Il disgelo tra Varsavia e Berlino
Jaroslaw Kaczynski ha scelto per la Polonia la distensione con la Germania e quindi con l’Unione europea. Il grande capo della destra populista polacca non ha particolare simpatia per Angela Merkel e anche nell’incontro di ieri a Varsavia - dicono i testimoni - ha nascosto a fatica un certo disagio.
Kaczynski si dichiara invece in «totale sintonia» con la nuova amministrazione americana, il leader polacco apprezza il decisionismo, la forza autoritaria di Donald Trump, il conservatorismo, la volontà di sbarazzarsi delle élite progressiste. Ma Trump alla Casa Bianca rappresenta anche un’incognita per la Polonia. Il nuovo presidente americano ha rassicurato gli alleati della Nato ma continua con insistenza a flirtare con la Russia di Vladimir Putin. Kaczynski se l’è presa con la Germania in ogni comizio della campagna elettorale che ha riportato Diritto e Giustizia al governo alla fine del 2015, ma di fronte al «nemico» russo anche le critiche alla Germania possono svanire. Mentre chi si allea con il «nemico russo», anche se si chiama Trump, finisce per sollevare qualche dubbio.
Kaczynski ha dunque deciso di ingoiare gli attacchi di Bruxelles e di Angela Merkel per la deriva autoritaria e antidemocratica della Polonia. Ha messo da parte la questione dei migranti che allontana Varsavia dai principi fondanti dell’Europa, è passato sopra le divergenze sulla politica energetica continentale. Ha invece accolto con favore la linea tedesca per mantenere le sanzioni alla Russia e ha stretto la mano alla cancelliera.
L’interscambio della Polonia con la Germania vale quasi 100 miliardi di euro all’anno: il 28% dell’import-export polacco complessivo, più di quanto mettano assieme i successivi cinque partner commerciali di Varsavia. La Polonia è inoltre il Paese che riceve più fondi europei in assoluto: circa 100 miliardi di euro tra il 2014 e il 2020.
Di fronte a questi numeri anche lo schivo Kaczynski è stato costretto ad abbozzare un sorriso, per interesse nazionale.