EuroMed, la crisi frena gli investitori esteri
pIl vento dell’instabilità politica soffia troppo forte anche per aree che avrebbero un potenziale enorme per attrarre investimenti. I numeri del BaroMed report di EY, presentato ieri a Roma nella prima giornata dello “Strategic growth forum”, dimostrano la difficoltà dell’area Balcani-Medio Oriente-Golfo a intercettare nuovi investitori in questa particolare fase storica, al contrario della fascia dell’Europa meridionale, in cui figura l’Italia, che nonostante il contesto mette a segno risultati confortanti.
«Nei 28 Paesi Euromed esaminati dal rapporto - spiega Donato Iacovone, Mediterranean managing partner EY - tra il 2011 e il 2015 il totale degli investimenti esteri è stato di 771 miliardi di dollari, il numero di progetti è lievemente aumentato (+0,5%) ma si è trattato di investimenti di taglia minore e il volume annuo investito nel periodo considerato è diminuito del 6 per cento».
Non mancano ovviamente le differenze tra le 5 sub regioni individuate dal rapporto - Eu-Med, Balcani e Turchia, Regione del Golfo, Medio Oriente, Nord Africa - che complessivamente espri- mono il 13,7% del Pil mondiale. I Paesi del Golfo (-35% il volume degli investimenti) hanno risentito del calo delle quotazioni del greggio che ha portato a un drastico taglio delle operazioni greenfield nel settore petrolifero. L’instabilità turca ha penalizzato tutta l’area dei Balcani (-43%), la crisi siriana ha falcidiato gli investimenti nella regione mediorientale (-57%). A compensare il risultato complessivo sono stati invece i Paesi del Nord Africa (+52%) e quelli EuMed (Italia, Spagna, Portogallo, Francia, Grecia, Cipro, Malta) con una crescita del 16 per cento.
I principali investitori nell’area sono le imprese americane, con il 22% in riferimento alle operazioni greenfield e il 28% per volume di merger and acquisitions . L’Italia fatica a giocare da protagonista nonostante la vicinanza geografica: siamo settimi nel greenfield (3,2%) e decimi per M&A (1,6%).
Oltre a monitorare il flusso di investimenti, utilizzando tra l’altro dati Dealogic, World Bank e Unctad, il rapporto EY prospetta le intenzioni di investimento basandosi su interviste a 124 manager di multinazionali e medie imprese che operano in 24 Paesi in 17 settori. Da loro arriva la conferma che l’area ritenuta più affidabile è la zona Eu-Med, che già oggi ospita il 53% dei volumi investiti. L’attrattività di questa regione, secondo il 45% degli intervistati, migliorerà nei prossimi tre anni. La sensazione è di cauto ottimismo, un terzo dei manager interpellati pianifica investimenti nell’area Euromed considerata nel suo complesso, ma per trasformare le intenzioni in investimenti chiedono ai governi di migliorare le condizioni di stabilità politica e di sicurezza. «È il primo ma non l’unico driver di sviluppo in queste regioni - commenta Iacovone -. Anche sviluppo delle infrastrutture, digitalizzazione, efficienza energetica, miglior accesso al credito, sostegno dei giovani talenti sono giudicati dagli investitori condizioni prioritarie per decidere la localizzazione dei futuri investimenti».
DIFFERENZE Il gruppo di Paesi che comprende l’Italia e quello del Nord Africa compensano in parte i cali di Balcani e Medio Oriente