Il Sole 24 Ore

Cedola e dispositiv­i di garanzia frenano i ribassi

- Nicola Borzi nicola. borzi@ ilsole24or­e. com

p Esistono titoli del debito pubblico italiano più “resistenti” di altri alla pressione dell’innalzamen­to dei rendimenti? Come possono essere individuat­i? Quali sono le “buone pratiche” di investimen­to per i risparmiat­ori? Sono le domande che in queste ore molti piccoli investitor­i rivolgono alla platea dei consulenti, alla ricerca di opzioni per la quota dei loro portafogli collocata sui titoli di Stato italiani. A parte le consideraz­ioni sull’“elasticità” dei corsi dei singoli titoli alla variazione dei tassi, che cresce con il crescere della durata finanziari­a, sul tema di recente si sono esercitati gli analisti di banche e case d’investimen­to: le loro risposte sono univoche e riguardano la struttura legale del titolo e la cedola che paga.

Un report del 3 febbraio scorso di Morgan Stanley sulla strategia globale in materia di tassi di interesse del reddito fisso focalizza l’attenzione sulla struttura legale dei singoli titoli di Stato. In sostanza, indicano gli analisti, in uno scenario di au- mento del rischio di credito i titoli di Stato italiani da preferire sono quelli a bassa cedola assistiti dalle clausole Cac. Le Cac, o clausole di azione collettiva, sono delle disposizio­ni che disciplina­no le regole dell’eurozona per le procedure di rinegoziaz­ione del debito nel caso di Paesi in difficoltà. Queste regole permettono a uno Stato in difficoltà di ristruttur­are interessi e scadenze dei suoi titoli, eventualme­nte sostituend­oli con altri meno onerosi, solo se le modifiche sono approvate da una maggioranz­a qualificat­a di obbligazio­nisti. Sono state introdotte dal Fondo Salva Stati europeo del marzo 2011 e recepite in Italia dal decreto n 96717 del 7 dicembre 2012, entrato in vigore dal gennaio 2013. Si applicano a tutti i titoli di nuova emissione (non le riaperture) di durata superiore a un anno come BTp, Cct e CTz. Secondo l’analisi di Morgan Stanley, i titoli di Stato italiani assistiti dalle Cac e a bassa cedola offrono più valore dei titoli non assistiti e a cedola superiore. In sostanza, rileva l’analisi di Morgan Stanley, a parità di scadenza un portafogli­o di BTp a cedola inferiore avrà una performanc­e migliore di uno a BTp ad alta cedola se lo spread BTp-Bund si allarga, ma se lo spread si stringe avrà invece una performanc­e inferiore.

Alla stessa conclusion­e arriva anche un’analisi del 3 febbraio di UniCredit Research firmata da Luca Cazzulani, deputy head delle strategie per il reddito fisso. Lo studio sottolinea il rischio di natura politica quale fattore «fondamenta­le per gli spread all’interno dell’area euro sinora quest’anno. La sottoperfo­rmance dei BTp e degli Oat ( Obligation­s assimilabl­es du Trésor, titoli di Stato francesi a lungo termine, ndr) rispetto al gruppo di riferiment­o è indicativa». Secondo l’analisi «i segmenti a lungo termine delle curve» dei titoli dei Paesi della periferia dell’eurozona «che combinano l’esposizion­e al credito e alla duration » rivelano che «il divario tra i bond a bassa cedola e a cedola elevata è aumentato, creando le condizioni per un allargamen­to degli spread, specie nel segmento extra-lungo». Da qui la medesima conclusion­e: a parità di durata, sono da prediliger­e i titoli a cedola inferiore.

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