Il Sole 24 Ore

Intesa: più tempo e chiarezza per valutare il dossier Generali

Nel 2016 l’utile sale a 3,1 miliardi - Confermati i 3 miliardi di cedole

- Marco Ferrando @marcoferra­ndo77 © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

p «Ci prenderemo tutto il tempo necessario» per una valutazion­e completa e solida perima di decidere se procedere a «un’integrazio­ne con le Generali». Così l’ad di Banca Intesa sull’operazione Generali. Intanto Banca Intesa chiude il 2016 con l’utile in salita a 3,1 miliardi; confermati i 3 miliardi di cedole.

La salvaguard­ia del capitale (senza sconti o franchigie), la conferma della redditivit­à, una razionalit­à industrial­e di fondo. Ieri l’amministra­tore delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina ha ribadito, scandendol­e una per una, le tre condizioni a cui Intesa potrebbe giungere a una proposta su Generali. Che, viste nel loro insieme, non sembrano facile da soddisfare immediatam­ente: «Ci prenderemo tutto il tempo necessario» per una «valutazion­e completa e solida» prima di decidere se procedere a «un’integrazio­ne con le Generali».

L’opzione non è abortita. Anzi, le valutazion­i procedono. Ma ieri Messina ha ribadito che è una delle tante ipotesi di crescita esogena allo studio, e pertanto il dossier Generali segue l’iter previsto da Intesa per qualsiasi acquisizio­ne: prima si valuta il rispetto di vincoli «severi» in tema di adeguatezz­a del capitale e di «creazione e distribuzi­one di valore ai soci», poi si «valuta se la logica industrial­e è in linea con il nostro piano» e solo se si superano con successo queste fasi, si arriva alla struttura di una possibile acquisizio­ne.

La salvaguard­ia del capitale (senza scorciatoi­e), la conferma della redditivit­à, una razionalit­à industrial­e di fondo. Ieri Carlo Messina ha ribadito, scandendol­e una per una, le tre condizioni a cui Intesa potrebbe giungere a una proposta su Generali. Che, viste nel loro insieme, non sembrano facile da soddisfare, per lo meno i mmediatame­nte: «Ci prenderemo tutto il tempo necessario», ha detto non a caso Messina, per una «valutazion­e completa e solida».

L’opzione non è abortita. Anzi, le valutazion­i su un dossier di cui ieri ha parlato anche il premier Gentiloni («Ogni vicenda va seguita a modo suo e vorrei evitare paragoni impropri. Sono vicende che hanno una loro autonomia e con cui non interferia­mo minimament­e») procedono. Ma ieri Messina ha ribadito che è una delle tante ipotesi di crescita esogena allo studio, e pertanto il dossier Generali segue l’iter previsto da Intesa per qualsiasi acquisizio­ne: prima si valuta il rispetto di vincoli «severi» in tema di adeguatezz­a del capitale e di «creazione e distribuzi­one di valore ai soci», poi si «valuta se la logica industrial­e è in linea con il nostro piano» e solo se si superano con successo queste fasi, si arriva alla struttura di una possibile acquisizio­ne. E sulla partita del Leone si è, secondo Messina, nella «seconda fase di analisi», destinata a capire se la fisionomia di Generali «ben si adatti alle priorità strategich­e del piano» di Intesa, che peraltro - come dimostrano i risultati presentati ieri - ha dato i frutti sperati, e assicurato una redditivit­à superiore alla media.

Dunque, i paletti sono stringenti.Anche perché chiamano in causa i diversi referenti con cui la banca, e in particolar­e il suo capoaziend­a, deve relazionar­si. Prima di tutto, gli azionisti, che «restano la mia priorità assoluta», ha detto Messina a più riprese: i 10 miliardi di dividendi del piano sono confermati, e dunque pure i 3,4 miliardi di dividendi che dovranno arrivare sull’esercizio 2017. E l’impegno a staccare la maxi-cedola, ha garantito il ceo, resta in piedi anche in caso di operazioni straordina­rie (tra cui Generali).

Poi c’è il capitale. Che sta a cuore ai soci ma anche alla Vigilanza, con la Bce non in vena di sconti quando si valutano operazioni di m&a. Al riguardo, ieri Messina ha aggiunto qualche dettaglio in più, perché ha spiegato che Intesa Sanpaolo potrebbe procedere sulla strada delle combinazio­ni industrial­i con Generali a patto che l’operazione sia «neutra a livello di capitale senza applicare nessuna franchigia, come il Danish Compromise», che permette ai conglomera­ti finanziari di avere vantaggi sul capitale dalle partecipaz­ioni assicurati­ve. Il messaggio è stato ripetuto a più riprese, e sicurament­e sarà d’interesse per i vigilanti di Francofort­e: non è dato sapere se in questi giorni la Bce sia stata già sondata sul potenziale merger, ma qualora si dovesse aprire un confronto con la Vigilanza, Intesa - si è chiarito ieri - non chiederà sconti sul capitale, tanto meno con il compromess­o danese che, qualora accordato (ma è tutto da vedere) potrebbe aprire la strada a uno “sconto” divari miliardi sul capitale del nuovo agglomerat­o.

Infine, gli aspetti industrial­i. E qui il discorso era probabilme­nte rivolto al mercato e agli addetti ai lavori, dove in molti si sono mostrati scettici sulla plausibili­tà e sulle prospettiv­e di redditivit­à sostenibil­e di un gigante della bancassicu­razione. Dalle parole di ieri di Messina si evince che l’analisi è approfondi­ta, e l’eventuale newco dovrà essere coerente con i punti chiave del piano tuttora “in vigore”, basato sulla crescita nell’asset management, nel private banking e nell’assicurazi­one, con un particolar­e focus sui paesi doppia o tripla A. Anche qui, non è un dettaglio da poco: Generali è presente in molte piazze che rispettano tali requisiti, ma si tratta pur sempre di un gruppo multiforme di cui occorre approfondi­re la conoscenza prima di approdare a un’(eventuale) proposta. Un motivo in più per prendersi «tutto il tempo che serserve».

 ??  ??
 ??  ??
 ?? FOTOGRAMMA ?? Al vertice.
Il ceo di Intesa Sanpaolo Carlo Messina
FOTOGRAMMA Al vertice. Il ceo di Intesa Sanpaolo Carlo Messina

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy