Raggi indagata per abuso d’ufficio anche per la nomina di Romeo
L’ipotesi: per la nomina scavalcata la dirigente del personale - Nella delibera non indicato lo stipendio
Virginia Raggi è indagata per concorso in abuso d’ufficio anche per la nomina del suo ex capo segreteria Salvatore Romeo. L’ipotesi dei Pm è che nella nomina la sindaca abbia scavalcato la dirigente del personale. Nella delibera non era poi indicato lo stipendio. Giallo su una telefonata a Sgarbi in cui Grillo avrebbe definito la sindaca «depensante».
pEnnesima giornata nera per il Campidoglio e per il “raggio magico”. Con un nuovo capo d’imputazione a carico della sindaca pentastellata Virginia Raggi, indagata anche per concorso in abuso d’ufficio con Salvatore Romeo per la nomina del suo fedelissimo a capo segreteria. E con il “giallo” di una telefonata, rivelata da Vittorio Sgarbi, in cui Beppe Grillo 25 giorni fa avrebbe definito Raggi «non una cretina, ma una depensante». Neologismo coniato anni fa da Carmelo Bene e subito diventato un tormentone sulla rete. Il leader dei Cinque Stelle ha smentito con un tweet: «Ringrazio il mio imitatore che ha preso in giro il #FakeIntellettuale».
Ma non sono le chiacchiere a spaventare il M5S, anche se alimentano i sospetti sull’autenticità del sostegno di Grillo alla sindaca. Sono le mosse della procura a destare preoccupazione. Il faro adesso si è acceso sul 9 agosto, quando in Campidoglio hanno atteso che la responsabile delle Risorse umane fosse in ferie per triplicare il valore del contratto di Romeo. Un incarico da capo segreteria politica che, però, rivestiva già dal 19 giugno, quando la sindaca M5S si è insediata. Perché, dunque, Raggi ha atteso un mese e mezzo prima di disporre la nomina di Romeo?
Il sospetto di chi indaga è che si dovessero superare alcuni ostacoli, come il ruolo di Laura Benente, ex capo del Dipartimento risorse umane,cherisultascavalcatanellapredisposizione della delibera di assunzione di Romeo (n. 19) da un altro funzionario: Gianluca Viggiano, amministrativo molto legato a Raffaele Marra, il superburocrate agli arresti da dicembre per sospetta corruzione, risalente al 2013. Il fascicolo del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del sostituto Francesco Dal- l’Olio conta due iscritti nel registro degli indagati: Romeo e Raggi, accusati di concorso in abuso d’ufficio. Reato messo in relazione alla nomina dell’ex capo segreteria, passato in applicazione del Testo unico degli enti locali da uno stipendio di 39mila euro a 110mila, poi abbassati a 93mila dopo l’intervento dell’Anac a settembre. Si tratta, dunque, della seconda imputazione per Raggi, già indagata in concorso con Raffaele Marra dei reati di abuso d’ufficio e falso, in merito alla nomina di Renato Marra a direttore del Turismo. Oggi i magistrati potrebbero ascoltare Romeo, anche se l’interrogatorio potrebbe slittare. Non è escluso che i pm vogliano chiarire anche la vicenda delle due polizze di cui la Raggi risulta beneficiaria, anche se allostatolaprocuranonleritienepenalmente rilevanti. Nel mirino dei magistrati c’è soprattutto la presunta «macchinazione» per predisporre la nomina di Romeo. La vicenda è illustrata anche da un lungo esposto inoltrato dall’ex capo di gabinetto Carla Raineri ai magistrati, che scrive: «Ho trovato sospetto il fatto che la delibera fosse adottata il 9 agosto, ove si consideri che il signor Romeo esercitava le funzioni di capo segreteria particolare del sindaco sin dall’insediamento e cioè il 19 giugno». Aggiunge che «questa discrasia temporale può giustificarsi con il fatto che prima di allora la dottoressa Benente era in servizio e non avrebbe,presumibilmente,apposto la propria firma su una delibera che ha sempre dichiarato di non condividere». Raineri spiega, inoltre, che la stessa delibera «non è passata al vaglio del gabinetto del sindaco», come previsto dalla legge. Inoltre,«la nomina è inserita assieme ad altre due, senza che però sia deliberato il quantum economico, rinviato a categorie contrattuali di non immediata percezione».
Dal Campidoglio nessun commento. La linea resta la stessa: ostentareserenità.Erilanciare.Raggi-che ieri ha incontrato i rappresentanti della As Roma concordando la par- tenza da domani di tavoli tecnici sul progetto dello stadio - sul suo profilo Facebook ha “aggiornato” a 91 la lista dei «43 successi» elencati da Grillo: «Roma è ripartita, anche se ci hanno lasciato una macchina senza ruote e volante (i soliti noti li avevano rubati...)». Oggi sarà con altri sindaci Cinque Stelle (Chiara Appendino, Filippo Nogarin e Federico Piccitto) alla presentazione del sito dedicato ai «risultati comuni M5S», come annunciato in un video da Luigi Di Maio. Che ha rimpolpato l’attacco alla stampa consegnando al presidente dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, una lettera in cui segnala articoli, testate e cronisti con i quali a suo avviso, sul caso delle polizze di Romeo, «è stato toccato un limite che è nostro dovere denunciare».
Il clima rimane teso, anche tra gli ortodossi in Parlamento che reclamano un confronto con i vertici. Grillo è atteso presto nella capitale. Tra deputati e senatori è circolato un modulo da riempire con le richieste al leader. E il fronte delle grane giudiziarie si allarga: il giudice del lavoro di Roma ha fissato per il 9 marzo l’udienza sul ricorso presentato dal sindacato dei dirigenti capitolini Direl-Dircom contro l’interpello di novembre,quellochehaportatoalla nomina di Renato Marra. Macchiato, secondo la Dircom, da condotta antisindacale, perché è mancato l’«esame congiunto» sui criteri generali di svolgimento della procedura di conferimento degli incarichi, avvenuta peraltro «senza alcuna forma di valutazione comparativa». Oggi i dirigenti si riuniranno in assemblea. Sbandierando la sentenza del 26 gennaio con cui lo stesso giudice ha condannato Roma Capitale per condotta antisindacale annullando la nota dell’ex commissario Tronca sulla valutazione dei dirigenti. Il motivo? Era mancato proprio l’«esame congiunto».
LA «RIVELAZIONE» DI SGARBI «Grillo al telefono mi ha detto che Raggi è depensante, ho l’audio». Ma il leader dei Cinque Stelle smentisce: «Era un imitatore»