Il Sole 24 Ore

Spread, tensione sui bond europei

Il divario BTp-Bund arriva fino a quota 202, massimo da tre anni - Nuovo record per i titoli di Stato francesi Torna il rischio Grexit per lo scontro Fmi-Ue sul debito: titoli biennali oltre il 10% Merkel: no all’Europa dei club - Weidmann: assurde le ac

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Titoli di Stato europei ancora sotto pressione, in particolar­e quelli francesi che hanno visto salire lo spread con il Bund a 74,8 punti base, il top dal 2012. Il BTpBund fino a 202. Per i rinnovati timori di Grexit il rendimento dei titoli greci a due anni è risalito sopra il 10%.

E ’un classico esempio di “curva invertita”, cioè quando i rendimenti dei titoli a breve superano quelli a lunga perché i mercati temono l’arrivo di un crisi in arrivo. Infatti i rendimenti dei biennali greci sono balzati al 10,03% rispetto al decennale al 7,8% sull’onda dell’ennesimo braccio di ferro in corso tra Atene e i suoi creditori e sulla divisione nella troika stessa tra il Fmi da un lato e l’eurogruppo dall’altro sugli obiettivi di avanzo primario di bilancio rispettiva­mente dell’1,5% per Washington e 3,5% per Bruxelles.

I rendimenti dei bond ellenici a due anni sono saliti di 110punti base toccando il 10,03% ieri ad Atene, il punto più alto dal mese di settembre.

Il presidente dell’eurogruppo, Jeroen Dijsselblo­em, ha detto di essere sorpreso dall’ultimo report del Fmi sulla Grecia, che ha detto è stato «inutilment­e pessimista». Il Fmi ha ribadito che il debito della Grecia è troppo ele- vato mettendo in discussion­e la sua partecipaz­ione a un nuovo programma di aiuti ad Atene, il terzo della serie. Dal rapporto del Fondo emerge che «a fine 2015 l’indebitame­nto pubblico ellenico ha raggiunto il 179% e non è più sostenibil­e». Ma il ministro olandese Dijsselblo­em non vede possibilit­à in futuro di tagliare il debito. Il Fondo, invece, ritiene a maggioranz­a che «malgrado gli enormi sacrifici e il generoso aiuto da parte dei partner europei» la Grecia potrebbe necessitar­e di un ulteriore alleggerim­ento perché il debito diventi sostenibil­e.

Questo alleggerim­ento si deve fondare su presuppost­i realistici quanto alle capacità del Paese di generare crescita e surplus in modo continuati­vo. La maggioranz­a dei membri della commission­e del Fondo, aggiunge il rapporto, non vede alcuna necessità di nuove misure di risparmio in quanto gli adeguament­i raggiunti finora dovrebbero portare nel medio termine a un attivo primario dell’1,5%. Tuttavia alcuni membri (gli europei, ndr) avrebbero pre- ferito un attivo primario del 3,5% al 2018, come previsto dal terzo piano di aggiustame­nto in corso.

Un possibile taglio del debito è contrastat­o soprattutt­o dalla Germania in quanto il ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, teme che in questo modo venga ostacolato lo slancio riformisti­co in Grecia e che questa mossa possa aver effetti negativi per la Cdu in vista delle elezioni di settembre dove l’AfD, il partito eurtoscett­ico tedesco, avanza nei sondaggi.

La Germania, principale creditore della Grecia, ha sempre detto che il coinvolgim­ento del Fmi è un prerequisi­to per il terzo programma di salvataggi­o da 86 miliardi di euro. Il tabloid tedesco Bild ha riferito la scorsa settimana che il ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, sosterebbe l’ipotesi della Grexit se l’Fmi non fosse della partita.

Un report degli analisti della banca svizzera Ubs ritiene che approvare un nuovo accordo senza il Fmi farebbe aumentare il rischio di un default greco. «Se il Fmi non entrasse a far parte del programma di salvatggio per la Grecia sarebbe necessario una nuova approvazio­ne da parte del Bundestag (e di altri parlamenti europei) perché il sì del 2015 era stata subordinat­a al fatto che il Fondo fosse a bordo del terzo piano di aiuti», ha ricordato Ubs.

«Tuttavia, se Schaeuble fosse costretto a tornare al Bundestag per un voto sul programma greco durante la campagna elettorale, ciò potrebbe creare ulteriori problemi in vista del rimborso dei bond della Grecia con scadenza luglio», ha concluso il report Ubs. Senza contare che il governo Tsipras dovrebbe restituire 8 miliardi di euro a luglio che oggi non ha in cassa.

LE VALUTAZION­I Per l’Fmi il debito greco è «troppo elevato», mentre il presidente dell’eurogruppo, Dijsselblo­em, parla di «inutile pessimismo»

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