Il Sole 24 Ore

TomTom vuole la guida autonoma

- G. Rus.

L’acquisizio­ne della startup tedesca Autonomos, ufficializ­zata a metà gennaio e i cui termini finanziari non sono stati resi noti, segna una svolta importante nelle strategie di TomTom. E per una ragione molto semplice. La nuova frontiera per l’azienda olandese, pioniera nel campo dei navigatori satellitar­i e delle mappe per auto, si chiama per l’appunto autonomous driving. Da elitario partner di colossi come Uber e Apple e provider di servizi di mapping e tecnologie Gps su larga scala, a fornitore di applicazio­ni avanzate per la guida autonoma: questa, in sintesi, è la grande scommessa di TomTom, e lo ha confermato di recente anche il suo fondatore e Ceo, Harold Goddijn.

Il curriculum di Autonomos, in tal senso, ha giocato un ruolo decisivo nella scelta di investimen­to della casa olandese. I suoi fondatori, accademici e studiosi di intelligen­za artificial­e e computer science, hanno dato vita alla società nel 2012 dopo aver lavorato per diversi anni in importanti pro- getti di ricerca alla Free University di Berlino nell’ambito dei sistemi di guida assistita, contribuen­do attivament­e alla realizzazi­one di veicoli self driving per la competizio­ne Darpa Grand Challenge. La startup è stata quasi completame­nte auto-finanziata dai soci, contando solo su un piccolo investimen­to di un business angel e un altrettant­o piccolo finanziame­nto ricevuto dal programma Investitio­nsbank Berlins Profit dedicato alle giovani imprese. Dalla sua vanta inoltre competenze in materia di software per il pilotaggio completame­nte automatico, sensori 3D e tecnologie per l’elaborazio­ne delle immagini digitali. TomTom ha confermato come il team di Autonomos (32 persone nel complesso) lavorerà sulle soluzioni già esistenti legati alle mappe, a cominciare dalla tecnologia di localizzaz­ione RoadDna, e si concentrer­à nel contempo sullo sviluppo di componenti di nuova generazion­e per il mercato della guida autonoma.

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