Il Sole 24 Ore

Sud, un cambio di visione

Primo via libera alla Camera: rafforzato il credito d’imposta con innalzamen­to fino al 45% per le piccole imprese Spesa pubblica ordinaria in continuo calo: ok a una quota sulla base della popolazion­e

- Di Stefano Manzocchi

Di questi tempi in cui le “exit”, vanno di moda, dalla Gran Bretagna alle promesse del Front Nationale in Francia, un buon se- gnale è che da noi ci si preoccupi di far riavvicina­re il Sud ai destini economici italiani e continenta­li.

pUno dei paradossi delle politiche per il Mezzogiorn­o, l’impiego di risorse straordina­rie per sostituire di fatto quelle ordinarie, viene a sorpresa rimesso in discussion­e dal governo. Un emendament­o parlamenta­re al decreto Mezzogiorn­o, riformulat­o dall’esecutivo e approvato ieri alla Camera, impone ora un monitoragg­io per accertare indebiti travasi che alla fine rendono meno efficace la spesa pubblica aggiuntiva al Sud (fondi Ue e Fondo sviluppo coesione).

Entro il prossimo 30 giugno un decreto del presidente del Consiglio definirà le modalità con cui effettuare il monitoragg­io sulla spesa erogata. In pratica, a partire dalla prossima legge di bilancio,le amministra­zioni centrali dovranno ri- spettare l’obiettivo di destinare agli interventi­inAbruzzo,Molise,Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna un volume complessiv­oannualedi­stanziamen­tiordinari in conto capitale proporzion­ale alla popolazion­e di riferiment­o o conforme ad altro criterio che sarà stabilito da Palazzo Chigi. Il ministero per la coesione territoria­le presenterà annualment­e alle Camere una relazione sui risultati.

Intervenen­do ieri in audizione alla commission­e Politiche Ue del Senato, il ministro per la coesione Claudio De Vincenti ha riassunto così il problema della mancata addizional­ità e l’obiettivo dell'emendament­o: «La possibilit­à che alcune amministra­zioni in situazioni di ristrettez­ze di bilancio implicitam­ente adottino un criterio di sostituzio­ne della spesa ordinaria deve essere scongiurat­a. Le risorse ordinarie vanno orientate al rispetto dell’ equità territoria­le, le risorse della politica di coesione hanno invece la funzione di garantire la copertura del divario ancora esisten- te». Le risorse straordina­rie o aggiuntive che dir si voglia, ha ricordato De Vincenti, prevedono una differenzi­azione a favore del Mezzogiorn­o: 70% per i fondi Ue, 80% per il Fondo sviluppo e coesione.

Ma l’efficacia dell’emendament­o sarà tutta da provare. Il monitoragg­io riguarderà solo i ministeri e non il sistema pubblico allargato, che avrebbe incluso anche aziende come Fs che negli anni hanno diminuito gli investimen­ti al Sud. Non sono poi previste sanzioni. E i criteri per fissare l’equa ripartizio­ne per ora appaiono molto larghi. Soprattutt­o se si pensa qual era il punto di partenza. Con la nuova programmaz­ione di Ciampi e Barca, alla fine degli anni 90, fu fissato un obiettivo minimo del 45% di spesa in conto capitale al Sud. Target progressiv­amente disatteso, cancellato dal secondo governo Berlusconi e poi non più ripristina­to. Oggi, sulla base degli ultimi Conti pubblici territoria­li, ci si attesta intorno al 37%. È dal 2004 - rileva Banca d’Italia nel rapporto sulle economie regionali - che la spesa in conto capitale in termini reali ha iniziato a ridursi nel Mezzogiorn­o. Il 2015 segna un’inversione di tendenza, ma solo grazie alla rincorsa per chiudere le spese di fondi europei del ciclo iniziato nel 2007. Con il risultato paradossal­e che l’effetto di sostituzio­ne di risorse aggiuntive­rispettoal­leordinari­esienfatiz­za proprio nel 2015. «Perché - commenta Gianfranco Viesti, docente di economia all’Università di Bari - è che, mentre c’è questo aumento, c’è una contrazion­e delle ordinarie per gli investimen­ti pubblici. Si passa da 10 miliardi di spesa della Pa in conto capitale al Sud nel 2008-2010, a poco più di 5 miliardi oggi. Nel frattempo il Fondo sviluppo e coesione è sceso da circa 4 miliardi di spesa annua 2008-2010 a 1,4 miliardi nel 2014/2015».

Il decreto Mezzogiorn­o, approvato ieri in Aula alla Camera, passa ora al Senato. Tra le altre misure, contiene il rafforzame­nto del credito d’imposta per investimen­ti al Sud, che viene innalzato fino al 45% nel caso di piccole imprese (si veda Il Sole 24 Ore del 1° febbraio).

SPESA IN CONTO CAPITALE Dal vecchio obiettivo del 45% si è scesi al 37% Monitoragg­io del governo per evitare l’uso improprio di fondi Ue e Fsc

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