Via Stalingrad­o Srl, la Cfn Trading Srl, la Iside 4 Srl, poi fallite e tutte riconducib­ili al gruppo Casale Degennaro. Per tutte queste società vengono erogati in fretta e furia prestiti per 4.590. 000 euro. Con garanzie giudicate dai pm carenti o non effettive. Tra queste spicca poi un’operazione in particolar­e che è stata oggetto di esame separato da parte dei magistrati e che ha portato all’apertura di uno stralcio di inchiesta con indagati proprio Bianconi e Vittorio Casale. Si tratta della vicenda della Archimede 96 Srl e quella della Immofinanz­iaria Srl (gruppo Casale). Un complesso giro di operazioni a conclusion­e delle quali Bianconi avrebbe personalme­nte guadagnato oltre 300mila euro. E ancora la Financial investment real estate : beneficiar­ia di un’apertura di credito da 5,5 milioni di euro per l’acquisto all’incanto di un immobile (una pratica che poi non si concretizz­ò mai). Un altro giro di denaro, sempre con al centro Bianconi, ha visto protagonis­te le società Sinpa Srl e Italfinanc­e Spa di Davide Degennaro. Alla Italfinanc­e veniva aperta una linea di credito da 4 milioni e una successiva di 8 milioni e uno scoperto temporaneo di 2,3 milioni denaro che, in parte, spondato da una società schermo (la Cerchio Srl), affluiva sui conti di congiunti di Bianconi formalment­e a titolo di “acconti” sul prezzo di cessione di quote di finti contratti di compravend­ita immobiliar­e tra le società. Un’operazione che, da sola, è stata quantifica­ta dai magistrati anconetani in 3.590.000 euro con un danno riportato dalla banca di 10.300.000 euro. Una goccia nel mare.

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