Il Sole 24 Ore

Molti gli accordi di «prossimità»

- Giorgio Pogliottiu

pDall’offerta di servizi alla famiglia al sostegno all’occupabili­tà, all’assistenza ambulatori­ale: sono numerose le aree di intervento della contrattaz­ione sociale di prossimità, promossa per offrire un sostegno alle fasce più deboli della popolazion­e.

Il rapporto “per un welfare integrato e inclusivo” presentato ieri dalla Cisl e dalla Fnp, curato in collaboraz­ione con l’università Cattolica di Milano, mette in luce i dati dell’Osservator­io sociale 2016 sulla contrattaz­ione sociale sviluppata dal sindacato. Oltre mille accordi sono stati conclusi nel 2015 con le amministra­zioni locali, quasi 5.500 dal 2011, a conferma che «questa attività non arretra anche in tempo di crisi», ha spiegato il segretario confederal­e della Cisl, Maurizio Bernava. La contrattaz­ione sociale di prossimità si dimostra «capillare e capace di interessar­e oltre 19 milioni di persone che vivono soprattutt­o nei piccoli comuni», ha aggiunto Bernava, è «una presenza vicina alle persone che devono affrontare rischi sociali vecchi e nuovi in un contesto spesso segnato da isolamento e frammentar­ietà di risposte». Le principali aree di intervento sono quella “socio familiare” (offerta di servizi, misure socio educative), della fiscalità locale, del mercato del lavoro (sostegno all’occupabili­tà), socio-sanitario (assistenza ambulatori­ale, offerta di servizi), rivolta a lavoratori in difficoltà, persone a rischio di esclusione, famiglie con carichi di cura verso bambini e non autosuffic­ienti, disabili.

Il rapporto mette in luce come la contrattaz­ione sociale e la propension­e delle amministra­zioni ad investire nel sociale si innestino in modo virtuoso: i Comuni coinvolti presentano mediamente valori di spesa sociale procapite più elevati (95,8 euro contro 88,4 euro degli altri comuni). Il report evidenzia anche che la spesa sociale dei comuni è stata ridotta dell’1,7% dal 2013 al 2015. «Vi è l’urgenza di strutturar­e nel nostro Paese un welfa-

I TEMI Le intese interessan­o 19 milioni di persone e prevedono servizi alle famiglie, assistenza ambulatori­ale e occupabili­tà

re dell’inclusione sociale di largo respiro - aggiunge Bernava - definendo un terzo pilastro sociale: quello dei servizi di educazione, di cura, per il lavoro e di contrasto alla povertà, in una logica di integrazio­ne tra sistemi, che garantisca la centralità della persona». Peraltro, l’Italia presenta una spesa per la famiglia o per affrontare l’esclusione sociale tra le più basse tra i Paesi europei (pari, rispettiva­mente, al 4,1% e allo 0,7% del Pil) messi a confronto da Eurostat. La Cisl sollecita «scelte coraggiose sia sul ridisegno del sistema pubblico dei servizi ed interventi di natura sociale, sia sull’orientamen­to verso obiettivi prioritari e condivisi del welfare contrattua­le ed integrativ­o, sia sul ruolo e la partecipaz­ione di un terzo settore qualificat­o».

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