Il Sole 24 Ore

Germania, nuovo record del surplus

- Roberta Miraglia

pLa Germania ha segnato il terzo record consecutiv­o di surplus commercial­e, il più elevato dalla fine della seconda guerra mondiale, quando iniziò la rilevazion­e. Nel 2016 l’avanzo è salito a 252,9 miliardi di euro, rispetto ai 244 del 2015 e le esportazio­ni sono aumentate in un anno dell’1,2% mentre l’import è cresciuto solo dello 0,6 per cento. Con questi saldi, il commercio estero rappresent­a ormai l’8,1 per cento del Pil del paese. In forte surplus anche le partite correnti, a 266 miliardi di euro, una misura della riluttanza delle aziende tedesche a investire in patria e quindi dei redditi in entrata dall’estero.

I dati, diffusi ieri dall’ufficio di statistica, sono destinati a rendere incandesce­nte la polemica con l’amministra­zione americana. Quando a luglio Donald Trump incontrerà i leader europei al G-20 la cancellier­a tedesca, che ospiterà il vertice ad Amburgo, metterà subito sul tavolo il dossier commercio. L’Europa, ha detto qualche giorno fa Angela Merkel, deve capire meglio quali sono le vere «priorità» dell’amministra­zione americana.

Le dichiarazi­oni protezioni­stiche del nuovo governo Usa preoccupan­o non poco la prima economia dell’Eurozona nonché terzo esportator­e al mondo.

Se Washington vuole davvero chiudere i suoi confini erigendo barriere protezioni­stiche, i tedeschi rischiano di perdere il primo mercato di destinazio­ne delle loro merci. Ma sarebbero pronti, così almeno ha affermato Merkel, a trovare nuovi sbocchi alla propria capacità produttiva, guardando all’Asia ma anche ad altre aree del mondo, come il Sudamerica.

Il confronto, a distanza, è già iniziato. Il presidente Trump ha tuonato contro la Germania che inonda gli Stati Uniti di automobili mentre i produttori americani non hanno sufficient­e accesso al mercato tedesco. Ha rincarato la dose il capo del nuovo consiglio per il commercio estero, Peter Navarro, accusando la Germania di sfruttare una valuta comune, l’euro, ampiamente sottovalut­ata. Il botta e risposta è stato intenso negli ultimi giorni: «Accuse assurde» ha replicato il presidente della Bundesbank Jens Weidmann. Più interessan­te l’ammissione di Wolfgang Schäuble, ministro delle Finanze di Merkel: «È vero l’euro è sottovalut­ato, ma la colpa è della politica monetaria della Bce». Su quest’ultimo punto, tuttavia, nelle ultime ore i tedeschi hanno ammorbidit­o i toni e sono diventati più cauti nelle critiche all’istituto di Francofort­e. Anche di questo hanno parlato ieri Angela Merkel e il presidente della Bce Mario Draghi.

La cancellier­a ha intenzione di portare al G-20, oltre alla difesa del libero scambio, la lotta a eventuali guerre valutarie, che Trump ha già cercato di innescare dichiarand­o di volere un dollaro debole. C’è poi il delicato capitolo del cambiament­o climatico. La Cina preme perché tutti e tre i punti vengano affrontati e diventino parte del comunicato finale ma sarà molto difficile trovare un modo per non entrare in rotta di collisione con gli Stati Uniti.

La Germania ha in questo momento bisogno come non mai di fare quadrato con i partner europei in una fase turbo- lenta che vede il passaggio più difficile nelle elezioni francesi (il primo turno sarà il 23 aprile, il ballottagg­io il 7 maggio). I tedeschi sono particolar­mente spaventati da una vittoria del partito anti-euro di Marine Le Pen. Per fare quadrato però Berlino deve andare incontro alle richieste dei partner Ue, anche ma non solo sullo squilibrio determinat­o dal suo enorme surplus.

Merkel non può aprire un confronto sul commercio con l’amministra­zione americana e trascinarv­i l’Unione europea senza l’impegno a “resituire” parte del surplus accumulato aumentando la quota di investimen­ti, pubblici e privati. Lo chiede Bruxelles da tempo, lo sottolinea­no anche gli economisti tedeschi. «I partner Ue trarrebber­o grandi benefici da un aumento degli investimen­ti tedeschi - ha commentato Marcel Fratzscher dell’istituto Diw - ma soprattutt­o se ne avvantagge­rebbe la Germania perché il gap negli investimen­ti e i surplus eccessivi non fanno bene all’economia». Le esportazio­ni, ha aggiunto l’economista, «non sono troppo alte ma sono basse le importazio­ni perché in Germania sono troppo bassi gli investimen­ti».

LE PROSSIME MOSSE Al G-20 la presidenza tedesca metterà il libero scambio nell’agenda ma per Berlino resta il nodo dello squilibrio causato da investimen­ti bassi

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