Parigi, torna la rabbia nelle «banlieue»
Terzo giorno di scontr i e proteste a Aulnay per il giovane picchiato e stuprato dalla polizia
pIl timore di una nuova rivolta nelle periferie si riaffaccia in una Francia che non ha certo dimenticato quella del 2005, quando le “banlieues” vennero messe a ferro e fuoco.
La miccia – in un Paese alle prese con una confusa e incerta campagna elettorale, dove la tensione sociale è altissima, il terrorismo ha alimentato la divisione tra comunità, la disoccupazione dei giovani nei ghetti maghrebini non è mai stata così elevata – è stata riaccesa giovedì scorso da quattro poliziotti. Alla Cité des 3000, zona di palazzoni, droga e violenza del quartiere La Rose des Vents a Aulnay-sous-Bo- is, cittadina di 83mila abitanti nella cintura Nord di Parigi. Nel tristemente famoso “dipartimento 93” della SeineSaint-Denis. La “banlieue” della “banlieue”.
Sospettando una vendita di droga, verso le cinque del pomeriggio i quattro poliziotti hanno fermato per controlli alcuni giovani. Uno di questi, Theo, è stato ripetutamente picchiato mentre era a terra. Come risulta chiaramente dalle riprese delle telecamere comunali e dalle immagini registrate da un altro ragazzo con il cellulare. Theo è stato quindi fermato e portato al commissariato. Poiché perdeva molto sangue è stato trasferito all’ospedale. Dove i medici hanno riscontrato delle lesioni all’ano profonde circa 10 centimetri, «chiaramente dovute all’introduzione di un oggetto».
«Oggetto” che, stando alle dichiarazioni del giovane e alle tardive ammissioni di uno dei poliziotti (il quale cerca di difendersi sostenendo che non si è trattato di un atto volontario), non sarebbe altro che un manganello.
La sera stessa, la Procura di Bobigny apre un’inchiesta per stupro collettivo e i quattro poliziotti vengono fermati. Sabato sera, alla Cité des 3000, presidiata dalle forze anti-sommossa, ci sono i primi incidenti: auto incendiate, bidoni rovesciati, sabotaggio all’illuminazione pubblica, che fa sprofondare l’intero quartiere nell’oscurità totale.
Domenica sera uno dei poliziotti – accusato di aver volontariamente introdotto il manganello nell’ano del ragazzo di 22 anni - viene formalmente indagato per stupro. I tre colleghi per violenze.
La decisione non ferma le proteste, che ripartono nella notte tra domenica e lunedì. Il giorno dopo, un corteo partito dalla Cité – con centinaia di persone che indossano la maglietta “giustizia per Theo” – sfila per le strade di Aulnay. Il sindaco Bruno Beschizza (esponente della destra) interviene ripetutamente per cercare di calmare gli animi, si fa portavoce di «una comunità sotto shock» e chiede «la massima trasparenza delle indagini».
Ma non serve. Ieri notte nuovi incidenti, con auto bruciate, ristoranti dati alle fiamme, colpi in aria sparati da poliziotti attaccati e accerchiati. Ventisei giovani vengono fermati dalla polizia.
Il premier Bernard Cazeneuve e il presidente François Hollande ( che è andato a trovare il giovane in ospedale, dov’è stato operato, complimentandosi per il suo atteggiamento «di grande dignità» e assicurandogli la sua solidarietà e comprensione) si rendono finalmente conto del rischio di un allargamento delle proteste (che si sono già estese alla vicina Cité de l’Europe) e prendono la parola per assicurare che « giustizia verrà fatta » e la vicenda verrà gestita «con la massima fermezza», perché il comportamento delle forze dell’ordine «deve essere esemplare » . Mentre lo stesso Theo lancia un appello alla calma: «Basta con la guerra».
Chissà se basterà. Tanto più che la famiglia di Theo ha “scelto” come avvocato una star del Foro parigino, Eric DupondMoretti, famoso per la sua capacità di alimentare grandi campagne mediatiche intorno alle proprie cause.
IL RISCHIO Si riaffaccia il timore di una nuova rivolta nelle periferie come quella del 2005. Aperta inchiesta contro quattro poliziotti per stupro collettivo