Merkel: no all’Europa dei club esclusivi
Weidmann replica a Trump: accuse assurde sull’euro - Al G20 Germania contro il protezionismo
pIl cancelliere tedesco Angela Merkel precisa il significato di una sua dichiarazione dell’altra sera a Malta, quando aveva affermato che si può discutere di un’Europa a diverse velocità, dicendo che « non ci possono essere club esclusivi all’interno dell’Unione europea » . Il cancelliere, che è sempre stata a favore di maggior integrazione, aveva parlato della possibilità di una dichiarazione congiunta dei 27 a Roma, in coincidenza con le celebrazione del 60esimo anniversario del Trattato europeo, in cui si prendesse un impegno a procedere anche a velocità diverse, come di fatto è avvenuto negli ultimi anni con diversi progetti, come l’Unione monetaria e Schengen.
Ma ieri a Varsavia, dopo un incontro con il primo ministro polacco Beata Szydlo, ha risposto alla sollecitazione della Polonia per una revisione dei Trattati per il ritorno di alcuni poteri agli Stati nazionali, sostenendo che «dobbiamo procedere con molta cautela» sull’idea di metter mano ai Trattati e che non si vede dove si possa fare marcia indietro sull’integrazione. «Serve una meta comune», ha detto la signora Merkel, che ha intrapreso uno sforzo di ricompattare l’Europa a fronte delle sfide poste da Brexit e dalle posizioni del nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump e dai suoi più stretti collaboratori. Proprio l’uscita della Gran Bretagna, tradizionalmente alleata, e la messa in discussione della Nato da parte di Trump, con la rinnovata minaccia russa, oltre a stretti rapporti economici e commerciali con la Germania, hanno indotto Varsavia a un riavvicinamento a Berlino. Persino il leader del partito di maggioranza, Jaroslaw Kaczynski, in passato uno dei critici più aspri del cancelliere, si è spinto ieri a offrirle il suo “endorsement” per la campagna per le elezioni tedesche del prossimo settembre. Per la prima volta, un sondaggio ha indicato i socialdemocratici della Spd, ora guidati da Martin Schulz, davanti all’unione democristiana Cdu/Csu del cancelliere. Il premier Szydlo ha sostenuto che «Polonia e Germania hanno un ruolo da giocare assieme nel cambiare l’Unione europea».
La signora Merkel, dal canto suo, come aveva fatto la settimana scorsa in occasione della visita in Turchia, ha neppure troppo velatamente criticato la tendenze autoritarie del Governo polacco, ricordando Solidarnosc e sottolineando l’importanza del pluralismo e di un potere giudiziario e media indipendenti. Con un gesto inconsueto, ha incontrato anche i leader dell’opposizione.
Il tasto più delicato per Berlino resta comunque il rapporto con l’America di Trump. Il cancelliere si è detta incoraggiata dalle recenti dichiarazioni del presidente e dei segretari di Stato e della Difesa di sostegno alla Nato, in contrasto con affermazioni fatte da Trump in campagna elettorale e dopo la sua elezione. E ha insistito sulla necessità di buone relazioni con gli Stati Uniti «sulla base dei valori comuni». Ma il rapporto con gli Usa è un nervo scoperto anche per l’establishment economico e finanziario: l’economia tedesca si sente minacciata dalle tendenze protezionistiche della nuova amministrazione Usa. E ieri Governo, sindacati e Bdi, la Confidnustria tedesca, hanno emesso una dichiarazione congiunta in cui si impegna la presidenza tedesca del G-20 a combattere il protezionismo. Sulla stessa linea il presidente dell’associazione degli esportatori, Bga, Anton Boerner. Come più importante esportatore del mondo, con un largo surplus commerciale con gli Stati Uniti, la Germania teme ogni possibile barriera che venga imposta al libero scambio. Nella polemica innescata la scorsa settimana dal consigliere di Trump, Peter Navarro, secondo cui la Germania manipola il cambio dell’euro a fini commerciali, si è inserito il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, che in un discorso a Magonza ha definito questa posizione « assurda » , sostenendo che le cause del dollaro forte vanno cercate anzi tutto negli Stati Uniti e negli annunci di politica economica della nuova amministrazione. Le tendenze protezionistiche del nuovo Governo americano sono «molto preoccupanti», ha detto Weidmann, il quale ha anche criticato i Governi europei, come quello italiano, che hanno usato il risparmio nella spesa per interessi per aumentare la spesa pubblica. Infine, ha ribadito che la politica monetaria accomodante della Banca centrale europea deve finire non appena l’inflazione raggiungerà l’obiettivo.