Sul gasolio il fisco più caro in Europa
Le r ilevazioni dell’Unione Petrolifera per il 2016 e l’inizio del 2017 registrano rincari dopo il calo dell’anno scorso Il greggio importato è costato il 18,5% in meno ma a dicembre è iniziata la risalita
Importiamo petroliere su petroliere dall’Iraq (11,9 milioni di tonnellate), dall’Azerbaigian, dalla Russia mentre l’Italia delle procure e dei comitati Nimby fa precipitare l’utilizzo di petrolio dai giacimenti nazionali e riduce le royalty destinate all’ambiente e a finalità sociali.
C’è stato però un vantaggio sul portafoglio dei consumatori. I prezzi bassi del greggio hanno consentito di risparmiare molti soldi.
L’effetto benefico sui conti delle famiglie è durato poco. L’accordo Opec per sostenere le quotazioni del greggio ha fatto salire il costo del rifornimento.
Sono alcuni dei dati del 2016 e dell’inizio del 2017 censiti dall’Unione Petrolifera.
I prezzi in risalita
L’anno scorso il costo del greggio importato è stato assai contenuto, con una media del -18,5% rispetto al 2015. Per gran parte del 2016 il prezzo si è collocato attorno al -30% rispetto ai prezzi del 2015. Il greggio più conveniente è stato in febbraio (-42% contro il febbraio 2015). Ma negli ultimi mesi c’è stato un rincaro improvviso e prevedibile: nel dicembre scorso il prezzo è rincarato del +37,9% rispetto al dicembre 2015.
I rincari di gennaio
In media nel gennaio 2017 il prezzo della benzina è stato di circa 12 centesimi più alto rispetto al gennaio 2016; il prezzo del gasolio per autotrazione è stato di circa 16-17 centesimi più alto rispetto al gennaio 2016.
Questi sono prezzi di mercato, escluse le accise e l’Iva.
Paragone europeo
Bene i prezzi italiani del gasolio (esclusa la parte fiscale), che nel gennaio 2017 erano più bassi della media europea. La benzina invece in gennaio è stata un po’ più cara della media europea ma il divario si sta riducendo di mese in mese.
Il divario fiscale
Ciò che condanna l’Italia sul prezzo finale è il prelievo fiscale sui carburanti. Tra Iva e accise, anche a inizio 2017 il peso del Fisco in Italia risulta tra i più elevati in Europa: rappresenta il 62% del prezzo finale del gasolio (il Fisco più salato d’Europa) e il 65% del prezzo finale della benzina (Italia seconda per peso fiscale dopo l’Olanda).
Consumiamo di più in luglio
Gli italiani ogni mese consumano fra i 2,5 e i 2,9 milioni di tonnellate di carburanti fra benzina, gasolio e Gpl per motori. Il minimo si colloca fra gennaio e febbraio (2,4 milioni di tonnellate nel gennaio 2016) e il massimo dei consumi di carburanti avviene in luglio (2,8 milioni di tonnellate nel 2016).
Le importazioni
L’anno scorso l’Italia ha importato 60,8 milioni di tonnellate di petrolio e ha dovuto aumentare anche le importazioni di prodotti già raffinati, come benzina e gasolio. Sono stati comprati all’estero invece di essere raffinati in Italia 13,4 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi finiti (+23,9%).
Raffinerie poco sfruttate
Nei primi dieci mesi del 2016 le esportazioni di prodotti petroliferi, in genere raffinati negli impianti italiani, sono risalite del 6% rispetto allo stesso periodo 2015. Ma più in generale l’anno scorso lavorazioni delle raffinerie sono calate del 2,4% rispetto al 2015.
Da dove arriva il petrolio
Il primo paese fornitore è stato l’Iraq con un peso del 19,5% con 11,9 milioni di tonnellate; l’Azerbaigian (8,8 milioni di tonnellate) è il 14,6% e la Russia (6,4 milioni di tonnellate) è attorno al 10,6%. Quarta fornitrice è l’Arabia, 5,7 milioni e il 9,5% del mercato. Per tipologia di petrolio importato, spicca l’Azeri Light dell’Azerbaigian seguito dal Cpc Blend dal Kazakhstan e dal russo Ural.
RIPARTONO GLI AUMENTI Dopo i ribassi del 2016 dicembre e gennaio segnano una ripresa delle quotazioni per il greggio importato e per i carburanti sulla rete