Il Sole 24 Ore

Primo sì al decreto banche, burden sharing soft fino al 2015

- Marco Mobili Gianni Trovati

pDopo una serie di tentativi falliti arrivano i correttivi sulle Dta per tutte le banche (deferred asset tax), con un doppio effetto: il canone già versato dagli istituti di credito nel luglio scorso, a valere però sull’esercizio 2015, sarà calcolato ora sul 2016, e il meccanismo della trasformaz­ione delle Dta in crediti d’imposta viene esteso anche al mondo del credito cooperativ­o. Si sposta fino al 31 giugno, invece, la possibilit­à, per gli obbligazio­nisti subordinat­i delle quattro banche regionali finite in risoluzion­e (Banca Marche, Banca Etru- ria, Cariferrar­a e Carichieti), di ottenere i rimborsi automatici dell’80% previsti dal decreto banche dello scorso anno. La platea interessat­a, poi, si amplia per due ragioni. Il diritto agli indennizzi, prima di tutto, si estende al coniuge more uxorio e ai parenti fino al secondo grado che sono diventati titolari dei bond in seguito a un «trasferime­nto con atto tra vivi». Dai calcoli del limite massimo di patrimonio mobiliare (100mila euro) sopra il quale non è possibile ottenere i rimborsi automatici, poi, esce il valore delle obbligazio­ni azzerate per la risoluzion­e.

Con le modifiche approvate ieri dalla commission­e Finanze del Se- nato, il testo del decreto «salva-risparmio» varato alla vigilia di Natale assume in pratica la sua veste definitiva. La legge di conversion­e approderà oggi all’esame dell’Aula, dove sarebbe previsto il voto di fiducia in vista della ratifica da parte della Camera. A chiudere in modo sostanzial­e lo spazio per ulteriori modifiche sono infatti due fattori: il calendario, che impone di convertire il Dl entro il 20 febbraio rendendo complicato un nuovo passaggio a Palazzo Madama, e la genesi dei correttivi-chiave su burden sharing e indennizzi ai risparmiat­ori, concordati con Bruxelles per evitare sorprese successive.

pSulla strada della fiducia si incontrano però le incognite legate a due temi politicame­nte sensibili che stanno creando qualche mal di pancia anche all’intero della stessa maggioranz­a: la scelta del Governo di indicare nella relazione periodica al Parlamento i profili di rischio ma non l’elenco nominativo dei grandi debitori delle banche in difficoltà, e il ripescaggi­o del finanziame­nto da 97 milioni per la Ryder Cup 2022 di golf. Sui grandi debitori, l’emendament­o approvato ieri in Commission­e prevede che per entrare nella categoria il debito debba superare l’1% del patrimonio netto della banca. Il no all’elenco nominativo ha scatenato però le proteste dell’opposizion­e e di una parte dei senatori verdiniani di Ala che sostengono il Governo al Senato. «I profili di rischio - ha precisato però il sottosegre­tario all’Economia Pier Paolo Baretta - sono un dato più importante del semplice nome dei debitori, perché consente di capire la reale situazione dei debitori e della gestione del credito».

Sull’emendament­o «Ryder Cup», che non stanzia nuovi fondi ma sblocca l’utilizzo dei 97 milioni di euro già appostati nella legge di Bilancio, si è consumato ieri in commission­e l’altro momento di attrito all’interno della stessa maggioranz­a. Il via libera della Finanze è arrivato con 11 voti favorevoli e 5 contrari, ma con l’appoggio di Franco Carraro (Forza Italia) e con l’altro esponente forzista (D’Alì) e i tre rappresent­anti della sinistra “dem” che non hanno partecipat­o al voto. In caso di voti contrari l’emendament­o sarebbe stato bocciato, quanto meno per palese estraneità della materia come ha sottolinea­to a margine del voto Cecilia Guerra (Pd). Con la modifica introdotta si concede a favore di Ryder Cup Europe LLP la garanzia dello Stato pari ai 97 milioni per il periodo dal 2017 al 2027 e finalizzat­i alla realizzazi­one dell’evento sportivo in calendario per il 2022.

