Molti gli accordi di «prossimità»
pDall’offerta di servizi alla famiglia al sostegno all’occupabilità, all’assistenza ambulatoriale: sono numerose le aree di intervento della contrattazione sociale di prossimità, promossa per offrire un sostegno alle fasce più deboli della popolazione.
Il rapporto “per un welfare integrato e inclusivo” presentato ieri dalla Cisl e dalla Fnp, curato in collaborazione con l’università Cattolica di Milano, mette in luce i dati dell’Osservatorio sociale 2016 sulla contrattazione sociale sviluppata dal sindacato. Oltre mille accordi sono stati conclusi nel 2015 con le amministrazioni locali, quasi 5.500 dal 2011, a conferma che «questa attività non arretra anche in tempo di crisi», ha spiegato il segretario confederale della Cisl, Maurizio Bernava. La contrattazione sociale di prossimità si dimostra «capillare e capace di interessare oltre 19 milioni di persone che vivono soprattutto nei piccoli comuni», ha aggiunto Bernava, è «una presenza vicina alle persone che devono affrontare rischi sociali vecchi e nuovi in un contesto spesso segnato da isolamento e frammentarietà di risposte». Le principali aree di intervento sono quella “socio familiare” (offerta di servizi, misure socio educative), della fiscalità locale, del mercato del lavoro (sostegno all’occupabilità), socio-sanitario (assistenza ambulatoriale, offerta di servizi), rivolta a lavoratori in difficoltà, persone a rischio di esclusione, famiglie con carichi di cura verso bambini e non autosufficienti, disabili.
Il rapporto mette in luce come la contrattazione sociale e la propensione delle amministrazioni ad investire nel sociale si innestino in modo virtuoso: i Comuni coinvolti presentano mediamente valori di spesa sociale procapite più elevati (95,8 euro contro 88,4 euro degli altri comuni). Il report evidenzia anche che la spesa sociale dei comuni è stata ridotta dell’1,7% dal 2013 al 2015. «Vi è l’urgenza di strutturare nel nostro Paese un welfa-
I TEMI Le intese interessano 19 milioni di persone e prevedono servizi alle famiglie, assistenza ambulatoriale e occupabilità
re dell’inclusione sociale di largo respiro - aggiunge Bernava - definendo un terzo pilastro sociale: quello dei servizi di educazione, di cura, per il lavoro e di contrasto alla povertà, in una logica di integrazione tra sistemi, che garantisca la centralità della persona». Peraltro, l’Italia presenta una spesa per la famiglia o per affrontare l’esclusione sociale tra le più basse tra i Paesi europei (pari, rispettivamente, al 4,1% e allo 0,7% del Pil) messi a confronto da Eurostat. La Cisl sollecita «scelte coraggiose sia sul ridisegno del sistema pubblico dei servizi ed interventi di natura sociale, sia sull’orientamento verso obiettivi prioritari e condivisi del welfare contrattuale ed integrativo, sia sul ruolo e la partecipazione di un terzo settore qualificato».