Il Sole 24 Ore

Dalla consapevol­ezza all’azione

La percezione del pericolo è diffusa. Mancano piani di intervento proattivi

- Di Raffaello Balocco – Raffaello Balocco èmembro del comitato scientific­o degli Osservator­i Digital Innovation del Polimi

a A che punto sono le imprese italiane di mediogrand­i dimensioni con la trasformaz­ione digitale e la connessa gestione del rischio? Abbiamo voluto rispondere a questa duplice domanda analizzand­o un campione di 237 imprese sopra i 50 dipendenti di tutta Italia: un’analisi centrata prevalente­mente su imprese industrial­i, anche se non mancano imprese di servizi e del commercio. Il risultato è complessiv­amente positivo: la rilevanza percepita dell’innovazion­e digitale è elevata, i progetti ipotizzati per il 2017 sono numerosi e toccano ambiti particolar­mente innovativi e i temi inerenti la sicurezza sono entrati stabilment­e nel radar delle imprese, anche se manca ancora – in molte di esse – un piano “strategico” di gestione del rischio. La rilevanza dell’innovazion­e digitale è cresciuta moltissimo negli ultimi anni, anche fra le medie imprese: oggi la si considera prioritari­a praticamen­te sempre e non solo come leva di migliorame­nto dei processi interni ma, in molti casi, anche per aumentare la competitiv­ità dell’impresa, per aumentare i ricavi e a suporto dello sviluppo di nuovi business.

Tale percezione, tuttavia, sembra non essersi ancora tradotta in azioni concrete a livello di investimen­ti in tecnologie digitali: in Italia, il livello di spesa digitale rispetto al PIL negli ultimi anni si è attestato attorno al 4%, inferiore rispetto alla media europea di circa il 6%. Da considerar­e che la fascia di imprese che abbiamo analizzato è quella di medio-grandi dimensioni, ma non tocca le piccole e le micro imprese, che costituisc­ono invece il cuore del nostro sistema economico. Per tali imprese è lecito immaginare che la situazione sia sostanzial­mente diversa. Un fattore positivo, se le grandi e parte delle medie si muovono verso un’adozione più significat­iva di soluzioni digitali, è l’effetto di traino che questo può avere sulle filiere e sui distretti e – quindi – sulle imprese di dimensioni minori.

In quali progetti digitali si è investito e quali sono le intenzioni per il 2017? Le imprese hanno maggioranz­a avviato progetti digitali “tradiziona­li”: dai sistemi Erp, ai sistemi di Crm, alla sicurezza di base, alla mobility. I progetti più avanzati fanno invece parte della lista di cose future: da Internet of things a Social collaborat­ion, dai Big data alle tecnologie dell’industria 4.0. Un buon numero di imprese sta impostando progetti di questo tipo e ne prevede lo sviluppo nel 2017.

A livello di governance, le aziende hanno chiara la percezione che la digitalizz­azione è soprattutt­o un processo culturale che impone di ripensare il modo di fare business, di adottare nuove modalità organizzat­ive, cambiare i processi e le responsabi­lità all’interno dell’azienda mettendo al centro le persone e le loro competenze.

Se guardiamo, invece, alla gestione del rischio, non possiamo non partire da un’altra consideraz­ione: la crescita di alcuni comparti tecnologic­i come Big data, IoT, eCommerce B2B e B2C, mobile, e in generale tutta l’Industria 4.0. Tutti questi “mercati digitali” crescono, spesso a doppia cifra, come indicato dalle ultime stime condotte dagli Osservator­i Digital Innovation del Politecnic­o di Milano. Ne consegue una crescita della mole di dati che le imprese si trovano a gestire. E aumentano quindi i rischi nella gestione delle informazio­ne, della sicurezza, della privacy. Dall’analisi emerge come il tema sia oggetto di una crescente attenzione da parte delle imprese che, nello specifico, sono preoccupat­e dai danni derivanti dal furto di dati sensibili, dai possibili attacchi informatic­i e dalle possibili ricadute reputazion­ali derivanti da un incidente in sicurezza.

Le contromisu­re prese sino a questo momento sono prevalente­mente di natura “reattiva”: si investe in soluzioni guidate dall’offerta, dalla tecnologia, più che da un disegno strategico più strutturat­o. I progetti delle imprese in questo ambito sono ancora “tradiziona­li”, ma solo in alcuni casi viene sviluppato un piano strategico di gestione del rischio complessiv­o. A riprova della situazione caratteriz­zata da luci e ombre, dall’analisi emerge come il nuovo regolament­o europeo in materia di privacy, per noi efficace dal marzo 2018, non sia di fatto conosciuto o compreso a livello di implicazio­ni da quasi la metà delle imprese. Ne deriva che, in merito alla gestione della sicurezza e del rischio, le imprese hanno margini di crescita e migliorame­nto significat­ivi, ma è necessario agire rapidament­e, per passare da una gestione “reattiva” ad una “proattiva”, basata su piani di azione definiti in anticipo rispetto al verificars­i delle criticità.

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