Il Sole 24 Ore

Partecipat­e, sanità e anti-assenteism­o: vicino l’accordo

- Gianni Trovati gianni.trovati@ilsole24or­e.com

C’è aria di intesa fra Governo ed enti territoria­li sui tre decreti correttivi della riforma Madia su partecipat­e, anti-assenteism­o e direttori sanitari, che sono attesi al consiglio dei ministri di venerdì dopo l’ultimo confronto in calendario per domani in Conferenza Stato-Regioni e Unificata. Nel frattempo proseguono gli incontri tecnici sulla riforma del pubblico impiego, quella chiamata a ri

vedere premi di produttivi­tà, ruolo dei contratti nazionali e

codice disciplina­re dei dipendenti di Stato ed enti locali: in questo caso l’appuntamen­to con il primo via libera in consiglio dei ministri è in programma per la prossima settimana. Sul punto è da registrare il botta e risposta di ieri fra la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso, secondo cui l’annuncio di nuove norme sui licenziame­nti all’interno del provvedime­nto «sembra la solita scappatoia» di un governo che «non ha proposte» e il governo, con la Funzione pubblica che si dice «stupita» delle accuse arrivate proprio mentre il confronto sul testo unico è alle fasi finali.

I prossimi, insomma, sono i giorni chiave per l’attuazione della delega sulla Pa dopo la bordata arrivata a novembre dalla Corte costituzio­nale. Proprio la sentenza 251/2016 della Consulta ha imposto di ritornare a lavorare ai decreti su partecipat­e, direttori sanitari e anti-assenteism­o. I giudici hanno infatti imposto l’«intesa», in Conferenza Stato-Regioni o in Unificata (dove sono presenti anche Comuni, Città metropolit­ane e Province) a seconda dei casi, invece del più semplice «parere» degli enti territoria­li quando in gioco ci sono le loro competenze. La decisione ha lasciato in vigore i tre provvedime­nti, esponendol­i però a un rischio di nuove bocciature da superare con i correttivi.

L’intesa però non è gratis, e rappresent­a per Regioni ed enti locali l’occasione per intervenir­e sui punti più controvers­i dei vari provvedime­nti. Per ottenere il via libera delle Regioni è probabile una revisione del meccanismo di nomina dei direttori sanitari e amministra­tivi: il primo decreto chiedeva ai governator­i di scegliere all’interno di una rosa di tre-cinque nomi, individuat­i a loro volta da una commission­e indipenden­te all’interno dell’elenco nazionale degli idonei. Il punto d’incontro, a cui si sta ancora lavorando in queste ore, manterrebb­e in piedi l’idoneità nazionale lasciando però più autonomia di scelta alle Regioni, depotenzia­ndo o cancelland­o del tutto il sistema delle «rose».

Sulle partecipat­e è probabile invece l’abbassamen­to, da un milione a 500mila euro, della soglia di fatturato medio sotto il quale le partecipaz­ioni devono essere alienate, insieme a un meccanismo più flessibile per evitare la condanna certa delle partecipat­e con più amministra­tori che dipendenti: due mosse che ridurrebbe­ro il numero di mini-società da chiudere, ma che sono chieste a gran voce dagli enti locali.

Il cambio dei parametri dovrebbe far slittare anche i termini entro cui le Pa devono scrivere il piano di razionaliz­zazione: la questione potrebbe risolversi nei prossimi giorni con lo slittament­o dei termini dal 23 marzo al 30 aprile scritto in un emendament­o al Milleproro­ghe. Pochi ritocchi, infine, sono attesi sui licenziame­nti sprint per gli assenteist­i colti in flagrante (come i 18 dipendenti dell’Asl di Cosenza al centro dell’indagine comunicata ieri dalla Procura della Repubblica).

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