La Consulta: «La legge elettorale non ostacoli maggioranze omogenee, ballottaggio lesivo» Renzi: voto subito o congresso a giugno
Depositate le motivazioni della sentenza - Sulle pluricandidature serve una regola «più adeguata» del sorteggio La Consulta: il ballottaggio dell’Italicum comprime troppo rappresentatività ed eguaglianza del voto
«Le modalità di attribuzione del premio attraverso il turno di ballottaggio determinano una lesione»: lo scrive la Corte costituzionale nelle motivazioni con cui ha parzialmente bocciato l’Italicum. Il Pd verso la direzione. Renzi; voto subito o congresso a giugno.
Il ballottaggio dell’Italicum bocciato perché« lesivo della rappresentatività e della eguaglianza del voto» in presenza di due Camere con rapporto fiduciario con il governo e in assenza dell’elezione diretta della carica monocratica (ossia sindaco, presidente del Consiglio, Capo dello Stato). Quanto ai due sistemi elettorali rimasti in piedi dopo due distinti interventi della Corte costituzionale (sul Porcellum nel gennaio 2014 e sull’Italicum nel 2017), emerge la necessità di «non ostacolare maggioranze omogenee» tra le due Camere.
Se la sentenza sull’Italicum, nella parte che ha “salvato” il premio di maggioranza per la lista che superi il 40% della Camera, era stata interpretata il 15 gennaio come un obiettivo assist a Matteo Renzi e alla sua ambizione di rappresentare la vocazione maggioritaria del Pd, una prima rapida lettura delle motivazioni della sentenza stessa rese pubbliche nella serata dii e risembra andare nella direzione di un“r allentamento” della corsa al voto con le leggi elettorali di Camera e Senato così come sono. Ma a ben vedere non è esattamente così, perché il richiamo all’ omogenizzazione dei due sistemi è piuttosto soft .« Inta lec ontesto-scrivono i giudici-la Costituzione, se non impone al legislatore di introdurre per i due rami del Parlamento sistemi elettorali identici, tuttavia esige che, al fine di non compromettere il corretto funzionamento della forma di governo parlamentare , i sistemi adottati, pur se differenti, non devono ostacolare all’esito delle elezioni la formazione di maggioranze parlamentari omogenee». Stop. Non ci sono indicazioni di interventi su specifici aspetti non omogenei come il fatto che alla Camera il premio di maggioranza è attribuito alla lista e non alla coalizione e al Senato il sistema di soglie di sbarramento incentiva invece la formazione di coalizioni. Né il fatto che alla Camera la selezione degli eletti avviene tramite capilista bloccati e preferenze per gli altri candidati in lista mentre al Senato c’è solo la preferenza. Insomma, i giudici lasciano di fatto al Parlamento scelta di come intervenire. «Si conferma una sentenza molto equilibrata-è il giudizio del costituzionalista Francesco Clementi, già “saggio” del governo Letta -. Estremamente attenta a rispettare l’ ampia discrezionalità del legislatore, facendo salvi alcuni punti chiave– come il premi oche, volendo, potrebbe avere anche una soglia inferiore al 40% – per favorire all’esito delle elezioni la formazione di maggioranze parlamentari omogenee. La Corte, insomma, con tutta chiarezza pren- de atto dell’esito del referendum 2016 e fa saltare il ballottaggio proprio perché inevitabilmente irragionevole di fronte alla “posizione paritaria” tra le due Camere, determinando, appunto “una sproporzionata divaricazione tra la composizione di un delle due Assemblee ”». E ancora :« Di certo rimane chiaro, co mela Corte scrive, che il turno di ballottaggio fra liste in sé, in astratto considerato, non è da risultare costituzionalmente illegittimo. Lasciando così questo strumento comunque a disposizione delle forze politiche. Un fatto in sé, almeno a mio avviso, positivo, e sul quale riflettere». Va infine segnalato lo sdoganamento (ci si conceda il termine poco giuridico) dei famigerati capilista bloccati, promossi in base all’articolo 49 sui partiti. Spiega Stefano Ceccanti, costituzionalista delPd :« Il sì ai capilista bloccati si fonda sulla responsabilità dei partiti nel selezionare la classe dirigente contro la facile retorica che negli ultimi anni ha identificato nella preferenza il massimo del potere di scelta degli elettori quando invece esso rappresenta soprattutto un rapporto di forza tra correnti e lobbies». Ora la parola passa al Parlamento, e ai partiti. E ieri la commissione Affari costituzionali della Camera ha avviato ufficialmente l’iter.
CANTIERE AL VIA Parte ufficialmente in Commissione Affari costituzionali alla Camera l’iter della legge elettorale, relatore il presidente Mazziotti