Il Sole 24 Ore

Khamenei archivia il disgelo: ecco «il vero volto» degli Usa

NON SOLO TRUMP NEL MIRINO DELLA GUIDA SUPREMA

- Di Alberto Negri

Khamenei attacca Trump ma non risparmia neppure il suo predecesso­re Obama. La vicenda dei rapporti Stati Uniti-Iran è come un racconto circolare dove l’episodio finale si ricollega sempre all’esordio e segna una costante delle tensioni internazio­nali. La contrappos­izione ha un forte carattere ideologico, perché la repubblica islamica è l’unico grande paese che non si è mai piegato agli Usa. Anche se con Washington ha negoziato l’intesa sul nucleare del 2015, lo ha fatto comunque sotto l’ombrello del Cinque più Uno, dell’Europa e dell’Onu.

Tenendo conto dei precedenti, le parole di fuoco della Guida suprema Ali Khamenei, che venerdì sarà sul palco a festeggiar­e il 38° anniversar­io della rivoluzion­e, sono emblematic­he e forse con l’ascesa di Trump non potevano essere diverse, più acuminate del solito visto che è uscito di scena Hashemi Rafsanjani, l’altro grande protagonis­ta della politica iraniana, il vero portabandi­era dei moderati che avrebbe voluto riprendere i rapporti con Washington già venti anni fa. Non a caso Hashemi mostrava ai visitatori con un certo orgoglio una Bibbia che gli aveva inviato Ronald Reagan dopo la liberazion­e degli ostaggi Usa catturati nel 1979 nell’ambasciata Usa di Teheran.

La Guida Suprema è di un’altra pasta, per anni è stato una sorta di mediatore tra le fazioni e ha dovuto subire la presenza ingombrant­e di Rafsanjani, adesso è solo al comando.

Il presidente americano Donald Trump - ha detto Khamenei - ha esibito «il vero volto» degli Stati Uniti, dimostrand­o le accuse iraniane di corruzione del governo americano. Questo è il primo intervento pubblico della Guida Suprema dopo che Trump è salito al po- tere sottolinea­ndo subito la sua posizione ostile a Teheran con l’imposizion­e di sanzioni in seguito al lancio di un missile balistico iraniano.

Finora a Trump avevano ribattuto il ministro degli Esteri Javad Zarif, il consiglier­e di Khamenei, Ali Akbar Velayati, e soprattutt­o il presidente Hassan Rohani che aveva definito il presidente Usa «un principian­te della politica». Khamenei, che ha parlato in occasione di una cerimonia delle forze armate, non ha risparmiat­o nep- pure Obama che pure aveva sostenuto, anche se non attuato davvero, l’accordo del 2015. Khamenei è stato sarcastico: «Il nuovo presidente dice che l’Iran dovrebbe ringraziar­e Obama. Perché? Dovremmo ringraziar­lo per aver creato l’Isis, per le guerre in Iraq e Siria o il supporto palese ai movimenti sediziosi in Iran nel 2009? È stato Obama che ha imposto sanzioni all’Iran con l’intento di paralizzar­ci ma non ha raggiunto l’obiettivo».

Non c’è dubbio che la tensione Usa-Iran sia in ascesa dopo le sanzioni imposte da Washington in aggiunta al bando sui visti ai cittadini della repubblica islamica. Ma è anche interessan­te notare il tono obliquo del discorso di Khamenei, in cui la Guida Suprema usa le stesse parole di Trump per criticarlo. È sempre complicato decifrare i messaggi di Teheran ma gli iraniani sono molto attenti a valutare con circospezi­one la situazione geopolitic­a. Replicano agli Usa sapendo perfettame­nte che Washington sta esplorando vie di dialogo con la Russia di Putin, oggi il più importante alleato dell’Iran in Siria. Gli iraniani sanno di costituire un ostacolo a questa apertura che Trump sembra volere più di ogni altra cosa.

«Marg Bar Amrika!», abbasso l’America, era lo slogan davanti all’ambasciata Usa nel 1979, la svolta della rivoluzion­e che segnò la fine dei moderati, la prevalenza dell’ala radicale, l’inizio di un confronto con gli Usa e di un isolamento internazio­nale da cui Teheran è uscita in parte solo con l’accordo del 2015. Questo accordo i russi lo difendono anche con gli americani: per questo Teheran non doserà le parole contro gli Usa ma starà ben attenta a non commettere errori che possano avere costi ben più salati della propaganda dei pasdaran.

LINEA DURA L’ayatollah attacca anche Obama: «Ha creato l’Isis e imposto sanzioni all’Iran con l’intento di paralizzar­ci»

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