Intesa: più tempo e chiarezza per valutare il dossier Generali
Nel 2016 l’utile sale a 3,1 miliardi - Confermati i 3 miliardi di cedole
p «Ci prenderemo tutto il tempo necessario» per una valutazione completa e solida perima di decidere se procedere a «un’integrazione con le Generali». Così l’ad di Banca Intesa sull’operazione Generali. Intanto Banca Intesa chiude il 2016 con l’utile in salita a 3,1 miliardi; confermati i 3 miliardi di cedole.
La salvaguardia del capitale (senza sconti o franchigie), la conferma della redditività, una razionalità industriale di fondo. Ieri l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina ha ribadito, scandendole una per una, le tre condizioni a cui Intesa potrebbe giungere a una proposta su Generali. Che, viste nel loro insieme, non sembrano facile da soddisfare immediatamente: «Ci prenderemo tutto il tempo necessario» per una «valutazione completa e solida» prima di decidere se procedere a «un’integrazione con le Generali».
L’opzione non è abortita. Anzi, le valutazioni procedono. Ma ieri Messina ha ribadito che è una delle tante ipotesi di crescita esogena allo studio, e pertanto il dossier Generali segue l’iter previsto da Intesa per qualsiasi acquisizione: prima si valuta il rispetto di vincoli «severi» in tema di adeguatezza del capitale e di «creazione e distribuzione di valore ai soci», poi si «valuta se la logica industriale è in linea con il nostro piano» e solo se si superano con successo queste fasi, si arriva alla struttura di una possibile acquisizione.
La salvaguardia del capitale (senza scorciatoie), la conferma della redditività, una razionalità industriale di fondo. Ieri Carlo Messina ha ribadito, scandendole una per una, le tre condizioni a cui Intesa potrebbe giungere a una proposta su Generali. Che, viste nel loro insieme, non sembrano facile da soddisfare, per lo meno i mmediatamente: «Ci prenderemo tutto il tempo necessario», ha detto non a caso Messina, per una «valutazione completa e solida».
L’opzione non è abortita. Anzi, le valutazioni su un dossier di cui ieri ha parlato anche il premier Gentiloni («Ogni vicenda va seguita a modo suo e vorrei evitare paragoni impropri. Sono vicende che hanno una loro autonomia e con cui non interferiamo minimamente») procedono. Ma ieri Messina ha ribadito che è una delle tante ipotesi di crescita esogena allo studio, e pertanto il dossier Generali segue l’iter previsto da Intesa per qualsiasi acquisizione: prima si valuta il rispetto di vincoli «severi» in tema di adeguatezza del capitale e di «creazione e distribuzione di valore ai soci», poi si «valuta se la logica industriale è in linea con il nostro piano» e solo se si superano con successo queste fasi, si arriva alla struttura di una possibile acquisizione. E sulla partita del Leone si è, secondo Messina, nella «seconda fase di analisi», destinata a capire se la fisionomia di Generali «ben si adatti alle priorità strategiche del piano» di Intesa, che peraltro - come dimostrano i risultati presentati ieri - ha dato i frutti sperati, e assicurato una redditività superiore alla media.
Dunque, i paletti sono stringenti.Anche perché chiamano in causa i diversi referenti con cui la banca, e in particolare il suo capoazienda, deve relazionarsi. Prima di tutto, gli azionisti, che «restano la mia priorità assoluta», ha detto Messina a più riprese: i 10 miliardi di dividendi del piano sono confermati, e dunque pure i 3,4 miliardi di dividendi che dovranno arrivare sull’esercizio 2017. E l’impegno a staccare la maxi-cedola, ha garantito il ceo, resta in piedi anche in caso di operazioni straordinarie (tra cui Generali).
Poi c’è il capitale. Che sta a cuore ai soci ma anche alla Vigilanza, con la Bce non in vena di sconti quando si valutano operazioni di m&a. Al riguardo, ieri Messina ha aggiunto qualche dettaglio in più, perché ha spiegato che Intesa Sanpaolo potrebbe procedere sulla strada delle combinazioni industriali con Generali a patto che l’operazione sia «neutra a livello di capitale senza applicare nessuna franchigia, come il Danish Compromise», che permette ai conglomerati finanziari di avere vantaggi sul capitale dalle partecipazioni assicurative. Il messaggio è stato ripetuto a più riprese, e sicuramente sarà d’interesse per i vigilanti di Francoforte: non è dato sapere se in questi giorni la Bce sia stata già sondata sul potenziale merger, ma qualora si dovesse aprire un confronto con la Vigilanza, Intesa - si è chiarito ieri - non chiederà sconti sul capitale, tanto meno con il compromesso danese che, qualora accordato (ma è tutto da vedere) potrebbe aprire la strada a uno “sconto” divari miliardi sul capitale del nuovo agglomerato.
Infine, gli aspetti industriali. E qui il discorso era probabilmente rivolto al mercato e agli addetti ai lavori, dove in molti si sono mostrati scettici sulla plausibilità e sulle prospettive di redditività sostenibile di un gigante della bancassicurazione. Dalle parole di ieri di Messina si evince che l’analisi è approfondita, e l’eventuale newco dovrà essere coerente con i punti chiave del piano tuttora “in vigore”, basato sulla crescita nell’asset management, nel private banking e nell’assicurazione, con un particolare focus sui paesi doppia o tripla A. Anche qui, non è un dettaglio da poco: Generali è presente in molte piazze che rispettano tali requisiti, ma si tratta pur sempre di un gruppo multiforme di cui occorre approfondire la conoscenza prima di approdare a un’(eventuale) proposta. Un motivo in più per prendersi «tutto il tempo che serserve».