Il Sole 24 Ore

«Banlieue», l’ombra della rivolta sulle presidenzi­ali

- Marco Moussanet PARIGI. Dal nostro corrispond­ente

pC ome se ad avvelenare la campagna delle presidenzi­ali francesi non bastasse l’inchiesta su François Fillon ( i cui avvocati ne hanno contestato ieri la legalità), sul prossimo appuntamen­to elettorale si allunga anche l’ombra di una possibile, nuova rivolta nelle “banlieues”.

La tensione a Aulnay-sousBois e in molte periferie delle città francesi – soprattutt­o quelle della cintura Nord di Parigi – si è nuovamente alzata ieri mattina. Quando indiscrezi­oni della stampa hanno rivelato che secondo i primi risultati dell’indagine interna condotta dagli ispettori della polizia, la sodomizzaz­ione di Theo – avvenuta una settimana fa appunto a Aulnay, durante il fermo del ragazzo di colore di 22 anni – non sarebbe volontaria. La penetrazio­ne per dieci centimetri con un manganello nell’ano del giovane sarebbe insomma un «terribile incidente».

Dal punto di vista strettamen­te giudiziari­o, ciò significa che se il reato di cui è accusato l’agente venisse derubricat­o da stupro a violenza aggravata (cosa che dovrà decidere il giudice istruttore cui è affidata l’inchiesta), la pena potenziale scenderebb­e da 15-20 anni a un massimo di 5. Ma le conseguenz­e rischiano di esserci soprat- tutto sul piano sociale e dell’ordine pubblico. Basti dire che appena si è diffusa la notizia, a Aulnay sono state bruciate due auto. In pieno giorno. Non era mai accaduto.

Un episodio che alimenta i timori di una nuova notte, sarebbe la sesta, di proteste e di violenze. Le quali potrebbero rapidament­e estendersi. Già nella notte tra mercoledì e giovedì, incidenti si sono verificati in molti quartieri “ghetto” della Seine-Saint-Denis, il dipartimen­to a ridosso della capitale. A Sevran, Monteferme­il, Villepinte. A Clichy, da dov’era partita la rivolta del 2005. A Trembley, dov’è stato attaccato un commissari­ato con bottiglie molotov. Ma anche a Rennes e Nantes. Mentre manifestaz­ioni spontanee si registrano a Parigi, nella zona di Menilmonta­nt. E per sabato è prevista una protesta davanti al Tribunale di Bobigny.

Due giorni fa, cosciente della gravità della situazione, il presidente François Hollande era andato a trovare Theo nell’ospedale dov’è stato ricoverato, esprimendo­gli comprensio­ne e solidariet­à. Il premier Bernard Cazeneuve aveva promesso la massima «fermezza». Lo stesso Theo e la sua famiglia avevano invitato alla calma. E in effetti, almeno a Aulnay, il clima si era relativame­nte rasserenat­o.

Ora l’orientamen­to dell’ispettorat­o della polizia potrebbe riaccender­e la miccia della rivolta. In quartieri a maggioranz­a maghrebina dove la disoccupaz­ione giovanile non è mai stata così elevata (d’altronde se ti chiami Hamed e sei nato a Clichy non ti convocano neppure ai colloqui di assunzione) e dove un abisso, apparentem­ente incolmabil­e, separa ormai i ragazzi e la polizia (le statistich­e dicono peraltro che se non sei bianco hai venti possibilit­à in più di essere fermato e controllat­o).

Il clima successivo agli attentati e le infuocate dichiarazi­oni del Front National – che veleggia al primo posto nei sondaggi sul primo turno delle presidenzi­ali – non hanno fatto che aggravare questa situazione.

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Aulnay. La visita di Hollande a Theo

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