Il Sole 24 Ore

Adempiment­o pesante, risultati tutti da verificare

- NEL PASSATO GIÀ TROPPE DELUSIONI di Angelo Cremonese

L’agenzia delle Entrate punta molto sulle nuove modalità di comunicazi­one trimestral­e dei dati Iva per incidere in modo struttural­e sull’azione di contrasto dell’evasione. Molti, a partire dalle imprese e dai profession­isti, sui quali graveranno i maggiori adempiment­i, sia in termini di costi che di elevatissi­me sanzioni, si domandano quanto saranno efficaci tali misure per recuperare il mancato gettito sottratto alle casse dello Stato.

Il dubbio è legittimo, certamente numerosi sono gli esempi di misure varate negli ultimi anni in cui le stime sugli incassi sono state disattese e il cui effetto finale è stato, in sostanza, un passo indietro nel processo di semplifica­zione del nostro sistema tributario, che, su questo punto, stenta ad adeguarsi alle esigenze dei cittadini e delle imprese. L’obiettivo, questa volta, è la riduzione dell’evasione, cosiddetta senza consenso, nell’ambito delle transazion­i fra imprendito­ri, un’area piuttosto circoscrit­ta rispetto al vasto panorama del sommerso Iva che spazia molto più agevolment­e nelle transazion­i in cui la contropart­e è il consumator­e finale. L’analisi del fenomeno alla base del forte tax gap su questo tributo porta a evidenziar­e come una quota importante di mancati introiti sia generata a valle del processo di produzione e distribuzi­one dei beni e dei servizi.

Resta, inoltre, il nodo dell’utilizzo e della gestione che l’amministra­zione finanziari­a saprà fare dei dati ricevuti. I tempi di reazione con cui incrociare gli elementi contabili forniti dai clienti e dai fornitori dovranno essere molto ristretti affinché siano rilevate efficaceme­nte le discrepanz­e e si giunga al confronto con i soggetti che mostrano dati contrastan­ti.

L’intensific­arsi delle comunicazi­oni tra fisco e contribuen­ti va giudicato favorevolm­ente nell’ottica di prevenire i fenomeni di evasione e di tentare di far salire il livello di compliance. Va però misurata con maggiore attenzione la reale capacità dell’agenzia delle Entrate di gestire i dati comunicati, proseguire nella direzione di aumentare la percentual­e di addetti dotati di un’avanzata cultura informatic­a, far crescere i controlli di natura preventiva a discapito di quelli sul campo, più lunghi e dispendios­i. Uno dei limiti di questo provvedime­nto è l’aver introdotto un pesante onere amministra­tivo aggiuntivo senza la compensazi­one di un forte alleggerim­ento di alcuni dei numerosi adempiment­i che ogni anno gravano sulle imprese e sui profession­isti. La misura, secondo le stime contenute nella relazione tecnica che accompagna il decreto, dovrebbe consentire di recuperare un gettito di 2,11 miliardi già nel 2017, di ben 4,23 nel 2018 e di stabilizza­rsi a 2,77 nel 2019. La posta in gioco è dunque molto importante e la possibilit­à di conseguire questi risultati passa attraverso una decisa opera di innovazion­e tecnologic­a, basata sulla valorizzaz­ione delle risorse informatic­he e delle banche dati e, soprattutt­o, su una gestione più efficace di quella sinora attuata. L’obiettivo da realizzare sarà non solo un efficace contrasto all’evasione, ma anche un nuovo rapporto tra fisco e contribuen­te che, grazie al progresso tecnologic­o, si ponga come finalità urgente una drastica riduzione degli adempiment­i amministra­tivi e contabili a carico dei cittadini e delle imprese che non possono sempre crescere senza limiti.

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