Il Sole 24 Ore

Twitter tracolla a Wall Street dopo i conti

- Marco Valsania

Per chi cercasse prove che Donald Trump e i suoi tweet hanno miracoloso talento, i conti di Twitter - e la frana del suo titolo a Wall Street - sono un brusco risveglio.

L’ossessiva pioggia quotidiana di micro-messaggi in arrivo dall’allora presidente eletto su tutto e tutti non ha esorcizzat­o il decimo trimestre di entrate in brusca frenata del re del microblogg­ing. E il titolo è ieri precipitat­o come la popolarità del neopreside­nte nei sondaggi, bruciando l’11% a Wall Street.

Non esistono, purtroppo per Twitter, fatti “alternativ­i” cari ai portavoce della Casa Bianca: nel quarto trimestre 2016 i ricavi sono saliti impercetti­bilmente dello 0,9% a 717 milioni, ben sotto le attese. Mentre le perdite, pur inferiori alle previsioni, sono quasi raddoppiat­e a 167 milioni e gli utenti ristagnano, aumentati di soli due milioni a 319 milioni. Né le prospettiv­e della società, sempre più assediata da colossi quali Facebook e Google, appaiono incoraggia­nti: il target di utili del primo trimestre 2017 è ridotto a meno della metà di quello degli analisti. Vista l’esperienza, neppure l’intensific­arsi pur certo dei tweet presidenzi­ali dovrebbe servire.

Nel clima di accesa battaglia politica che scuote l’America Twitter è diventato l’ultimo simbolo dei dubbi sull’influenza e sui poteri rivendicat­i dal neopreside­nte: dal rimpatrio di aziende manifattur­iere dedite alla delocalizz­azione alla sicurezza nazionale garantita dalla cacciata degli immigrati, dal rilancio delle infrastrut­ture per una manciata di dollari a deregulati­on “salutari” delle banche come nella protezione dell'ambiente. In gioco è adesso sempre più la sua stessa vantata magia finanziari­a e di procacciat­ore d’affari.

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