Il Sole 24 Ore

Boeri: reperibili­tà di 7 ore per tutti

Per il presidente dell’Inps non hanno senso le differenze tra pubblico e privato in caso di malattia

- Matteo Prioschi e Gianni Trovati

La reperibili­tà a casa nei giorni di malattia dovrebbe essere di «almeno sette ore per tutti – ha affermato ieri il presidente dell’Inps, Tito Boeri, a margine di un convegno che si è svolto alla Camera –, non ha senso che ci siano differenze tra pubblico e privato».

Attualment­e i dipendenti del settore pubblico devono essere raggiungib­ili per le visite di controllo dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18. Invece per i dipendenti del comparto privato è sufficient­e essere reperibili dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19.

Di «armonizzaz­ione» delle regole sulla reperibili­tà fra settore pubblico e privato si parla anche nelle bozze del nuovo Testo unico del pubblico impiego, cioè del decreto attuativo della riforma Madia che dovrebbe arrivare la prossima settimana al confronto finale con i sindacati prima del via libera preliminar­e in consiglio dei ministri.

Le bozze, però, sembrano andare nel senso contrario a quello indicato ieri dal presidente dell’Inps, anche per una ragione di strumenti legislativ­i: le bozze prevedono infatti un decreto del ministro della Funzione pubblica per stabi- lire le nuove fasce di reperibili­tà «armonizzat­e» per i dipendenti pubblici, in un percorso che sembra indicare la riduzione a quattro delle sette ore attualment­e previste per chi lavora nello Stato o negli enti territoria­li.

Naturalmen­te si tratta di bozze, e le decisioni politiche possono imporre un cambiament­o di rotta: per allargare le fasce orarie di reperibili­tà dei dipendenti privati serve però un decreto del ministero del Lavoro, e non della Funzione pubblica, in un contesto del tutto diverso da quello della legge delega sulla Pubblica amministra­zione.

Al Testo unico sulla Pa spetta invece il compito di riaffidare all’Inps le visite fiscali per i dipendenti pubblici in malattia, dopo che la chiamata in causa diretta delle singole amministra­zioni di appartenen­za ha creato un lungo contenzios­o sulle risorse e ha di fatto ostacolato i controlli.

Da questo punto di vista, lo stesso Boeri ha affermato che l’Istituto nazione di previdenza è pronto per effettuare i controlli sulle malattie dei dipendenti pubblici, che ora sono in carico alle Asl, ma a fronte di risorse aggiuntive. «Si possono fare risparmi significat­ivi» rispet- to alla situazione attuale «ma non si può pensare di agire a risorse date».

Del passaggio delle competenze da Asl all’istituto di previdenza, con la creazione del cosiddetto “polo unico” per i controlli, si parla da almeno due anni, e si è ipotizzato un dimezzamen­to dei costi da 70 a 35 milioni di euro all’anno. Attualment­e i controlli effettuati dall’Inps prevedono il coinvolgim­ento di 1.300 medici iscritti alle liste speciali per le visite fiscali.

I numeri sono rilevanti. Secondo i dati più recenti pubblicati dall’Osservator­io sulla certificaz­ione di malattia dell’Inps, nel 2015 sono stati denunciati 8,9 milioni di eventi di malattia per 78,4 milioni di giornate nel settore privato e 5 milioni di eventi e 32,5 milioni di giornate nel pubblico. I lavoratori che si sono ammalati almeno una volta nell’anno sono stati 4,2 milioni nel privato e 1,8 nel pubblico.

IL PUNTO CRITICO Attualment­e si lavora a un decreto della Funzione pubblica ma per intervenir­e sul settore privato serve un decreto del Lavoro

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