«La Stampa», festa per i 150 anni
«La Stampa» di Torino apre i festeggiamenti per i suoi 150 anni nella prima aula del Senato della Repubblica italiana, a Palazzo Madama, e li chiude al Lingotto, simbolo del cuore industriale della città. Lo fa guardando al suo presente, rappresentato da John Elkann, presidente di Itedi - la società editrice della «Stampa» e del «Secolo XIX» - e al suo immediato futuro, che porta il nome del Gruppo Editoriale L’Espresso di Carlo De Benedetti. Alla «Stampa» ha inviato il suo messaggio di augurio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, presente al Lingotto. «Punto di riferimento i mprescindibile per Torino e tutto il Nord-Ovest, il giornale si è, da subito, affermato come testata nazionale, allargando il suo sguardo alle vicende estere e al mondo economico. Oggi si osserva in particolare la sua impronta “glocal”, dove il legame tradizionale con il territorio si coniuga con una lungimirante visione dei fatti del mondo».
Gli auguri al quotidiano di Torino anche da Papa Francesco. «Auguro alla Stampa di raccontare il mondo in cui viviamo sapendone sempre descrivere la complessità, senza mai dimenticare quell’oceano di bene che ci fa guardare al futuro con speranza».
L’anima “glocal” del quotidiano torna nelle parole di Elkann: «Un giornale radicato nella città di Torino e nell’area del Nord-Ovest, ma che guarda al Paese e al mondo intero». Oggi è importante puntare al futuro, sottolinea Elkann. E per «La Stampa» il futuro è rappresentato dal Gruppo Espresso in cui il quotidiano torinese confluirà entro il 31 marzo.
Il futuro dell’editoria e la libertà di stampa aleggiano come argomenti chiave nelle ore della festa che La Stampa celebra. «Il futuro dell’editoria – ammette a margine della giornata Elkann – è indubbiamente molto complicato. Noi abbiamo dato risposte concrete con le aggregazioni come quella con il Secolo XIX che abbiamo completato e quella a cui stiamo lavorando con il Gruppo Espresso proprio per avere le condizioni per potere affrontare le sfide del futuro in maniera determinante».
I conti in ordine, ha aggiunto Elkann nel suo intervento al Lingotto, «sono l’unica vera difesa della libertà di stampa». Gli scoop di questi giorni, ha sottolineato Elkann, «testimoniano la vitalità del quotidiano».
La notizia a cui si riferisce è quella del giudizio molto severo espresso sul sindaco di Roma dall’assessore all’Urbanistica di Roma, Paolo Berdini, reso pubblico sulle pagine della «Stampa» tre giorni fa. L’ennesimo terremoto interno alla Giunta Raggi che non ha scomposto la sindaca grillina di Torino. Con perfetto aplomb istituzionale Chiara Appendino ha rivolto il suo augurio al quotidiano: «I 150 anni non sono semplicemente un traguardo, ma raccontano una radice, una identità della città. La Stampa ha rappresentato un punto di vista peculiare e ha lasciato la traccia scritta della storia della città».
Nelle parole del direttore Maurizio Molinari due delle i mmagini della mostra fotografica dedicata ai 150 anni del quotidiano, ospitata a Palazzo Madama: la fila di camion con la scritta “La Stampa” sulla fiancata che porta gli aiuti ai terremotati del Friuli e la fotografia della stretta di mano tra Primo Levi e Philip Roth. «La Stampa appartiene al territorio che ha raccontato e rappresenta una grande comunità intellettuale composta dai suoi giornalisti dai suoi lettori» dice Molinari.
Nel racconto degli ex direttori della «Stampa», i passaggi storici più importanti e l’omaggio a Carlo Casalegno il vicedirettore del quotidiano ucciso nel 1977. Un libro di Valerio Castronovo ha ricostruito i 150 anni del quotidiano torinese, «a partire da un duplice filo rosso – ha sottolineato Castronovo – la vocazione liberale con impronta laica e riformista, accanto all’opera di sensibilizzazione del quotidiano a favore dello sviluppo di un rapporto stretto tra Italia ed Europa».
Infine il francobollo emesso da Poste Italiane per ricordare i 150 anni della «Stampa», un francobollo opera d’arte, descrive il presidente di Poste Italiane Luisa Todini, omaggio al maestro Michelangelo Pistoletto che al Museo della «Stampa» ha donato una sua opera dedicata al quotidiano nato nel 1867. «Ho pensato che la Stampa ha attraversato la mia vita – racconta – mio padre aveva sempre la Stampa in mano. Sono andato indietro di 50 anni e ho ricordato un’opera realizzata nel 1966, una sfera fatta correre nelle strade di Torino. Ho messo l’intero giornale in questa sfera, scelta come simbolo di contaminazione tra arte e pubblico, tra arte e società».