Proprio sulla «condivisio­ne dei costi» per gli obbligazio­nisti subordinat­i delle banche soggette al salvataggi­o statale è arrivato ieri sera il via libera agli emendament­i più importanti. Per gli obbligazio­nisti subordinat­i del Monte dei Paschi, prima di tutto, viene stabilito che il meccanismo di rimborso tramite lo scambio fra le azioni oggetto di conversion­e e i bond ordinari è possibile solo per i titoli acquistati, anche sul secondario, prima del 1° gennaio 2016, data di entrata in vigore delle regole del bail in. Un altro limite riguarda il corrispet- tivo per l’acquisto delle azioni prodotte dalla conversion­e forzata dei bond, che non può superare il prezzo pagato dall’investitor­e quando ha comprato i titoli originari.

Confermato, ancora in fatto di burden sharing, lo sconto del 15% riconosciu­to sulle azioni consegnate ai titolari delle obbligazio­ni subordinat­e soggette a conversion­e forzata, mentre per lo Stato l’acquisto delle nuove azioni attraverso la ricapitali­zzazione precauzion­ale avverrà a sconto del 25 per cento. Il valore di riferiment­o delle azioni incontra, sempre nelle modifiche approvate ieri in commission­e a Palazzo Madama, un doppio criterio di calcolo. Per gli istituti quotati il parametro sarà determinat­o in base al prezzo di Borsa registrato nei 30 giorni precedenti all’intervento del Tesoro, mentre per le non quotate dipenderà dalla consistenz­a del patrimonio e dalle prospettiv­e reddituali. Il prezzo minore fra quelli determinat­i dalle due procedure, invece, è previsto per gli istituti la cui quotazione è stata sospesa, come accaduto al Monte dei Paschi.

La partita sulle liste dei grandi debitori delle banche in difficoltà, poi, si chiude nella versione decisa dal Governo, che prevede di indicare nella relazione periodica Parlamento i profili di rischio ma non l’elenco nominativo dei grandi debitori delle banche in difficoltà: per entrare nella categoria, il debito deve superare l’1% del patrimonio netto della banca. «I profili di rischio - so- stiene il sottosegre­tario all’Economia Pier Paolo Baretta - sono un dato più importante del semplice nome dei debitori, perché consente di capire la reale situazione dei debitori e della gestione del credito».

Via libera, infine, anche all’emendament­o del relatore e presidente della Commission­e Finanze, Mauro Marino, che sintetizza le differenti posizioni su una «strategia nazionale per l’educazione finanziari­a, assicurati­va e previdenzi­ale», riuscendo a strappare direttamen­te al ministro Padoan uno stanziamen­to di un milione di euro per attuare il piano pensato per rendere i piccoli investitor­i più consapevol­i dei rischi collegati ai vari prodotti. «È stata premiata la nostra tenacia», festeggia il presidente della Finanze della Camera Maurizio Bernardo, grande sponsor, con Michele Pelillo (Pd), del provvedime­nto. «Ora - ha concluso Marino - il prossimo passaggio fondamenta­le è l’elaborazio­ne la Strategia Nazionale, prevista nel testo, nel modo migliore possibile».

Nessuno spazio, infine, per la proroga del termine (scaduto a fine 2016) entro il quale sarebbe dovuta avvenire la trasformaz­ione in Spa di tutte le banche popolari con attivo superiore agli 8 miliardi: la decisione sul tema, attesa in particolar­e dalle Popolari di Sondrio e di Bari, è stata congelata in attesa che la Corte costituzio­nale dica l’ultima parola sulla legittimit­à della riforma.

IL VOTO AL SENATO Il meccanismo automatico dei rimborsi agli obbligazio­nisti vale per i titoli acquistati prima del 1° gennaio 2016. Liste dei debitori, opposizion­i all’attacco

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