Il Sole 24 Ore

UniCredit, cedole dal 2017 Mustier: «Il piano procede»

Nel 2016 ricavi a 18,8 miliardi e perdite per 11,8 - Il Cet1 con l’aumento salirà all’11,1% Conferma i target e staccherà la cedola il prossimo anno - La partita Npl

- Marco Ferrando

Se ancora c’era qualche dubbio sulle proporzion­i delle pulizie imbastite da Jean Pierre Mustier nei conti di UniCredit, è stato fugato ieri con uno dei dati forniti dopo l’approvazio­ne dei conti 2016 da parte del board. È il Cet1 ratio al 31 dicembre scorso, cioè dopo le svalutazio­ni ma prima ancora dell’aumento da 13 miliardi: 7,54%, contro il 10,82% del 30 settembre e ben al di sotto della soglia minima prevista dalla Bce in ambito Srep, cioè l’8,75%. La situazione era nota ed è transitori­a, visto che l’aumento - peraltro apprezzato dal mercato - è coperto da garanzia e dunque i 13 miliardi entreranno senz’altro nelle casse di Piazza Gae Aulenti entro il 10 marzo, riportando così il Cet1 di UniCredit all’11,15%. Approderà poi al 12% quando saranno contabiliz­zati gli effetti delle cessioni di Pioneer e Pekao, mentre a fine pianodovre­bbe attestarsi al 12,5%.

Certo, però, il crollo pur temporaneo del capitale di vigilanza dà un’idea puntuale di quanto sia radicale il trattament­oMustier. Che dal punto di vista del patrimonio, come si diceva, ha previsto prima l’abbattimen­to e poi la ricostituz­ione, mentre sul conto economico vede i 13,5 miliardi di perdite sul quarto trimestre, che portano - come anticipato la settimana scorsa - il rosso del 2016 a 11,8 miliardi.

Proprio il periodo ottobredic­embre è stato quello in cui si sono concentrat­e le voci straordina­rie, tra svalutazio­ni e costi di ristruttur­azione: a metà dicembre, alla presentazi­one del piano i ndustriale Transform 2019, Mustier ne aveva preannunci­ati per 12,2 miliardi, ora invece sono saliti a quota 13,2.

Un miliardo di oneri in più dovuto in larga parte alla svalutazio­ne di Atlante (oltre 500 milioni sui 686 versati a fine dicembre), alla Dta e alle due quote extra dei fondi obbligator­i per il salvataggi­o delle good banks.

Tutto in nome di un piano di cui la banca sta già incassando «dei risultati significat­ivi in termini di efficienza operativa», ha spiegato ieri Mustier agli analisti in conference call. Tanto è vero, ha assicurato, che i target sono tutti confermati: a partire da quello di tornare a distribuir­e dividendi a partire dall’esercizio 2017, con un payout ratio del 20-50%. Obiettivi che il manager punta a centrare con la ripresa dei ricavi ma soprattutt­o con il taglio del costo del rischio: con i 12,2 miliardi di rettifiche sui crediti nel 2016, tre volte superiori al 2015, Mustier ha inteso cautelarsi anche dalla probabile evoluzione futura del portafogli­o crediti, dunque d’ora in avanti la strada sarà in discesa. E qui si colloca anche ilprogetto Fino, con la dismission­e di 17,7 miliardi di Npl lordi a favore di un veicolo che vedrà la maggioranz­a in mano a Pimco e Fortress; la banca non ha comunicato i valori a cui saranno ceduti alla newco, ma in base alle stime de Il Sole sulle due operazioni contabiliz­zate nel quarto trimestre 2016 (oltre a Fino c’è stata un’altra dismission­e da circa un miliardo di Npl lordi), le sofferenze si sarebbero “mosse” intorno al 15% del valore nominale. Sta di fatto che al primo gennaio UniCredit poteva vantare un tasso di copertura sulle offerenze resdidue pari al 65,6% e al 44,6% sui crediti unlikely to pay, i vecchi incagli.

Dal punto di vista dell’attività, nel 2016 i ricavi sono stati pari a 18,8 miliardi, sostanzial­mente stabili (-0,3%) sul 2015. È sceso del 5,6% il contributo del margine d’interesse (10,3 miliardi) e si sono ridotte dell’1,1% le commission­i (5,4 miliardi),mentre è cresciuto del 40% il trading (2 miliardi). Le aree: la banca commercial­e italiana ha chiuso il 2016 con una perdita di 582 milioni, il Centro Est Europa ha registrato un utile netto di 1,4 miliardi nel 2016 (+104,7% annuo) grazie soprattutt­o ai contributi di Turchia (378 milioni di profitti, +18,8% annuo), Repubblica Ceca (223 milioni, +6,7%), Bulgaria ( 182 milioni, + 5,8%) e Ungheria (173 milioni, +40,6%). La divisione Cib ha chiuso il 2016 con ricavi in crescita del 7% a 4,3 miliardi e un utile in calo del 14,4% a 1,2 miliardi.

«Abbiamo intrapreso numerose azioni incisive per superare le eredità negative del passato e le criticità operative in mo- do da assicurare il successo futuro del gruppo», ha detto ieri Mustier. Un messaggio, il suo, che continua ad accompagna­re l’aumento avviato lunedì. Per la terza seduta consecutiv­a, ieri le azioni UniCredit hanno chiuso in rialzo (+1,37%), a conferma di un elevato interesse da parte del mercato. Tra i soci, ieri è emersa la conferma, pur informale, delle intenzioni di Fondazione Crt di sottoscriv­ere pro quota. Lo stesso neo presidente, Giovanni Quaglia, la scorsa settimana aveva chiarito che gli organi della fondazione avevano già stabilito di impegnarsi fino a un massimo pari alla quota attuale, attorno al 2%: la percentual­e ora potrebbe scendere di qualche decimale, tenendo conto del bond convertibi­le del 2009. Anche il Consiglio di indirizzo e di programmaz­ione della Fondazione Cassamarca di Treviso ha deciso di sostenere, «per quanto possibile e in sintonia con le scelte delle altre Fondazioni azioniste», il piano di rilancio di UniCredit, riposizion­ando la propria quota partecipat­iva allo 0,10%, meno della metà dello 0,22% posseduto ante aumento.

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