Bnp, tre miliardi per il digital banking
pUna crescita media annua dei ricavi pari ad almeno il 2,5%, tre miliardi di investimenti in tre anni per accelerare il processo di digitalizzazione delle attività a tutti i livelli, 2,7 miliardi di risparmi annui a partire dal 2020, un coefficiente di cost/income ridotto al 63% (dal 66,8% dell’anno scorso), una redditività (Roe) al 10% (dal 9,4% del 2016), un ratio di solvibilità al 12% (dall’11,5% di oggi), un tasso di distribuzione degli utili al 50% (45% quest’anno) con un aumento medio annuo dei dividendi per azione del 9% e una crescita media annua dell’utile netto pari al 6,5 per cento.
Sono questi gli obiettivi del nuovo piano strategico 20172020 di Bnp Paribas, che verranno presentati in dettaglio il 20 marzo ma che l’amministratore delegato del gruppo, Jean-Laurent Bonnafé, ha anticipato ieri durante la conferenza stampa sui risultati 2016. Che si è chiuso con ricavi in crescita dell'1,1% a 43,4 miliardi, un costo del rischio in calo del 14,1% a 3,3 miliardi (e 46 punti base rispetto ai 54 del 2015, grazie in larga parte al dato di Bnl - sceso da 161 a 124 punti, 118 nell'ultimo trimestre - e per la quale l’obiettivo è di arrivare a 50 punti nel 2020) e utili in aumento del 15,1% a 7,7 miliardi (l’incremento è del 6,3% a 7,8 miliardi al netto delle poste straordinarie). Con un dividendo in progressione del 17% a 2,70 euro.
Bonnafé ha anche sottolineato come siano stati raggiunti (e in qualche caso superati) quasi tutti i target del piano 2014-2016: sui ricavi (+12,1% rispetto all’obiettivo del 10%, anche se c'è un effetto perimetro); sulla riduzione di costi (3,3 miliardi, 500 milioni più del previsto); sul Roe (10,3% a fronte del 10%); sulla solvibilità (con un ratio Basilea 3 dell’11,5%, rispetto al 10%); sul tasso di distribuzione (del 45%, come annunciato). Unico obiettivo mancato è quello del coefficiente cost/income: 66,8%, appunto, rispetto a una previsione del 66 per cento.
I risultati, sostanzialmente in linea con le attese degli analisti, non sono però bastati a evitare che il titolo cadesse del 4,7% (il ribasso più forte di un Cac 40 in flessione dello 0,5%), trascinando con sè l'intero settore. A preoccupare è l’andamento della banca commerciale, in particolare in Francia, nell’ultima parte dell'anno, penalizzata dai tassi bassi. Trimestre che sul mercato interno si è chiuso con ricavi in flessione del 3,4%, un costo del rischio in forte aumento (da 88 a 124 milioni, pur dovuto sostanzialmente all’impatto di un singolo dossier) e utili lordi in calo del 36% (a 177 milioni). Delude anche la politica di distribuzione, seppure Bonnafé abbia sostenuto che il 50% «è corretto».
Quanto all'Italia, Bonnafé ha sollecitato un trattamento rapido dei crediti deteriorati (“pari al 20% del Pil”) e ha escluso che Bnp realizzi delle acquisizioni, che «rischierebbero di rallentare il processo di digitalizzazione» della banca.