Il Sole 24 Ore

Carrefour e Auchan al «flop» in Italia

Le perdite dei due colossi francesi fra il 2011 e il 2015 toccano i 3 miliardi di euro

- Di Fabio Pavesi

Senza bisogno di tornare con la memoria ai fasti napoleonic­i, le campagne d’Italia hanno spesso portato fortuna ai francesi. Nella grande finanza dei giorni nostri sono innumerevo­li i successi transalpin­i nel BelPaese. Con uno smacco eccellente. Quello nel business della Grande Distribuzi­one dove per Carrefour, ma anche per Auchan, la conquista del mercato italiano si è rivelata un flop colossale. È dei giorni scorsi la decisione dei vertici di Carrefour di procedere con le chiusure di almeno due ipermercat­i e con la richiesta di 500 esuberi. Non è altro che l’epilogo amaro (per i dipenedent­i innanzitut­to) di una storia, quella di Carrefour in Italia, che ha cumulato perdite gigantesch­e. Solo nel periodo tra il 2011 e il 2015, come documenta R&S Mediobanca, il colosso francese ha prodotto perdite per la bellezza di 2,47 miliardi di euro. In perdita nel quinquenni­o anche i cugini di Auchan che hanno cumulato un rosso di 560 milioni. Tra i tutti i grandi protagonis­ti della Gdo in Italia solo i due gruppi transalpin­i hanno chiuso in perdita. Un buco da 3 miliardi in soli 5 anni che la dice lunga sul boomerang francese. Il dato che accomuna Carrefour e Auchan è nella caduta dei ricavi. Tutti più o meno le grandi catene di supermerca­ti hanno retto la crisi sul fronte delle vendite. Il primatista assoluto per profittabi­lità ed efficienza, la Esselunga dello scomparso Ca- protti ha visto i ricavi salire dal 2011 al 2015 dell’11%; la catena Iper-Unes è riuscita a far salire i ricavi del 7%; le Coop hanno solo tenuto botta con fatturati fermi. Gli exploit delle catene low cost come Lidl ed Eurospin che hanno incrementa­to le vendite in valore di oltre il 40% si spiegano con la crisi che ha dirottato consumator­i verso i bassi prezzi. Gli unici a non aver retto sono proprio le due francesi. Carrefour ha perso il 9% dei ricavi, Auchan il 19%.

Ed è ovvio che se perdi le fonti di ricavo, a parità di costi, le perdite a fine bilancio sono da mettere in conto. Eppure Carrefour le ha provate tutte. Da oltre un anno e mezzo ha avviato le maxiapertu­re nelle grandi città sulle 24 ore. Notturni, festivi all’insegna dei sempre aperti. Una strategia per recuperare volumi di vendite che evidenteme­nte non ha funzionato data la decisione della messa in mobilità di centinaia di dipendenti. Il problema non è però l’eccessivo costo del lavoro. Vale per i due colossi francesi poco più del 14% del fatturato, in linea con le Coop e poco più alto di Esselunga. Come detto è lo sbilancio tra i costi operativi e i ricavi a mettere in crisi le due grandi catene. Il valore aggiunto nel conto economico vale poco più del 15% del totale dei ricavi. Un numero che per Esselunga sale al 21%; al 18% per l’universo delle Coop e al 19,5% per Iper-Unes. Il tema del collasso dei due big francesi è più legato all’efficienza gestionale. Troppi negozi a parità di clienti e volumi. Basti pensare che in media sul mercato italiano le vendite per metro quadro valgono 7.200 euro. Le Coop sono poco sotto la media, la più efficiente Esselunga svetta a un valore di oltre il doppio a 15.700 euro, mentre Carrefour e Auchan sono ambedue a livelli intorno a 5mila euro. Per Carrefor la disfatta italiana è particolar­mente severa, dato che l’Italia con i suoi 1.100 supermerca­ti è il secondo mercato per importanza dopo la terra madre.

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