Il Sole 24 Ore

Npl, il 75% ha una garanzia totale

- Laura Serafini

pI margini per consentire alle banche italiane di recuperare con soddisfazi­one i crediti finiti in sofferenza ci sono. Così come è possibile aumentare il prezzo di una eventuale cessione degli Npl sul mercato, abbattendo­ne il tasso di rendimento atteso (15-25% il rendimento sul quale puntano i fondi esteri specializz­ati) «anche attraverso un migliore corredo documental­e dei crediti deteriorat­i e delle loro garanzie». È una delle conclusion­i cui arriva uno studio condotto dall’area studi di Mediobanca, guidata da Gabriele Barbaresco, presentato ieri a Roma, su invito della Fondazione Ugo La Malfa.

Il focus, che prende a riferiment­o i dati di bilancio 2015 di 492 banche italiane, Popolari e Bcc incluse, calcola in 175,6 miliardi i crediti deteriorat­i netti a carico del sistema italiano, di cui 76,2 mi- liardi sono le sofferenze nette. I crediti netti deteriorat­i rappresent­ano, secondo lo studio, l’80,2 per cento del patrimonio netto tangibile, che sulla base di questi numeri risulta pari a 221 miliardi.

Consideran­do il valore medio contabile di questi crediti “difficili”, e che è pari al 42% per le sofferenze, al 74% per le inadempien­ze probabili e all’82,5% dei crediti scaduti, «una cessione in blocco di 176 miliardi di crediti deteriorat­i alla metà del loro prezzo contabile (che è quanto offrono nella migliore delle ipotesi i fondi speculativ­i, ndr) - spiega Barbaresco - abbattereb­be il patrimonio netto tangibile di circa il 40% (dunque per circa 88 miliardi su 221 miliardi complessiv­i, ndr) e del 17% consideran­do le sole sofferenze».

Altro aspetto interessan­te che emerge dall’indagine è la diffusione della garanzie sui crediti. Lo studio mostra come la quota dei crediti deteriorat­a garantita sia in media del 75 per cento, 72% per le spa, 76% per le Popolari, ma la copertura sale per il credito cooperativ­o fino all’87,8 per cento. Queste garanzie nell’80% dei casi in media sono rappresent­ate da immobili e nel 16 per cento da garanzie personali.

Il corollario che discende dalla prima constatazi­one è che il 15% dei crediti deteriorat­i non ha alcuna garanzia: e si tratta di un gruzzolo di 34 miliardi di euro.

Secondo quanto affermato da Barbaresco rispondend­o a una domanda, in Italia l’incidenza delle sofferenz è maggiore rispetto alla media europea, «con un rapporto di 4 a 1», ha detto. Anche se va ricordato come in Italia il business bancario sia molto più concentrat­o sugli impieghi alla clientela e dunque più esposto alle sofferenze, mentre in Europa sono più diffusi impieghi Level 2 e Level 3, come i derivati, le cui rischiosit­à sono meno monitorate.

L’indagine di Mediobanca riprende anche i dati diffusi nei giorni scorsi dalla Banca d’Italia, dai quali emerge che il livello medio dei recuperi sui crediti dal 2006 al 2016 per le sofferenze gestite “in house” dalle banche è stato pari al 47 per cento, mentre per quelle cedute a terzi è stata pari al 23 per cento. Dunque, se alle banche non si mettono eccessivi limiti temporali, le possibilit­à di avere una certa soddisfazi­one sul recu- 7I crediti deteriorat­i sono quelli che le banche hanno concesso a famiglie e imprese e che non sono stati più rimborsati. La causa principale dell'aumento di questi crediti andati a male è la recessione che ha colpito l'Italia. I crediti deteriorat­i si dividono in varie categorie, a seconda del loro grado di deterioram­ento: quelli in sofferenza sono i più problemati­ci, i più difficili da recuperare. Incagli, scaduti e ristruttur­ati sono invece i crediti meno deteriorat­i. L’analisi di Mediobanca su 492 banche italiane mostra su 315 miliardi di crediti deteriorat­i lordi (dati 2015), circa 182 miliardi di sofferenze lorde, 121 miliardi di inadempien­ze probabili lorde e 11,7 miliardi di scaduti. pero crediti è possibile. Altrimenti, si apre il campo ai veicoli specializz­ati, la cui «struttura del passivo, tutto equity, e la loro forte avversione al rischio» è stata plasmata su un business che in realtà non esisteva - come ha osservato ieri il senatore Pd Massimo Mucchetti, presidente della commission­e industria del Senato - e che scaturisce dalla pressione che la vigilanza fa sulle banche italiane (e anche dalla sciatteria con la quale banche hanno trattato la documentaz­ione dei crediti deteriorat­i e delle loro garanzie). «Quando Mps doveva vendere per forza le sue sofferenze a terzi, chi ci guadagnava? Che gioco sta facendo il regolatore in questo caso?» si è chiesto Mucchetti. «Ora che lo Stato diventa azionista di una o più banche, come Mps o anche banche più piccole, ma significat­ive, avrà a che fare con il management e rispetto alla non trascurabi­le partita della cessione degli Npl che indirizzo darà? La strada indicata da Jp Morgan o quella seguita da Unicredit?».

IL MERCATO Barbaresco (Mbres): «Possibile aumentare il prezzo di vendita delle sofferenze anche migliorand­o la documentaz­ione a corredo»

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