Primo sì al decreto banche, burden sharing soft fino al 2015
pDopo una serie di tentativi falliti arrivano i correttivi sulle Dta per tutte le banche (deferred asset tax), con un doppio effetto: il canone già versato dagli istituti di credito nel luglio scorso, a valere però sull’esercizio 2015, sarà calcolato ora sul 2016, e il meccanismo della trasformazione delle Dta in crediti d’imposta viene esteso anche al mondo del credito cooperativo. Si sposta fino al 31 giugno, invece, la possibilità, per gli obbligazionisti subordinati delle quattro banche regionali finite in risoluzione (Banca Marche, Banca Etru- ria, Cariferrara e Carichieti), di ottenere i rimborsi automatici dell’80% previsti dal decreto banche dello scorso anno. La platea interessata, poi, si amplia per due ragioni. Il diritto agli indennizzi, prima di tutto, si estende al coniuge more uxorio e ai parenti fino al secondo grado che sono diventati titolari dei bond in seguito a un «trasferimento con atto tra vivi». Dai calcoli del limite massimo di patrimonio mobiliare (100mila euro) sopra il quale non è possibile ottenere i rimborsi automatici, poi, esce il valore delle obbligazioni azzerate per la risoluzione.
Con le modifiche approvate ieri dalla commissione Finanze del Se- nato, il testo del decreto «salva-risparmio» varato alla vigilia di Natale assume in pratica la sua veste definitiva. La legge di conversione approderà oggi all’esame dell’Aula, dove sarebbe previsto il voto di fiducia in vista della ratifica da parte della Camera. A chiudere in modo sostanziale lo spazio per ulteriori modifiche sono infatti due fattori: il calendario, che impone di convertire il Dl entro il 20 febbraio rendendo complicato un nuovo passaggio a Palazzo Madama, e la genesi dei correttivi-chiave su burden sharing e indennizzi ai risparmiatori, concordati con Bruxelles per evitare sorprese successive.
pSulla strada della fiducia si incontrano però le incognite legate a due temi politicamente sensibili che stanno creando qualche mal di pancia anche all’intero della stessa maggioranza: la scelta del Governo di indicare nella relazione periodica al Parlamento i profili di rischio ma non l’elenco nominativo dei grandi debitori delle banche in difficoltà, e il ripescaggio del finanziamento da 97 milioni per la Ryder Cup 2022 di golf. Sui grandi debitori, l’emendamento approvato ieri in Commissione prevede che per entrare nella categoria il debito debba superare l’1% del patrimonio netto della banca. Il no all’elenco nominativo ha scatenato però le proteste dell’opposizione e di una parte dei senatori verdiniani di Ala che sostengono il Governo al Senato. «I profili di rischio - ha precisato però il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta - sono un dato più importante del semplice nome dei debitori, perché consente di capire la reale situazione dei debitori e della gestione del credito».
Sull’emendamento «Ryder Cup», che non stanzia nuovi fondi ma sblocca l’utilizzo dei 97 milioni di euro già appostati nella legge di Bilancio, si è consumato ieri in commissione l’altro momento di attrito all’interno della stessa maggioranza. Il via libera della Finanze è arrivato con 11 voti favorevoli e 5 contrari, ma con l’appoggio di Franco Carraro (Forza Italia) e con l’altro esponente forzista (D’Alì) e i tre rappresentanti della sinistra “dem” che non hanno partecipato al voto. In caso di voti contrari l’emendamento sarebbe stato bocciato, quanto meno per palese estraneità della materia come ha sottolineato a margine del voto Cecilia Guerra (Pd). Con la modifica introdotta si concede a favore di Ryder Cup Europe LLP la garanzia dello Stato pari ai 97 milioni per il periodo dal 2017 al 2027 e finalizzati alla realizzazione dell’evento sportivo in calendario per il 2022.
Proprio sulla «condivisione dei costi» per gli obbligazionisti subordinati delle banche soggette al salvataggio statale è arrivato ieri sera il via libera agli emendamenti più importanti. Per gli obbligazionisti subordinati del Monte dei Paschi, prima di tutto, viene stabilito che il meccanismo di rimborso tramite lo scambio fra le azioni oggetto di conversione e i bond ordinari è possibile solo per i titoli acquistati, anche sul secondario, prima del 1° gennaio 2016, data di entrata in vigore delle regole del bail in. Un altro limite riguarda il corrispet- tivo per l’acquisto delle azioni prodotte dalla conversione forzata dei bond, che non può superare il prezzo pagato dall’investitore quando ha comprato i titoli originari.
Confermato, ancora in fatto di burden sharing, lo sconto del 15% riconosciuto sulle azioni consegnate ai titolari delle obbligazioni subordinate soggette a conversione forzata, mentre per lo Stato l’acquisto delle nuove azioni attraverso la ricapitalizzazione precauzionale avverrà a sconto del 25 per cento. Il valore di riferimento delle azioni incontra, sempre nelle modifiche approvate ieri in commissione a Palazzo Madama, un doppio criterio di calcolo. Per gli istituti quotati il parametro sarà determinato in base al prezzo di Borsa registrato nei 30 giorni precedenti all’intervento del Tesoro, mentre per le non quotate dipenderà dalla consistenza del patrimonio e dalle prospettive reddituali. Il prezzo minore fra quelli determinati dalle due procedure, invece, è previsto per gli istituti la cui quotazione è stata sospesa, come accaduto al Monte dei Paschi.
La partita sulle liste dei grandi debitori delle banche in difficoltà, poi, si chiude nella versione decisa dal Governo, che prevede di indicare nella relazione periodica Parlamento i profili di rischio ma non l’elenco nominativo dei grandi debitori delle banche in difficoltà: per entrare nella categoria, il debito deve superare l’1% del patrimonio netto della banca. «I profili di rischio - so- stiene il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta - sono un dato più importante del semplice nome dei debitori, perché consente di capire la reale situazione dei debitori e della gestione del credito».
Via libera, infine, anche all’emendamento del relatore e presidente della Commissione Finanze, Mauro Marino, che sintetizza le differenti posizioni su una «strategia nazionale per l’educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale», riuscendo a strappare direttamente al ministro Padoan uno stanziamento di un milione di euro per attuare il piano pensato per rendere i piccoli investitori più consapevoli dei rischi collegati ai vari prodotti. «È stata premiata la nostra tenacia», festeggia il presidente della Finanze della Camera Maurizio Bernardo, grande sponsor, con Michele Pelillo (Pd), del provvedimento. «Ora - ha concluso Marino - il prossimo passaggio fondamentale è l’elaborazione la Strategia Nazionale, prevista nel testo, nel modo migliore possibile».
Nessuno spazio, infine, per la proroga del termine (scaduto a fine 2016) entro il quale sarebbe dovuta avvenire la trasformazione in Spa di tutte le banche popolari con attivo superiore agli 8 miliardi: la decisione sul tema, attesa in particolare dalle Popolari di Sondrio e di Bari, è stata congelata in attesa che la Corte costituzionale dica l’ultima parola sulla legittimità della riforma.
IL VOTO AL SENATO Il meccanismo automatico dei rimborsi agli obbligazionisti vale per i titoli acquistati prima del 1° gennaio 2016. Liste dei debitori, opposizioni all’attacco