Borse in cerca di segnali di distensione
Trump stempera la corsa del dollaro e il rialzo dei re ndimenti dei bond statunitesi
Le Banche centrali prendono tempo e le obbligazioni respirano, mentre le falle nella propensione al rischio muovono i listini azionari a corrente alternata. La Federal Reserve americana nel primo comitato monetario del nuovo anno ha tergiversato su un altro rialzo dei tassi di interesse — che i mercati ora stimano probabile a giugno — in attesa di verificare le misure fiscali del Presidente Donald Trump e il loro impatto su inflazione e moneta. Trump, dal canto suo, ha stemperato l’ansia degli investitori alla rincorsa del dollaro in rafforzamento e dei rendimenti obbligazionari in aumento, perché ha iniziato una campagna contro la svalutazione eccessiva delle valute dei principali partner commerciali degli Stati Uniti, Eurozona e Cina in primis. Trump, in pratica, cerca di ammortizzare i danni all’economia a stelle e strisce di un irrobustimento eccessivo del biglietto verde, che discende proprio dai suoi proclami a favore di una politica protezionistica e reflativa.
Giovedì 2 febbraio, il giorno successivo alla riunione della Fed, un po’ di acquisti sono tornati sui Treasury Usa e pure sui titoli di Stato dell’Eurozona, compresi quelli meno appetibili agli operatori; il differenziale di rendimento dei BTp rispetto al Bund tedesco si è ristretto di una decina di punti base (0,1%) dai massimi toccati nei giorni precedenti e si è riportato verso l’1,8%. Anche Mario Draghi, a capo della Banca centrale europea, ha contribuito alla distensione degli operatori, confermando il ruolo benefico della moneta unica e dell’Unione Europea per tutti i Paesi, sebbene sia ancora monca sotto molti aspetti, quello finanziario in prima battuta. Sull’euro, in recupero sul dollaro fino a quota 1,08, un livello abbandonato nella prima metà di dicembre dopo appena un mese dalle presidenziali statunitensi, non hanno influito — per ora — le vicende politiche che fermentano nell’Eurozona; i colpi di scena nella campagna elettorale francese, che sembrerebbero favorire Marine Le Pen, contraria all’Unione monetaria, restano a margine dei parterre e si manifestano piuttosto nella quotazione dei titoli governativi di Parigi, che hanno perso velocemente punti, e nella riluttanza ad aumentare l’esposizione alle Borse. Il rimbalzo dell’oro oltre i 1.200 dollari l’oncia segnala una generale cautela.