BdM: il bancomat degli immobiliaristi
L’inchiesta della procura anconetana mette a nudo operazione dopo operazione trame e m a l a f f a re a Je s i
Hanno l avorato sottotraccia, evitando fughe di notizie, con una strategia investigativa mirata a inquadrare i singoli eventi nel l oro concatenarsi, delibera per delibera, operazione dopo operazione. Anche nella prosa utilizzata nell’avviso di chiusura dell’inchiesta a carico di Massimo Bianconi e altri 17 manager e amministratori della banca di Jesi dichiarata insolvente dal Tribunale il 10 marzo del 2016 e suc- cessivamente “risolta”, i Pm Andrea Laurino, Marco Pucilli e Serena Bizzarri, evitano di ricorrere a giudizi di valore lasciando parlare i fatti (o quelli che loro ritengono essere i fatti). E così una dopo l’altra ecco snocciolarsi le sedute dei Cda e dei comitati esecutivi di Banca delle Marche in cui si dà il via libera a finanziamenti a società, persone fisiche e giuridiche sovente senza alcun merito di credito, attraverso una «strategia aziendale tesa a favorire un particolare segmento di clientela prevalentemente legata da rapporti personali e in alcuni casi anche economici con il direttore generale».
Delibere di finanziamento in corsia preferenziale, adottate pochi giorni dopo l’inserimento delle pratiche del sistema informatico, con carenze di istruttoria e senza considerare gli indicatori di rischio oggettivi. Finanziamenti a pioggia con garanzie «non effettive», spesso finalizzati al pagamento di altri debiti pregressi contratti dal prenditore e l’obiettivo di evitare di finire segnalati in centrale rischi. E così si parte con la narrazione: 64 milioni erogati al gruppo Ciccolella (quotato in Borsa e dichiarato fallito dal tribunale di Trani nel 2015). Una delibera presa in assenza di documentazione sulla situazione patrimoniale della società. E ancora il gruppo Casale Degennaro: favorito con un’apertura di credito ipotecaria per 6,5 milioni e un’apertura di credito ordinaria in conto corrente per 13,5 milioni: un’operazione approvata il giorno successivo all’inserimento della pratica del sistema da parte della filiale. La Capo Caccia Resort, la Porto San Rocco Srl, la Cfn Centralini- sta Srl, la Via Stalingrado Srl, la Cfn Trading Srl, la Iside 4 Srl, poi fallite e tutte riconducibili al gruppo Casale Degennaro. Per tutte queste società vengono erogati in fretta e furia prestiti per 4.590. 000 euro. Con garanzie giudicate dai pm carenti o non effettive. Tra queste spicca poi un’operazione in particolare che è stata oggetto di esame separato da parte dei magistrati e che ha portato all’apertura di uno stralcio di inchiesta con indagati proprio Bianconi e Vittorio Casale. Si tratta della vicenda della Archimede 96 Srl e quella della Immofinanziaria Srl (gruppo Casale). Un complesso giro di operazioni a conclusione delle quali Bianconi avrebbe personalmente guadagnato oltre 300mila euro. E ancora la Financial investment real estate : beneficiaria di un’apertura di credito da 5,5 milioni di euro per l’acquisto all’incanto di un immobile (una pratica che poi non si concretizzò mai). Un altro giro di denaro, sempre con al centro Bianconi, ha visto protagoniste le società Sinpa Srl e Italfinance Spa di Davide Degennaro. Alla Italfinance veniva aperta una linea di credito da 4 milioni e una successiva di 8 milioni e uno scoperto temporaneo di 2,3 milioni denaro che, in parte, spondato da una società schermo (la Cerchio Srl), affluiva sui conti di congiunti di Bianconi formalmente a titolo di “acconti” sul prezzo di cessione di quote di finti contratti di compravendita immobiliare tra le società. Un’operazione che, da sola, è stata quantificata dai magistrati anconetani in 3.590.000 euro con un danno riportato dalla banca di 10.300.000 euro. Una goccia nel mare.