Disinnescare il pericolo dello «scaricabarile»
Non è il momento di fare bilanci affrettati di un’emergenza che non è affatto chiusa e che ha pagato il prezzo umano ed economico altissimo generato da tre distinti terremoti nell’arco di cinque mesi. Una situazione che il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, ieri non ha esitato a definire «epocale». Tuttavia va suonato un secondo campanello d’allarme dopo quello che suonammo il 21 gennaio sul «cortocircuito della burocrazia». Allora il premier Gentiloni - gliene va dato atto - rispose con grande prontezza confermando che il rischio burocrazia c’era e andava assolutamente affrontato rilanciando l’azione dello Stato. Il varo del terzo decreto legge sul terremoto in Centro Italia, giovedì scorso, risponde coerentemente a questa esigenza.
Il campanello d’allarme di oggi riguarda una certa stanchezza che rischia di tramutarsi in logoramento e in uno «scaricabarile» fra i poteri dello Stato. Si affacciano le prime polemiche dei sindaci, date da ritardi che non mancano nella gestione dell’emergenza ma forse anche dalla delusione di non trovare nel decreto legge appena varato tutte quelle agevolazioni fiscali che erano state richieste per rimettere in moto l’economia di quelle zone.
Ancora una volta - come già 15 giorni fa - il presidente del Consiglio ha avvertito il rischio di uno scollamento e ha usato parole chiare di fronte al crescendo di queste polemiche. «C’è il rischio di perdere fidu- cia», ha detto e ha proposto il suo antidoto nello stare uniti ma anche nel dare risposte ai problemi. «Tornerò presto», ha sintetizzato. La storia di questo terremoto infinito e drammatico era cominciata bene il 24 agosto, sul piano delle istituzioni. Poche polemiche strumentali, senso di unità nazionale, risposte rapide della Protezione civile, lancio da parte del premier di allora Renzi del piano «Casa Italia», con un richiamo esplicito a non dividersi. Le istituzioni - ancora la Protezione civile e poi il commissario Errani - hanno lavorato sodo e grande impegno c’è stato da parte di regioni e sindaci schierati in prima linea. Il Parlamento ha fatto la sua parte e ora dovrà esaminare il terzo Dl.
La scosse del 19 gennaio, terza ondata sismica in queste zone, hanno creato sconforto, rabbia e hanno generato la necessità di nuove verifiche per ripartire.È inutile nasconderlo, questo è il momento più duro e c’è bisogno di non dividersi, di raddoppiare gli sforzi, forse anche finanziari (tanto più che la Ue dice di voler finanziare il 100% della ricostruzione). C’è bisogno di meno burocrazia e di far sentire a chi ha perso familiari e amici, la casa, l’impresa che si va avanti con spirito di unità. Bene l’impegno di Gentiloni a dimostrare che la politica romana non è solo distratta dalla querelle sulla data del voto. C’è bisogno di un governo che affronti i problemi, con tutto il tempo che serve. Tentando di ricostruire quella fiducia che nelle ultime settimane si è incrinata, e non solo per colpa delle scosse.