Sud, un cambio di visione
Primo via libera alla Camera: rafforzato il credito d’imposta con innalzamento fino al 45% per le piccole imprese Spesa pubblica ordinaria in continuo calo: ok a una quota sulla base della popolazione
Di questi tempi in cui le “exit”, vanno di moda, dalla Gran Bretagna alle promesse del Front Nationale in Francia, un buon se- gnale è che da noi ci si preoccupi di far riavvicinare il Sud ai destini economici italiani e continentali.
pUno dei paradossi delle politiche per il Mezzogiorno, l’impiego di risorse straordinarie per sostituire di fatto quelle ordinarie, viene a sorpresa rimesso in discussione dal governo. Un emendamento parlamentare al decreto Mezzogiorno, riformulato dall’esecutivo e approvato ieri alla Camera, impone ora un monitoraggio per accertare indebiti travasi che alla fine rendono meno efficace la spesa pubblica aggiuntiva al Sud (fondi Ue e Fondo sviluppo coesione).
Entro il prossimo 30 giugno un decreto del presidente del Consiglio definirà le modalità con cui effettuare il monitoraggio sulla spesa erogata. In pratica, a partire dalla prossima legge di bilancio,le amministrazioni centrali dovranno ri- spettare l’obiettivo di destinare agli interventiinAbruzzo,Molise,Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna un volume complessivoannualedistanziamentiordinari in conto capitale proporzionale alla popolazione di riferimento o conforme ad altro criterio che sarà stabilito da Palazzo Chigi. Il ministero per la coesione territoriale presenterà annualmente alle Camere una relazione sui risultati.
Intervenendo ieri in audizione alla commissione Politiche Ue del Senato, il ministro per la coesione Claudio De Vincenti ha riassunto così il problema della mancata addizionalità e l’obiettivo dell'emendamento: «La possibilità che alcune amministrazioni in situazioni di ristrettezze di bilancio implicitamente adottino un criterio di sostituzione della spesa ordinaria deve essere scongiurata. Le risorse ordinarie vanno orientate al rispetto dell’ equità territoriale, le risorse della politica di coesione hanno invece la funzione di garantire la copertura del divario ancora esisten- te». Le risorse straordinarie o aggiuntive che dir si voglia, ha ricordato De Vincenti, prevedono una differenziazione a favore del Mezzogiorno: 70% per i fondi Ue, 80% per il Fondo sviluppo e coesione.
Ma l’efficacia dell’emendamento sarà tutta da provare. Il monitoraggio riguarderà solo i ministeri e non il sistema pubblico allargato, che avrebbe incluso anche aziende come Fs che negli anni hanno diminuito gli investimenti al Sud. Non sono poi previste sanzioni. E i criteri per fissare l’equa ripartizione per ora appaiono molto larghi. Soprattutto se si pensa qual era il punto di partenza. Con la nuova programmazione di Ciampi e Barca, alla fine degli anni 90, fu fissato un obiettivo minimo del 45% di spesa in conto capitale al Sud. Target progressivamente disatteso, cancellato dal secondo governo Berlusconi e poi non più ripristinato. Oggi, sulla base degli ultimi Conti pubblici territoriali, ci si attesta intorno al 37%. È dal 2004 - rileva Banca d’Italia nel rapporto sulle economie regionali - che la spesa in conto capitale in termini reali ha iniziato a ridursi nel Mezzogiorno. Il 2015 segna un’inversione di tendenza, ma solo grazie alla rincorsa per chiudere le spese di fondi europei del ciclo iniziato nel 2007. Con il risultato paradossale che l’effetto di sostituzione di risorse aggiuntiverispettoalleordinariesienfatizza proprio nel 2015. «Perché - commenta Gianfranco Viesti, docente di economia all’Università di Bari - è che, mentre c’è questo aumento, c’è una contrazione delle ordinarie per gli investimenti pubblici. Si passa da 10 miliardi di spesa della Pa in conto capitale al Sud nel 2008-2010, a poco più di 5 miliardi oggi. Nel frattempo il Fondo sviluppo e coesione è sceso da circa 4 miliardi di spesa annua 2008-2010 a 1,4 miliardi nel 2014/2015».
Il decreto Mezzogiorno, approvato ieri in Aula alla Camera, passa ora al Senato. Tra le altre misure, contiene il rafforzamento del credito d’imposta per investimenti al Sud, che viene innalzato fino al 45% nel caso di piccole imprese (si veda Il Sole 24 Ore del 1° febbraio).
SPESA IN CONTO CAPITALE Dal vecchio obiettivo del 45% si è scesi al 37% Monitoraggio del governo per evitare l’uso improprio di fondi Ue e Fsc
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